Gennaio
1 gennaio Maria Santissima Madre di Dio
La solennità di Maria SS. Madre di Dio è la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale. Originariamente la festa rimpiazzava l'uso pagano delle "strenae" (strenne), i cui riti contrastavano con la santità delle celebrazioni cristiane. Il "Natale Sanctae Mariae" cominciò ad essere celebrato a Roma intorno al VI secolo, probabilmente in concomitanza con la dedicazione di una delle prime chiese mariane di Roma: S. Maria Antiqua al Foro romano, a sud del tempio dei Castori.
La liturgia veniva ricollegata a quella del Natale e il primo gennaio fu chiamato "in octava Nativitatis Domini": in ricordo del rito compiuto otto giorni dopo la nascita di Gesù, veniva proclamato il vangelo della circoncisione, che dava nome anch'essa alla festa che inaugurava l'anno nuovo. La recente riforma del calendario ha riportato al 1° gennaio la festa della maternità divina, che dal 1931 veniva celebrata l'11 ottobre, a ricordo del concilio di Efeso (431), che aveva sancìto solennemente una verità tanto cara al popolo cristiano: Maria è vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio.
Nestorio aveva osato dichiarare: "Dio ha dunque una madre? Allora non condanniamo la mitologia greca, che attribuisce una madre agli dèi"; S. Cirillo di Alessandria però aveva replicato: "Si dirà: la Vergine è madre della divinità? Al che noi rispondiamo: il Verbo vivente, sussistente, è stato generato dalla sostanza medesima di Dio Padre, esiste da tutta l'eternità... Ma nel tempo egli si è fatto carne, perciò si può dire che è nato da donna". Gesù, Figlio di Dio, è nato da Maria.
E’ da questa eccelsa ed esclusiva prerogativa che derivano alla Vergine tutti i titoli di onore che le attribuiamo, anche se possiamo fare tra la santità personale di Maria e la sua maternità divina una distinzione suggerita da Cristo stesso: "Una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!"" (Lc 11,27s).
In realtà, "Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù e, abbracciando con tutto l'animo e senza peso alcuno di peccato la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente" (Lumen Gentium, 56).
Sant' Almachio
Narra Teodoreto (Storia Eccl., V, 26) che un certo monaco Telemaco sarebbe venuto dall'Oriente a Roma per far cessare la crudeltà dei combattimenti dei gladiatori. Un giorno durante uno spettacolo scese in mezzo all'arena fra i combattenti, cercando di far cessare la strage, ma gli spettatori indignati lo lapidarono. L'imperatore Onorio, informato di ciò, annoverò Telemaco nel numero dei gloriosi martiri, e vietò quegli spettacoli. In alcuni codici del Martirologio Geronimiano è ricordato al 1° gennaio un martire Almachio, il quale, avendo detto: «Oggi è l'ottava del Signore: cessate dalle superstizioni degli idoli e dai sacrifici immondi», fu fatto uccidere dai gladiatori per ordine di Alipio, prefetto della città. Nonostante le diversità del nome e di alcune particolarità, tuttavia facilmente superabili, non c'è dubbio che si tratti dello stesso personaggio, la cui storia sarebbe così riferita da due fonti indipendenti. Teodoreto riporta forse la tradizione popolare orientale, mentre il Geronimiano ha usato una passio oggi perduta. Dall'accenno al prefetto Alipio, contenuto in questa, sembrerebbe che il martirio di Almachio sia avvenuto nel 391: ma ciò non concorda con la notizia di Teodoreto che parla dell'imperatore Onorio. Qualcuno perciò ha pensato di spiegare il contrasto supponendo che Alipio fosse stato una seconda volta prefetto sotto Onorio o che l'imperatore, ricordando il sacrificio di Almachio, si fosse deciso a sopprimere i giochi dei gladiatori. Questi, infatti, erano ancora in uso nel 403, poiché Prudenzio supplicava l'imperatore di sopprimerli (Contra Symmachum, II, 1414-1429), e soltanto dopo il 410 i giochi cessarono del tutto. Anche la diversità del nome nelle due fonti ha fatto dubitare dell'esistenza storica del martire, ma le obiezioni addotte non sembrano perentorie; non mancano buone ragioni per ritenere con il Martirologio Geronimiano che il vero nome del santo fosse Almachio.
Beato Andrea Gomez Saez
Andrés Gómez Sáez nacque a Bicorp in provincia di Valenza il 7 maggio 1894 e fu battezzato il giorno dopo. Emise i voti religiosi a Carabanchel Alto (Madrid) il 28 luglio 1914 e ricevette l'ordinazione sacerdotale a Orense il 9 settembre 1925. Esercitò il sacro ministero a Baracaldo, La Coruña e Santander, dove lo sorprese la rivoluzione del 1936. Si nascose per non venire incarcerato, ma il 1° gennaio del 1937 fu denunciato come sacerdote ai miliziani, che lo arrestarono e lo fucilarono. Beatificato il 28 ottobre 2007.
Beata Beatrice di Amptenhausen
La Beata Beatrice è una monaca vissuta tra i secoli XI e XII a Amptenhausen o Amthause, vicino a Stein sul fiume Reno, nel distretto di Engen e diocesi di Colonia. Anche e su di lei non sappiamo nulla, negli Annales Hirsaugiensis di Giovanni Tritemio si dice solo che morì il giorno 1 gennaio 1111, e che negli ultimi momenti della sua vita fu assistita dall’abate Theodgar von S. Georgen, che procedette alla sepoltura del suo corpo, come un tesoro prezioso nella chiesa di san Giorgio del monastero che aveva fondato agli inizia del secolo XII. A livello locale la beata Beatrice monaca era ricordata e festeggiata nel giorno 1 gennaio.
Beato Bernardo
Il beato Bernardo de Fontaines era il tredicesimo abate del monastero cistercense di Fountains, in Inghilterra. Alla morte di Pietro de Pontigny abate di Cîteaux fu chiamato a succedergli. L’importante monastero cistercense era stato fondato, nel 1098, da san Roberto di Molesmes, insieme con altri ventun monaci. Ma il suo governo del monastero durò poco, circa un anno e mezzo, dal settembre del 1184 all’inizio del 1186. La data della sua morte si ritiene sia stata il giorno 1 gennaio 1186. Il suo corpo fu composto e sepolto con tutte le venerate spoglie degli abati del monastero. Nei menologi cistercensi è ricordato il giorno 1 gennaio.
San Bonfiglio Monaldi
Padre e guida del gruppo laico e poi Priore della nascente comunità dei Servi di Maria. Viene raffigurato con la colomba bianca che si posa sulla sua spalla destra, per indicare quei doni dello Spirito Santo di cui ciascuno dei Sette era adornato, maggiormente manifestato in lui per il suo carisma di Padre del primo gruppo e della comunità poi. Morì, secondo la tradizione, il 1° gennaio 1262. Benedetto XIII il 30 luglio 1725 confermò il suo culto, poi Leone XIII lo ha canonizzato insieme agli altri 6 Fondatori il 15 gennaio 1888. L’ultima edizione del Martirologio Romano prima del Concilio Vaticano II ricordava San Bonfiglio Confessore al 1° gennaio. Oggi la festa comune dei Sette Fondatori è al 17 febbraio nella forma ordinaria del rito romano ed il 12 dello stesso mese nella forma extraordinaria.
