La castità, la calunnia e l’accettazione silenziosa
È il 1754. Gerardo, trovandosi a Lacedonia per offrire il suo conforto agli epidemici, è vittima di una calunnia.
Viene accusato dalla giovane Nerea Caggiano, di aver mostrato atteggiamenti equivoci nei confronti di un'altra giovane fanciulla, Nicoletta Cappucci, figlia di un amico di Gerardo.
Il santo viene presto indagato e sottoposto al giudizio di Sant'Alfonso, fondatore dell'ordine dei Redentoristi. Per punizione, viene inviato a Pagani (Sa) e affronta in questo periodo una dolorosa punizione: la lontananza dalla Comunione e dai bisognosi. A Pagani, il Rettore Maggiore gli comunica la nuova destinazione che Gerardo accoglie con eroica ubbidienza: Napoli, dove impara a modellare crocifissi e statuette dai sapienti artigiani partenopei.
Gerardo non fornisce mai ad alcuno giustificazioni riguardo la sua verità, finché la giovane calunniatrice viene presa dal rimorso e confessa tutta la verità. A Pagani il Rettore Maggiore riceva una lettera nella quale viene descritta l'infame calunnia e allora chiede a Gerardo come mai abbia taciuto anche se innocente. Gerardo risponde: "La regola impone di non scusarsi e di soffrire in silenzio la mortificazione proveniente dal Superiore".