Il ritorno a casa
È il 25 giugno del 1744.
Monsignor Claudio Albini muore a Sant'Andrea di Conza. In quell'occasione Gerardo rimane molto addolorato e dichiara di aver perso l'amico migliore a dispetto di qualsiasi altro giudizio negativo espresso sul Vescovo.
Dopo la morte del Vescovo Albini, una sera di fine giugno, Gerardo fa ritorno a Muro Lucano dove ad attenderlo ci sono i problemi della sua famiglia.
Qui, rimasto solo con la mamma, comincia a riflettere seriamente sul da farsi. Il primo pensiero corre alla vocazione religiosa, assopita durante i mesi di Lacedonia, ma alla quale non ha mai rinunciato. Perciò risale la collina, rivede la lunga fila di cipressi e il bianco Convento dei padri Cappuccini e rinnova la sua richiesta di essere accolto.
Tuttavia, lo zio Bonaventura, ancora una volta, si oppone con fermezza, e ancora per lo stesso motivo: la salute malferma. Ora più che mai. Infatti, a diciotto anni, dopo il rapido sviluppo dell'adolescenza, Gerardo è lungo, magro, ricurvo, con la faccia sbiadita.
Dopo questo ulteriore diniego al suo ingresso nell'Ordine, le ristrettezze economiche lo costringono al lavoro di sarto. Gerardo prende servizio presso la bottega di sartoria di Beniamino Mennonna, sita in Muro Lucano. Beniamino affida Gerardo a suo figlio Vito che lo guida nell'apprendere meglio il mestiere. Gerardo continua incessante le sue preghiere e i suoi digiuni.