2 gennaio San Basilio Magno
Nato intorno al 330 in Cappadocia, a Cesarea, oggi la città turca di Kaysery, Basilio proveniva da una famiglia dalla profonda spiritualità. Oltre ai genitori anche tre dei suoi nove fratelli sono annoverati tra i santi. Prima di essere vescovo nella sua terra natale, aveva vissuto in Palestina e Egitto. Vi era stato attratto dal richiamo del deserto e della vita monastica. Fu in solitudine che, insieme con Gregorio di Nazianzo conosciuto durante gli studi ad Atene, elaborò la regola per i monaci basiliani, che sarà imitata anche in Occidente. Visse appena 49 anni ma la sua intensa e profonda attività di predicatore gli valsero il titolo di «Magno». Ricevette l'ordinazione sacerdotale verso il 364 da Eusebio di Cesarea cui successe sulla cattedra vescovile nel 370. Durante il servizio episcopale si impegnò attivamente contro l'eresia ariana. Morì l'1 gennaio 379 a Cesarea dove fu sepolto. Tra le sue opere dottrinali si ricorda soprattutto il celebre trattato teologico sullo Spirito Santo. (Avvenire)
Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno
Basilio nacque intorno al 330 a Cesarea di Cappadocia. Compiuti gli studi inferiori in patria, andò a perfezionarsi prima a Costantinopoli, poi ad Atene, dove ebbe per compagno Gregorio di Nazianzo. Ritornato in patria, si dedicò alla vita ascetica. Costruì un monastero e compose 2 regole: una più estesa, l'altra più breve. Per questo è considerato l'organizzatore della vita monastica in Asia Minore. Presto, però, il suo vescovo lo volle come collaboratore e alla sua morte, nel 370, venne chiamato a succedergli. Basilio prese molto sul serio il suo ufficio di vescovo di Cesarea e primate della Cappadocia. Anzitutto sul piano dottrinale diede un contributo decisivo alla precisazione del dogma trinitario e alla definizione della divinità dello Spirito Santo. Intervenne poi nella vita della Chiesa denunciando gli abusi e adoperandosi per far eleggere vescovi degni del proprio ruolo. Lottò poi contro la miseria ed organizzò istituzioni di beneficenza aperte a tutti. Il figlio di una eminente e facoltosa famiglia divenne così difensore e padre dei poveri. Uomo di cultura, Basilio aiutò i cristiani a superare la sfiducia verso l'eredità greco-latina. Nel Trattato ai giovani difese l'esigenza di una buona formazione classica come presupposto dello studio della Bibbia e della teologia. Dottore della Chiesa, Basilio è una delle più belle figure di cristiano, monaco e vescovo.
Insieme a lui, la Chiesa ricorda oggi Gregorio di Nazianzo, a Basilio legato da amicizia, dall'amore allo studio, dalla dignità episcopale. Fu vescovo di Sásima, di Costantinopoli e di Nazianzo. Poco dotato per il governo, Gregorio ebbe sensibilità poetica che mise al servizio della riflessione teologica. Viene chiamato "il teologo" per il profondo senso del mistero di Dio.
San Gregorio Nazianzeno
Condivise con l’amico Basilio la formazione culturale e il fervore mistico. Fu eletto patriarca di Costantinopoli nel 381. Temperamento di teologo e uomo di governo, rivelò nelle sue opere oratorie e poetiche l’intelligenza e l’esperienza del Cristo vivente e operante nei santi misteri. (Mess. Rom.)
Sant' Adalardo di Corbie
È nominato in vari martirologi, ma non nel Martirologio Romano; gli Acta Sanctorum riportano una sua vita in forma di panegirico scritta da s. Ratberto Pascasio, e un'altra, che vorrebbe essere più fedele alla realtà storica, opera di s. Gerardo abate. Nato a Huyse, nei pressi di Audenard, intorno al 753 e allevato a corte fino a vent'anni, disgustato dai vizi dell'ambiente Adalardo si ritirò nel monastero di Corbie con le mansioni di monaco giardiniere. Per evitare distrazioni nella sua vita meditativa si trasferì in incognito nell'abbazia di Mon-tecassino, ma dopo due anni le pressioni di Carlo Magno, di cui era cugino, lo costrinsero a tornare a Gorbie, dove divenne abate. Ebbe alcuni incarichi politici : nell'809 partecipò al Sinodo di Aqui-sgrana e ad una ambasceria, con esito negativo, presso papa Leone III per fare approvare l'aggiunta del Villoque nel Simbolo. Alla morte di Pipino il Giovane, di cui era ministro, divenne tutore di Bernardo, re d'Italia, e quando questi, nell'817, si oppose a Ludovico il Pio, succeduto a Carlo Magno, venne ritenuto complice della rivolta e relegato nell'abbazia di S. Filiberto nell'isola di Héri, alla foce della Loira (Noirmoutier). Anche suo fratello Wala, e le sorelle Gondrada e Teodrada subirono la relegazione. Durante l'esilio consigliò al suo sostituto a Corbie, Adalardo II, di dedicarsi alla evangelizzazione dei Sassoni, fondando un priorato a Héthis che, al suo ritorno (822), venne trasportato a Hoexter, dando origine all'abbazia di Korvay (Nouvelle-Corbie). Fu uno degli ispiratori della Dieta di Attigny (822); per la sua eloquenza e la sua cultura, di cui diede prova scrivendo il Livres des statuts; il De ordine palatii, perduto (cf. A. Molier, Sources de l'histoire de France, I, p. 236); il De ratione lunae paschalis, perduto; le Admonitiones in congregatone (in Mabillon, Acta, V, p. 308), fu detto « l'Agostino dell'epoca ». Ma ebbe anche una grande umiltà e non tralasciò di occuparsi con sollecitudine della santificazione dei suoi monaci. Morì a Gorbie il 2 genn. 827, giorno in cui oggi viene festeggiato, e gli succedette come abate il fratello Wala. Le sue reliquie, scoperte miracolosamente, operarono diverse guarigioni, soprattutto di paralitici e sordomuti. Per la frequenza dei miracoli, papa Giovanni XIX nel 1026 ordinò l'esumazione dei suoi resti e la loro solenne traslazione (10 ott. 1040), equivalenti, secondo le leggi canoniche del tempo, alla canonizzazione ufficiale. Gran parte delle sue reliquie, dopo varie peregrinazioni, riposa dal 1827 nella casa dei Gesuiti a Saint-Acheul.
Sant' Airaldo di Saint-Jean-de-Maurienne
La vallata francese della Maurienne (nome solitamente italianizzato come Moriana) è comunemente nota quale “berceu de la Maison de Savoia”, cioè “culla della Casa di Savoia”, come esplicato dalle iscrizioni della segnaletica autostradale. Questa contea fu infatti il primo possedimento di Umberto Biancamano, capostipite sabaudo, le cui spoglie ancora oggi riposano nella cattedrale del capoluogo della vallata, Saint-Jean-de-Maurienne. Nient’affatto casuale è il nome di tale città, legato ad alcune venerate reliquie ivi custodite del precursore di Gesù, qui trasportate su interessamento della vergine Santa Tigre, originaria della vallata savoiarda. L’antico borgo di Maurienne assunse così il nome di Saint-Jean-de-Maurienne e la città fu promossa dal re burgundo San Gontrano al rango di vescovado nel VI secolo, divenendo la vera capitale di quello che fu in seguito il primo feudo sabaudo. La cattedrale, oltre a divenire custodia delle reliquie del Battista, come già detto fu alcuni secoli dopo la prima necropoli che accolse le spoglie degli esponenti di Casa Savoia. Sulla cattedra episcopale di Maurienne secondo la tradizione sedettero nel corso dei secoli ben cinque santi: “Saint Felmase”, forse prima evangelizzatore della vallata nel IV secolo, “Saint Æconius” (581-602), primo vescovo insiediato dal re Gontrano, Sant’Emiliano, martire dei saraceni tra il 736 ed il 738? – 916, Sant’Odilardo (o Edolardo), ucciso dai Saraceni nel 916 con l’arcivescovo di Embrun San Benedetto, ed infine Sant’Airaldo nell’XII secolo, oggi festeggiato. Ayrald fu inizialmente monaco certosino, sino a divenire priore della certosa di Portes, nel territorio della diocesi di Belley. Nel 1132, alla morte del vescovo Amedeo, appartenente alla nobile famiglia dei Baroni del Faucigny, Airaldo fu chiamato a succedergli alla cattedra episcopale di Maurienne. Come ricorda il Martyrologium Romanum nel commemorarlo in data odierna, sia da monaco che da vescovo il santo unì sempre alla prudenza ed all’incoraggiamento del pastore l’austerità e le abitudini proprie dei certosini. Costantemente dedito allo studio ed alla meditazione, specie sulla passione di Gesù, nell’iconografia certosina è infatti rappresentato con il libro in mano, simbolo di saggezza, dinnanzi al crocefisso. Esercitò santamente il suo ministero sino al giorno della sua morte, avvenuta in un anno imprecisato collocabile tra il 1146 ed il 1160. Il suo culto fu poi confermato dalla Santa Sede. Gli succedette Louis de La Palud quale nuovo vescovo di Maurienne. Oggi questa antica diocesi e stata accorpata a quelle vicine di Tarantaise e Chambery, raggruppando così sotto l’autorità di un unico vescovo le Chiese dell’odierno dipartimento francese della Savoia.
Santi Argeo, Narciso e Marcellino
Santi ARGEO, NARCISSO e MARCELLINO, martiri. Floro, seguendo i codici del Martirologio Geronimiano, al 2 gennaio ricorda i tre fratelli Argeo, Narcisso e Marcellino martiri a Tomi. Marcellino, cui è dato l'appellativo di puer, reclutato tra gli arcieri al tempo di Licinio, essendo cristiano non volle prestare servizio militare e, dopo essere stato duramente battuto e aver trascorso qualche tempo in carcere, fu gettato in mare. Adone aggiunge che Argeo e Narcisso furono decapitati e inoltre che il corpo di Marcellino, gettato sul litorale, ebbe pia sepoltura. Il Galesino, senza specificare la fonte, attesta che Argeo e Narcisso furono arrestati mentre rendevano visita al fratello in prigione. La nota di Floro, con le aggiunte di Adone, è però inesatta, anche perché nel Geronimiano, ai primi di gennaio, le notizie sono molto confuse. In effetti nel Geronimiano i tre fratelli sono celebrati il 3 gennaio, mentre la determinazione topografica di Floro, «Tomis in Ponto», è da riferirsi ai mm. Stratone, Macrobio e Marciano ricordati il 2 gennaio, e le vicende del reclutamento e della morte di Marcellino sono da connettersi con Teogene, martire di Cizico. Per determinare dunque il luogo ove i martiri furono uccisi e il giorno esatto della loro festa si deve tenere presente che nel Geronimiano al l° gennaio si legge: «Romae Via Appia coronae et milites XXX». La nota, emendata, si presenta così: «Romae, via Appia, miliario XXX, Corano territorio», ed essa appartiene ai ss. Argeo, Narcisso e Marcellino che, nella passio di san Marciano prete, risultano essere stati decapitati presso Cori. I loro corpi riposarono colà fino a quando papa Leone IV li portò, assieme ad altri, a Roma nella basilica dei SS. Quattro Coronati, come si legge nella iscrizione bipartita sulla parete sinistra della chiesa. Si ritiene quindi che Argeo, Narcisso e Marcellino siano da identificarsi con i martiri di Cori.
3 gennaio Santissimo Nome di Gesù
È nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che vive ogni respiro della propria esistenza un cristiano. Lo si esprime con un gesto semplice ma potente, il segno della Croce, che è un modo per mostrare la scelta di portare nel mondo il messaggio di Gesù, morto e risorto. E nel nome di Gesù le prime comunità cristiane trovarono la loro radice, perché proprio la loro fede in una persona le distingueva e ne definiva l'identità. Per questo la devozione per il nome di Gesù, autentica "formula" per la santità, ha sempre accompagnato la storia della Chiesa, raggiungendo il proprio apice tra il XIV e il XV secolo quando san Bernardino da Siena realizzò il trigramma con le lettere IHS (prime tre lettere del nome di Gesù in greco), all'interno di un sole con 12 raggi su sfondo azzurro. Grazie a questo santo il culto si diffuse fino a entrare nel calendario liturgico. Nel 1530 Papa Clemente VII autorizzò l'Ordine francescano a recitare l'Ufficio del Santissimo Nome di Gesù. Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio la memoria facoltativa nel Calendario Romano.
Sant' Antero
(Papa dal 21/11/235 al 03/01/236)
Di origini greche, è stato Papa per soli 40 giorni. Viene martirizzato nel 236 sotto l'imperatore Massimino Trace per aver fatto raccogliere gli Atti dei martiri negli archivi della Chiesa di Roma perché non andassero dispersi. E’ stato il primo Papa sepolto nelle catacombe di Callisto.
Santa Bertilia
Santa Bertilia (Bertille o Bertilla) è una reclusa vissuta nel sec. VII. Poche sono le notizie che riguardano questa santa. Si ritiene fosse una donna molto pia e caritatevole di origine franca, figlia di Ricomero e di Gertrude, signori degli Atrebati. Dopo la morte del marito, il nobile Gutlando, forse un signore dell’Alvernia, essendo senza figli decise di distribuire tutti i suoi beni ai poveri della Chiesa, trattenendo solo una modesta abitazione e vivendo in continua preghiera. Bertilia decise di vivere la propria vita da reclusa a Marœuil-lex-Arras, nella regione dell’Alta Francia, accanto alla chiesa di Sant’Amando, che aveva fatto costruire in suo onore dopo aver venduto tutte le sue proprietà. La tradizione vuole che durante una grave siccità, la santa Bertilla dopo aver pregato con i contadini, percosse il suolo con il suo bastone e fece sgorgare una fonte d’acqua. Sappiamo che alla sua morte, avvenuta verso la fine del secolo VIII, (687 o 697) Bertilia è stata sepolta nella chiesa di Sant’Amando. In merito alle sulle sue reliquie, sappiamo che nel 1081 c’è stata la loro elevazione e nel 1288 la traslazione nel 1288. Le sue reliquie della santa furono oggetto di culto grazie ai tanti miracoli che avvennero sulla sua tomba. La festa per santa Bertilia è stata fissata nel giorno 3 gennaio.
San Blimondo
San Blimondo (Gogo, Gogus, Blitmondo, Blitmund, Blidmundus, Blimond, Blimont, Blimundus, Blithmundus, Blithumund o Blitmond) è stato un abate vissuto tra i secoli VI e VII. Blitmondo nacque verso la fine del VI secolo nel Delfinato in Francia, sulle rive del fiume Isère, in una famiglia nobile. Fin da giovane si trasferì nel nord della Francia a Leuconay lungo il fiume Somme per vivere come eremita. Verso il 611 nella zona costruì una cappella con annesse due celle. Durante questo periodo la tradizione riporta che aveva risuscitato un impiccato, miracolo grazie al quale si diffuse la sua reputazione di taumaturgo e di sant'uomo. Con il passare del tempo molti studenti spirituali si radunarono intorno a San Blimondo che li inviò a vivere in un vicino monastero. Colpito da paralisi per ragioni inspiegabili, Blimondo perse l'uso delle gambe e intorno all’anno 615 fu guarito miracolosamente da questa paralisi dall'amico e maestro spirituale San Valerio. Una volta guarito seguì San Valerio nel monastero a Leuconoe o Leuconaus-en-Vimeu, attuale Saint-Valéry-sur-Somme, e a lui, nel 622, succedette nel governo dell’abbazia. Quando intorno all’anno 623, il monastero fu distrutto dai pagani locali, Blimondo e la sua comunità si recarono nel monastero di Bobbio nel monastero fondato da San Colombano e vi rimasero fino alla morte dell’abate Attala, avvenuta nel 627. Subito dopo san Blimondo, decise di ritornare alla sua abbazia a Leuconoe, dove per un anno visse quale eremita e due anni dopo con l’aiuto di Clotario II e del vescovo di Amiens riuscì a ricostruire una nuova l’abbazia che l’intitolò a San Valerio. L’abbazia divenne un importante luogo di culto, pellegrinaggio, pietà e cultura, da dove partì l’evangelizzazione di tutta la regione. San Blimondo morì il giorno 3 gennaio 650. La vita di San Blimondo è stata riportata nei testi “Vita Athalae” scritto da Giona di Bobbio e nella “Vita Walarici abbatis Leuconaensis” compilata da un anonimo nel sex. XI. Le sue reliquie erano conservate nell’abbazia di Saint-Valery-sur-Somme, dopo la loro ricognizione del 1651 sono state traslate a Saint-Blimont, nella regione dell’Alta Francia, dove è stato indicato quale patrono della comunità. La festa e il ricordo per San Blimondo nella diocesi di Amiens il 3 gennaio, giorno in cui ricorre l’anniversario dalla sua morte. A St-Valéry e a St-Blimont si festeggia la traslazione delle sue reliquie nel giorno 31 agosto.
San Ciriaco Elia Chavara
Kuriakose (Ciriaco) Chavara nacque nello Stato del Kerala, in India, il 10 febbraio 1805. Entrò in seminario nel 1818 e fu ordinato sacerdote nel 1829. Fu cofondatore e primo Priore Generale dei Carmelitani di Maria Immacolata, aggiungendo al nome di Battesimo quello di Elias (Elia): pose le fondamenta della prima casa della Congregazione a Mannanam nel 1831 ed emise i voti religiosi nel 1855. Nel 1866 fondò un monastero per una comunità di Terziarie Carmelitane, che diede origine alle Suore della Madre del Carmelo. Per tutta la vita lavorò per il rinnovamento spirituale e l’unità della Chiesa siro-malabarese. Uomo di gran spirito di preghiera, fu pieno di zelo per il Signore nell'Eucaristia e particolarmente devoto della Vergine Immacolata. Morì a Koonammavu nel 1871. Beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II l’8 febbraio 1984, è stato canonizzato da papa Francesco il 23 novembre 2014. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa di San Giuseppe a Mannanam, annessa alla prima casa della congregazione dei Carmelitani di Maria Immacolata. La sua memoria liturgica cade il 3 gennaio, giorno della sua nascita al Cielo.
San Daniele di Padova
Diacono, forse, della Chiesa padovana, fu martirizzato probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano, al principio del sec. IV. Secondo le leggende, diffusesi in quella circostanza o poco dopo, e il cui nucleo essenziale sembra sicuro, il martire sarebbe apparso ad un cieco della Tuscia invitandolo a chiedere la grazia della vista nell'oratorio di san Prosdocimo a Padova, là ov'era la sua tomba, del tutto ignorata. Alla guarigione miracolosa seguirono diligenti ricerche, che portarono alla scoperta di un'arca marmorea. Il martire vi giaceva così com'era stato ucciso: il corpo, disteso supino sopra una tavola di legno e coperto da una lastra di marmo, era trapassato da molti lunghi chiodi. Un'iscrizione diceva: Hic corpus Danielis martyris et levitae quiescit. Il vescovo Ulderico, presente a quella prima ricognizione, fece trasportare il 3 gennaio 1076 l'arca nella nuova cattedrale di santa Maria, entro le mura della città e, per placare le opposizioni dei monaci di santa Giustina e degli abitanti del luogo, fece erigere un oratorio dedicato a san Daniele nel luogo ove ora è l'omonima chiesa parrocchiale. La salma del martire, dall'altare maggiore della vecchia cattedrale, nel 1592 fu traslata nel sottocoro della nuova. (Avvenire)
4 gennaio Sant' Abruncolo
Martirologio Romano: A Clermont-Ferrand nella regione dell’Aquitania, in Francia, sant’Abruncolo, vescovo, che, inizialmente a capo della Chiesa di Langres, fuggendo di notte a causa della minaccia dei Burgundi, passò in Alvernia e si stabilì nella sede che fu di san Sidonio Apollinare. Il Martirologio Romano inserisce due volte lo stesso Sant'Abruncolo di Langres, una volta al 4 gennaio e una al 14 maggio. >> Vai alla scheda di Sant'Abruncolo di Langres
Sant’ Aed
Áed Dub mac Colmáin o Áed (h) di Kildare è santo, un ex re di Leinster, divenuto vescovo di Kildare, vissuto nel VII secolo. Sant’Áed è il terzo vescovo Kildare, la diocesi eretta agli inizi del Vi secolo. Nell’ipotetica lista dei vescovi della diocesi succede a San Conlaedo, ma tra i due sicuramente c’erano altri vescovi, visto, che la moderna storiografia li distanzia di quasi un secolo. Sulle vicende biografiche di Sant’Áed sappiamo ben poco. Solo gli “Annali dell’Ustler” compilati dall’amanuense Ruaidhri Ó Luinín, sull’isola di Belle e gli “Annali dei quattro maestri”, ovvero la cronaca medievale della storia d’Irlanda, compilati nel monastero francescano della contea di Donegal, ricordano questo monarca, che una volta abbandonata la corona di re, attraverso le dimissioni, si fece monaco, divenne abate e poi fu nominato vescovo di Kildare. E’ Colgan che ci racconta che Sant’Áed ha rassegnato le dimissioni al trono di Leinster nel 591, anche se in realtà la data esatta è il 592, entrando poi nel grande monastero di Kildare, dove servì Dio, quale monaco per molti anni. Divenuto abate del monastero, fu nominato anche vescovo di Kildare. Il suo episcopato durò circa per nove anni, dal 630 al 639. Secondo la cronologia corretta degli “Annali dell’Ulster”, Sant’Áed morì nel 639, diversamente da altri testi dove si parla che sia deceduto nel giorno 10 maggio 638. Sotto il nome di Aidus, una forma latinizzata di Áed, il suo nome si trova in diversi martirologi. Sant’Áed non deve essere confuso con Áed Finn, re di Ossory , noto come "il chierico", suo contemporaneo, che anche lui si è dimesso dal trono di Ossory per una cella monastica. Sant’Áed viene ricordato nel giorno della sua festa, il 4 gennaio.
Sant' Angela da Foligno
Dopo essersi recata ad Assisi ed aver avuto esperienze mistiche avviò un'intensa attività apostolica per aiutare il prossimo e soprattutto i suoi concittadini affetti da lebbra. Una volta morti marito e figli diede tutti i suoi averi ai poveri ed entrò nel Terz'Ordine Francescano: da quel momento visse in modo cristocentrico, ovvero tramite l'amore giunge all'identica mistica con Cristo. Per i suoi scritti assai profondi è stata chiamata "maestra di teologia". Il 3 aprile 1701 furono concessi Messa ed Ufficio propri in onore della Beata. Infine il 9 ottobre 2013 Papa Francesco, accogliendo la relazione del Prefeto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha iscritto Angela da Foligno nel catalogo dei Santi, estendendone il Culto liturgico alla Chiesa Universale.
Beata Chiara de Ugarte
Monaca nel monastero mercedario di Gesù e Maria ad Orozco (Spagna), la Beata Chiara de Ugarte era dotata del dono della contemplazione e dopo una vita trascorsa accumulando tanti meriti andò nella patria del paradiso.
L’Ordine la festeggia il 4 gennaio.
San Cisinando
Discepolo di San Bernardo di Chiaravalle fu inviato in Portogallo a predicare e a propagare l’ordine dei cistercensi.
Beata Cristiana da Santa Croce (Oringa Menabuoi)
Battezzata con il nome di Oringa nacque a Santa Croce sull'Arno tra il 1237 e il 1240 in una famiglia di umili condizioni. Fin dall'infanzia cominciò a manifestare interesse verso la vita religiosa e la preghiera, che curava con particolare dedizione mentre era sola per badare alle pecore. Preferì dedicarsi al Signore e non volle sposarsi nonostante le pressioni dei familiari. Trasferita a Lucca si procurava vitto e vesti servendo come domestica. Nel 1265 intraprese un pellegrinaggio al santuario di San Michele al Gargano e a Roma aveva fatto voto di visitare i corpi dei martiri fino alla morte. Fu in questo periodo che venne chiamata con il nome di Cristiana. Ad Assisi il Signore le mostrò in visione la fondazione di una casa religiosa nel suo paese natio. Ottenuta una costruzione dal Comune, il 24 dicembre 1279 vi si rinchiuse con alcune compagne, dando inizio al monastero di Santa Maria Novella, posto dalla fondatrice sotto la regola di sant'Agostino e canonicamente riconosciuto nel 1296. Colpita da grave infermità, Cristiana morì il 4 gennaio 1310. (Avvenire)
5 gennaio Beato Alacrino
Il Beato Alacrino era un priore dell’abbazia cistercense di Casamari. Di lui non sappiamo nulla. Si dice fosse legato ai Papi Innocenzo III e Onorio III e che fu consacrato vescovo. Anche se non è soggetto di alcun culto, il beato Alacrino veniva ricordato il 5 gennaio, sia dallo storico Chrysostomo Henriques nel suo “Menologium cisterciense notationibus illustratum” che nel “Kalendarium Cisterciense”.
Sant' Amata (Amma Talida) della Tebaide
Palladio (morto prima del 431) narra di aver visto ad Antinoe in Egitto dodici monasteri femminili e di avervi incontrato parecchie religiose di eccezionale virtù. Tra esse ricorda Amata o Amma Talida, abbadessa di uno di quei monasteri, quando era ormai ottantenne, circondata dall'affetto e dalla venerazione di sessanta monache, che le ubbidivano con animo veramente filiale. Di lei Palladio sottolinea in particolare l'eccezionale castità conservata illibatissima per così lunghi anni e diventata in lei come una seconda natura, al punto da consentirle di trattare con serena familiarità persone d'altro sesso. Nei cataloghi del De Natalibus, del Canisio e del Ferrari, come negli Acta Sanctorum, è ricordata col titolo di santa al 5 gennaio; la sua memoria manca invece nel Martirologio romano.
Sant' Amelia
Questa santa, di cui non si sa praticamente nulla della vita, appartiene ad un numeroso gruppo di martiri cristiani, uccisi a Gerona, città della Catalogna, in Spagna, durante il IV secolo. La notizia è riportata in un antico Breviario di Gerona che pone questo lungo elenco di martiri all'epoca della persecuzione di Diocleziano (243-313). Nel 1336 il vescovo di Gerona, Arnau de Camprodón, scoprì le reliquie dei martiri e dedicò ad essi un altare nella cattedrale cittadina, poi nei secoli questi martiri, elencati in una lunga lista dal «Martirologio Geronimiano», sono stati celebrati a gruppi in date diverse, di alcuni di essi il suddetto Martirologio e altri documenti e iscrizioni lapidarie riportano i nomi con qualche piccola aggiunta; è il caso dei martiri Germano, Giusturo, Paolino e Sicio, con festa al 31 maggio, Paolino e Sicio sarebbero antiocheni, mentre Germano, Giusturo e tutti gli altri dell'elenco sembrano essere africani. Il solo nome della martire Amelia, riportato nel lungo elenco dei martiri per la fede, morti a Gerona, ma inquadrati nella grande carneficina che infuriò nell'impero romano, durante la persecuzione di Diocleziano, non ci permette di sapere altro. (Avvenire)
Sant' Astolfo
Astolfo il nome latino è ‘Uistulfus’ ed è ricordato il 5 gennaio dal ‘Martirologio Geronimiano’ come vescovo di Magonza, città della Germania, sede vescovile dell’VIII secolo che divenne il centro ecclesiastico di tutta la Germania. Di lui si sa che fu monaco a Wissemburg ed ebbe molti contatti con la celebre abbazia di Fulda, sede nel Medioevo di una importante scuola monastica. Dalle poche notizie che si sanno, si rileva che Astolfo fu vescovo di Magonza e che durante il suo episcopato nell’814, ordinò sacerdote il celebre monaco benedettino Rabano Mauro (784-856), autore dell’opera enciclopedica “De Universo”. S. Astolfo morì a Magonza il 28 gennaio 826.
San Carlo di SantAndrea (Joannes Andreas Houben)
Joannes Andreas Houben nacque l11 dicembre 1821 a Munstergeleen, villaggio dei Paesi Bassi. Durante il servizio militare sentì parlare della Congregazione della Passione, fondata in Italia nel XVI secolo da san Paolo della Croce, da poco approdata nel suo Paese. Ottenuto il congedo, fu ammesso per il noviziato nel convento di Ere, in Belgio, dove assunse il nome di fratel Carlo di SantAndrea. Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1850, fu inviato in Inghilterra, dove si adoperò per gli immigrati cattolici irlandesi e per lunità tra i cristiani. Sette anni più tardi venne mandato al convento di Mount Argus, presso Dublino. La sua fama di uomo virtuoso, dedito al bene delle anime, lo seguì anche in quella destinazione: molti, specie malati, andavano da lui per un consiglio, per confessarsi o per ricevere la sua benedizione, che otteneva guarigioni singolari. Padre Carlo non lasciò quel convento che per un breve periodo: morì in quel luogo, dopo dodici anni di malattia, il 5 gennaio 1893. Famoso già in vita come il santo di Mount Argus, è stato beatificato il 16 ottobre 1988 da san Giovanni Paolo II e canonizzato il 3 giugno 2007 da Benedetto XVI. I suoi resti mortali sono venerati nel Ritiro passionista di Mount Argus, dedicato a San Paolo della Croce, a Dublino.
San Convoione
Nacque a Comblessac nel 788 da nobile famiglia (il padre si chiamava Conone) e, entrato nello stato sacerdotale, godette ben presto della stima del vescovo di Vannes, che lo nominò suo arcidiacono. Tuttavia, il suo animo anelava a una vita più austera e ritirata; nell'832 insieme con altri cinque sacerdoti rinunziò all'incarico e si trasferì a Rodon (oggi Redon), località posta alla confluenza della Vilaine e dell'Oult, sempre nella diocesi di Vannes, donatagli dal nobile Ratvili (da non confondere con l'omonimo vescovo di Alet). Non mancarono le difficoltà, soprattutto per la scelta delle regole: dapprima Convoione propendeva per il sistema monastico celtico, ma poi, seguendo il consiglio di Gerfredo, un pio eremita uscito dal monastero di San Mauro sulla Loira, scelse la regola benedettina. Convoione incontrò altri ostacoli nell'opposizione dell'imperatore Ludovico il Pio che non intendeva concedergli il riconoscimento della fondazione. Tuttavia, Nomenoe, un funzionario imperiale che era suo amico, riuscì a ottenere nell'834 il riconoscimento per il monastero denominato di San Salvatore. Nel frattempo, il numero dei discepoli era andato crescendo. Per una questione attinente ad alcuni vescovi bretoni, accusati di simonia, Convoione si recò a Roma da papa Leone IV, ma la sua missione non ebbe gran successo; ritornò tuttavia con alcune reliquie di papa Marcellino, donategli da Leone (848). La località di Rodon in quegli anni non era molto tranquilla, perché i normanni facevano frequenti incursioni, incendiando e devastando. Allora Convoione, insieme con alcuni monaci, si trasferì in una zona più sicura, a St-Maixent-de-Plélan, in un terreno donatogli dal principe Salomone (854).In questo nuovo monastero morì il 5 gennaio 868. In seguito, le sue reliquie furono trasferite a Redon, dove furono profanate nel 1793 durante la Rivoluzione francese. La Congregazione dei Riti, con decreto del 1° settembre 1866, permise il culto di Convoione nella diocesi di Rennes. La sua festa si celebra il 28 dicembre, che, probabilmente, è il giorno commemorativo della traslazione delle reliquie.
6 gennaio Epifania del Signore
La solennità dell'Epifania può essere letta come una vera e propria "scuola di santità": la vita divina, quando entra nella storia, non può rimanere nascosta, ma si manifesta agli occhi di tutti, nessuno escluso. Ma è necessario sapere coglierla. Ed è questo il senso più pieno della rivelazione cristiana: Dio condivide il cammino degli uomini perché l'umanità intera possa attingere alla fonte della vera vita. Partecipare a questa "manifestazione" significa essere santi, cioè appartenere a Dio ma allo stesso tempo vivere a pieno il proprio tempo. Perché la fede cristiana non è negazione dell'esperienza umana ma, anzi, ne è il compimento. Un messaggio potente e rivoluzionario che si "manifesta" in un bimbo nato in mezzo agli emarginati in una periferia dove ad arrivare per primi sono i più "lontani".
Sant' Abo di Tiflis
Il racconto vero e proprio della “passio” è preceduto da due lettere scambiate tra Samiele, katholicòs di Mtzkhétha, e il prete Giovanni Sabanidze circa la necessità di porre per iscritto gli avvenimenti di cui questi sarebbe stato testimone. La relazione comincia con un prologo parenetico in cui s. Abo non viene nominato. Seguono due parti distinte da due sottotitoli che raccontano l’arrivo del santo in Kharthli e il martirio. Un lungo elogio sugella il racconto. Secondo i compilatori della “passio” Abo nacque a Bagdad dall’arabo ismaelita Abramo e fu educato nella religione musulmana. All’età di 17 o 18 anni entrò come esperto di profumeria e di lettere arabe al seguito di Nerses figlio del curopalata Ardanases, etnarca di Kharthli, che caduto in disgrazia del califfo abbasside Abd-Allah al Mansur, (754-775), era stato rinchiuso nelle carceri di Bagdad. Quando Nerses, liberato dal successore di al-Mansur, Mohammad al-Mahdi (775-785), con l’amnistia del 776, lasciò Bagdad, Abo lo seguì in patria dove arricchì la sua eterogenea cultura con lo studio dell’iberico, della Bibbia e dei primi rudimenti della religione cristiana che, introdotta in Georgia sotto Costantino, era, ormai dai tempi di Giustiniano, religione di stato. Nonostante la rapida adesione alla verità di fede, tratteneva Abo dal battesimo il timore dei musulmani padroni della Georgia fin dal 650 e nemici del cristianesimo tradizionale, baluardo filo-bizantino del nazionalismo georgiano. Però Nerses non tardò a perdere il favore del nuovo califfo: lasciò il suo paese per l’Osseth insieme a trecento profughi e ad Abo, che da questo momento lo avrebbe seguito in ogni peregrinazione. Nerses guidò il drappello nelle terre settentrionali dove erano le sedi dei figli di Magog, i Khazari, uomini agresti di aspetto terribile e di spietati costumi, bevitori di sangue e disobbedienti di qualunque legge “tranne quella di un Dio creatore”. I Khazari lo accolsero come nemico dei loro nemici offrendogli vitto e alloggio. Abo confortato dall’umanime consenso trovò finalmente il coraggio di professarsi cristiano, di dedicarsi alle orazioni e ai digiuni, di ricevere il battesimo. Nerses chiese al re dei Khazari di poter proseguire attraverso la sua terra fino a quella degli Abasgi, dove aveva inviato i suoi familiari e i suoi averi fin dal tempo in cui la burocrazia araba incominciava a mostrarglisi ostile. Intanto Stefano, nipote di Nerses, aveva ottenuto dal califfo Al Mahdi l’etnarcato di Tiflis e, giudicando ormai impossibile il ritorno, Abo decise di rientrare in patria. Invano tutti dissuasero Abo dal gettarsi in mano ai suoi antichi correligionari, che, impossessatisi del potere, avevano imposto la religione musulmana. Abo, divenuto ormai per gli arabi un infedele, seguì Nerses a Tiflis, dove rimase tre anni vivendo della carità e acquistandosi fama di perfetto cristiano. Verso la fine del 785 il governo arabo fece arrestare Abo, ma l’etnarca Stefano riuscì a farlo rilasciare. Gli arabi si vendicarono rimuovendo dalle sue funzioni il giudice che si era fatto intimorire dai georgiani. Ormai la coraggiosa schiettezza con cui professava la nuova la nuova religione consegnò Abo ai musulmani che gli imposero l’abiura. Il rifiuto provocò la sua condanna a morte, e lo strazio della salma, che fu parte arsa, parte dispersa nelle acque del fiume Mtcwar. Abo fu martirizzato, sotto il califfo Musa al-Hadi (785-786), il 6 gennaio del 786; la festa fu spostata, perchè non coincidesse con l’Epifania. Secondo la tradizione, una colonna di fuoco indicò ai cristiani il luogo in cui si trovavano, casualmente raccolti nella melma del fondo, i resti del santo. Le reliquie furono recuperate e traslate in Tiflis nella cappella eretta sul luogo del martirio. Abo venne canonizzato dopo la morte del katholicòs Samuele III (789-794), il quale aveva dato ordine a Giovanni Sabanidze, testimone del martirio, di lasciarne memoria scritta. Una leggendario su pergamena, letto da Brosset in Tiflis nel 1847, rivelò il racconto della “passio”, che, pubblicato in numerose opere, non fu, però, oggetto di uno studio critico prima del 1934. Lo studio, condotto da P. Peeters, chiarì fino a qual punto le convenisse il titolo di documento storico. La “passio”, redatta nell’VIII secolo, localizza gli avvenimenti nel tempo e nello spazio in modo piuttosto vago, per la mancanza di un sistema cronologico e le numerose reticenze ispirate da trasparenti motivi politici; però la sequenza dei fatti è oltremodo chiara e permette di determinare precisamente il nome e il ruolo delle popolazioni e delle persone che vi sono citate. La “passio” fu dunque una prudente relazione, redatta in un’epoca molto vicina agli avvenimenti, nei primi anni del califfato di Harun ar-Rasid (786-809) e si svolge in quel periodo della dominazione araba in Georgia caratterizzato dal malcontento dei principi indigeni legati all’impero bizantino da antichi vincoli di fedeltà e sottomessi dai primi califfi abbassidi.
Sant' Andrea Bessette (Alfredo)
Nella solennità dell'Epifania si ricorda anche il beato canadese Alfredo Bessette. Orfano a nove anni, nel 1854, fu cresciuto da una zia. Lavorò nelle filande ed emigrò negli Usa, improntando la vita alla spiritualità di san Giusppe. Tornato in patria, entrò come fratel Andrea nella Congregazione della Santa Croce, nata per far rinascere le scuole cattoliche francesi, abolite un secolo prima dagli inglesi. Fu per 40 anni portinaio del collegio di Notre-Dame a Montreal, operando guarigioni. Sul monte cittadino edificò una cappella a san Giuseppe, divenuta un importante santuario. Morì 91enne nel 1937 e fu lutto nazionale. (Avvenire)
Sant' Andrea Corsini
Andrea della nobile famiglia fiorentina dei Corsini, nacque nel 1301. Vestì l'abito di frate carmelitano. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, venne mandato a completare gli studi nell'università di Parigi. Tornò a Firenze quando già imperversava l'epidemia della peste, descritta da Boccaccio. Venne eletto superiore provinciale dell'Ordine nel 1348 e, due anni dopo, essendo morto di peste il vescovo di Fiesole, Andrea fu chiamato a succedergli. Per ventiquattro anni resse la diocesi di Fiesole. Della sua carità beneficiarono i poveri. Della sua opera di pacificatore trassero vantaggio non solo i battaglieri comuni toscani, ma anche la città di Bologna, dove il papa Urbano V lo mandò a mettere pace tra i cittadini, sobillati dai Visconti, e che lo compensarono anche con il carcere. Morì il 6 gennaio 1373 e il suo corpo venne seppellito nella fiorentina chiesa del Carmine. Fu canonizzato nel 1629.
Sant' Apra
Il corpo di sant’Apra, una bambina martire dei primi secoli è custodito nella pieve di Santa Margherita del Gruagno, un piccolo borgo fortificato nel comune di Mondruzzo in provincia di Udine. Le ossa della santa sono custodite all’interno di un’urna di vetro, ai piedi di un’effige di gesso, raffigurante la piccola martire giacente, poste sotto la mensa dell’altare del Sacro Cuore, in fondo alla navata destra della pieve. Da rilevare che non è stata effettuata alcuna ricerca nei documenti dell’archivio plebanale, per azzardare una ricostruzione di come siano arrivati in loco i resti della piccola martire dalle catacombe di Roma; inoltre non sappiamo i committenti ne i promotori dell’iniziativa. Attualmente non esiste alcuna forma di culto nei confronti di Santa Afra, bambina martire. Fino a qualche decennio fa, la santa era celebrata con una processione partecipata dai bambini nel giorno 6 gennaio.
San Carlo da Sezze
Giancarlo Marchionne nacque a Sezze (Latina) nel 1613 da genitori contadini. Fece anche lui il pastore e l'agricoltore. A 17 anni fece voto di castità in onore della Vergine e poco dopo entrò nell'Ordine dei Frati minori come fra Carlo. Fu in numerosi conventi del Lazio come cuoco. portinaio, questuante e sacrestano. Ma, nonostante gli scarsi studi, aveva doni di scienza straordinari e ciò gli permise di realizzare una vasta produzione di opere ascetico-letterarie. Fu consigliere di Alessandro VII e Clemente IX. Morì nel 1670 ed è santo dal 1959. E' patrono di Sezze e della diocesi di Latina-Terracina Sezze-Priverno.
7 gennaio San Raimondo de Penafort
Figlio di signori catalani, nasce a Peñafort nel 1175. Comincia gli studi a Barcellona e li termina a Bologna. Qui conosce il genovese Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV. Di ritorno a Barcellona, Raimondo è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell'Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. E lui lascia il canonicato per farsi domenicano. Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco a fondare l'Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi. Qualche anno dopo a Roma Gregorio IX gli affida il compito di raccogliere e ordinare tutte le decretali (gli atti emanati dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare, rispondendo a quesiti o intervenendo su situazioni specifiche). Raimondo riesce a dare un ordine e una completezza mai raggiunti prima. Nel 1234, il Papa gli offre l'arcivescovado di Tarragona. Ma lui rifiuta. Nel 1238 i suoi confratelli lo vogliono generale dell'Ordine. Ma l'attività intensa che lo vede in tutta Europa lo sfianca. A 70 anni torna infine a una vita di preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell'Ordine. Frate Raimondo muore a Barcellona nel 1275.
Sant' Alderico di Le Mans
Nato verso l'800 da una famiglia originaria dell'oltre-Reno, fu mandato dai genitori alla corte Palatina. Nell'821, dopo lunghe riflessioni, abbracciò la vita religiosa e, consacrato sacerdote, divenne canonico della cattedrale di Metz con l'incarico di controllare il clero e i monasteri della diocesi. Tuttavia, poco dopo Ludovico il Pio chiamò Alderico presso di sé come cappellano e confessore. Fedele sostenitore dell'autorità imperiale, nell'833 Alderico fu accanto a Ludovico al «Campo delle Menzogne» (Lugenfeld) e a Carlo il Calvo nell'840-41. Nell'832 fu consacrato vescovo di Le Mans e, col sostegno dell'imperatore, si adoperò a ristabilire l'autorità episcopale e a ricostituire i beni ecclesiastici, molto diminuiti nell'VIII sec. per la politica di Carlomagno. In particolare, cercò di riprendere il controllo dei monasteri della sua diocesi, sostenuto in un primo tempo da Carlo il Calvo (841). Tuttavia, l'evolversi della situazione portò Carlo a schierarsi con i monaci contro Alderico e il suo operato. Per sostenere la polemica contro i monasteri furono redatti gli Actus Pontificum (sorta di storia dei vescovi secondo lo schema del Liber Pontificalis) e i Gesta domni Aldrici: queste opere, tuttavia, contengono numerosi falsi, che, riconosciuti, contribuirono alla condanna della politica di Alderico. Gli Actus e i Gesta furono stesi verso 1'836 o l'840-44, forse, ma è molto dubbio, dal corepiscopo di Alderico, David.
Beato Ambrogio Fernandes
L’evangelizzazione del Giappone ebbe inizio nel XVI secolo ad opera del grande missionario gesuita San Francesco Saverio. A quel tempo l’impero marittimo portoghese era alla sua massima espansione ed un giovane di tale nazione, Ambrosio Fernandes, nato nell’agosto 1551 a Sisto, non fu che uno dei tanti che sbarcarono il lunario fra gli alti e bassi della fortuna. Sognava infatti di imbarcarsi per l’Oriente, ove un giovanotto ben piantato come lui poteva tentare la sorte e magari far ritorno in patria, magari con le tasche piene. Finalmente un bel giorno, all’età di ventisei anni, Ambrosio lasciò il suo villaggio in diocesi di Oporto e s’imbarcò su una delle tante imbarcazioni mercantili dirette verso il lontano Giappone. Lo scavo del canale di Suez arrivò però solo tre secoli dopo e necessitava dunque circumnavigare il continente africano. Come è possibile immaginare si trattava di un’impresa tutt’altro che semplice, infatti anche la sua nave incappò in una spaventosa tempesta che la tenne in balìa per giorni e giorni ed ogni momento era buono per finire in pasto agli squali. Ambrosio, terrorizzato, fece voto di farsi religioso se solo fosse giunto vivo alla sua meta. La Provvidenza lo esaudì ed egli, giunto in Giappone, mantenne la promessa vestendo l’abito dei gesuiti quale fratello coadiutore. Sembrava però destino che egli proprio non avesse dovuto rivedere mai più la sua amata patria: scoppiata infatti una violenta persecuzione anticristiana, il Fernandes fu arrestato ed incarcerato presso Nagasaki, città ove risiedeva a principale comunità cristiana del paese. In cella vi restò per quattro lunghi anni, per morire infine di stenti il 7 gennaio 1620. Ambrosio Fernandes fu beatificato da Papa Pio IX il 7 luglio 1867, insieme con altri 204 martiri in terra giapponese dei quali ben 33 sacerdoti, coadiutori e novizi gesuiti.
Sant' Anastasio di Sens
Vescovo di Sens dal 967 al 977.
Venerabile Annone di Micy
Annone è stato un abate del monastero benedettino di Micy nei pressi di Orleans. Guidò l’abbazia dall’anno 943 al 7 gennaio 973, data della sua morte. La tradizione ci tramanda che con la sua guida nel monastero si ebbe una fiorente vita monastica. Il ricordo delle virtù di questo abate fu tramandato dal suo discepolo Letaldo. Sui di lui oggi non abbiamo alcuna traccia di culto. Solo nei martirologi benedettini la sua festa era fissata al 7 gennaio.
Sant' Anselmo
Camaldolese di Vivo vissuto nel sec. XII, è ricordato nella Vita di s. Alberto di Montalceto al quale avrebbe dato l'abito dell'Ordine. E' detto beato nei martirologi benedettini, ma non v'è traccia di culto. E' ricordato insieme col predetto s. Alberto il 7 gennaio.
8 gennaio Sant' Alberto di Cashel
Il soggiorno di Erardo a Ratisbona negli anni a cavallo fra il VII e l'VIII secolo, la sua morte in quella città e il culto che gli fu reso soprattutto in Baviera - attestato da numerosi centri abitati che ne portano il nome - sono gli elementi più certi su questo santo, rimasto per il resto avvolto da uno spesso velo di leggenda. Secondo alcuni studiosi Erardo era vescovo di Ardagh in Irlanda, poi partì per il continente insieme al futuro sant'Alberto di Cashel, arrivando fino a Roma; poi, mentre Alberto proseguì per Gerusalemme, Erardo si recò in Baviera, stabilendosi a Ratisbona, dove sarebbe stato eletto vescovo. Altri invece suppongono che Erardo fosse un vescovo itinerante ordinato da san Bonifacio, il grande apostolo della Germania. Nella Vita di sant'Odilia, patrona dell'Alsazia, si racconta che, cieca dalla nascita, essa riacquistò miracolosamente la vista quando fu battezzata da Erardo vescovo di Ratisbona. Proprio il battesimo di Odilia (festeggiata il 13 dicembre), col conseguente prodigioso recupero della vista, è l'episodio della vita di Erardo che più ha colpito la fantasia, influenzando gli artisti che si sono a esso ispirati. (Avvenire)
Sant' Apollinare di Gerapoli
Visse al tempo dell'imperatore Marco Aurelio (161-80) e fu senza dubbio uno dei presuli di maggior rilievo dell'Asia. Ciò si ricava dal numero e dalla risonanza delle sue opere, che, sebbene oggi perdute, conosciamo attraverso la testimonianza di altri. Eusebio (Hist. Ecci., IV, 27), che scriveva verso il 311, parla di una sua apologia a Marco Aurelio, di cinque libri ai Greci, di due ai Giudei, di due sulla Verità e di diversi altri contro l'eresia dei Frigi o montanismo; l'autore del Chronicon Paschale (PG, XCII, col. 80) accenna nel sec. VII ad uno scritto di lui sulla Pasqua, e Fozio (Bibl., 14) nel IX ad un trattato sulla Pietà. Qualcuno gli attribuisce la Cohortatio ad Graecos (PG, VI, coli. 241-312), ma con poco o nessun fondamento, né ha maggiore probabilità di appartenergli un frammento sullo scisma dei montanisti, citato da Eusebio (op. cit., V, 16-19). Sappiamo che il vescovo di Antiochia Serapione diffondeva tra i suoi fedeli le opere di Apollinare come la più forte requisitoria contro gli errori dei suoi tempi. Non si trova iscritto nei sinassari greci, né nel Martirologio Geronimiano, né negli altri martirologi antichi. Fu introdotto nel Martirologio Romano dal Baronio, il quale assegnò senza ragione la sua festa all'8 gennaio. Altri preferiscono celebrare la ricorrenza il 7 febbraio. Mancano le prove della venerazione prestatagli dagli antichi.
Beato Edoardo Waterson
Anglicano che abbracciò la Fede cattolica e fu ordinato sacerdote. Inviato in missione in Inghilterra durante il regno di Elisabetta I, fu catturato e condannato a morte. Beatificato nel 1929.
Sant' Egemonio di Autun
Sant’Egemonio è stato un vescovo di Autum vissuto presumibilmente nel IV secolo. Nella lista dei vescovi della diocesi, eretta nel III secolo, è collocato al quinto posto, dopo san Cassiano attestato storicamente tra il 335 e 355 e prima di San Pragmazio, documentato nei primi anni del 400. Non sappiamo nulla, su sant’Egemonio, visto che la sua esistenza è documentata solo attraverso il suo nome. La collocazione storica per il santo vescovo è stata indicata da San Gregorio di Tour, che fissa l’inizio del suo ministero episcopale dopo la prima metà del IV secolo e la sua morte nel giorno 8 gennaio 374. In passato era stato qualificato in maniera erronea quale martire con queste parole “Augustoduni sancti Eugeniani martyris”, ma ad Autun non si conosce alcun martire con il nome di “Eugenianus”. Il ricordo e la festa per Sant’Eugemonio, nel Martirologio Geronimiano è stata fissata nel giorno 8 gennaio.
Sant' Erardo di Ratisbona
Il soggiorno di Erardo a Ratisbona negli anni a cavallo fra il VII e l'VIII secolo, la sua morte in quella città e il culto che gli fu reso soprattutto in Baviera - attestato da numerosi centri abitati che ne portano il nome - sono gli elementi più certi su questo santo, rimasto per il resto avvolto da uno spesso velo di leggenda. Secondo alcuni studiosi Erardo era vescovo di Ardagh in Irlanda, poi partì per il continente insieme al futuro sant'Alberto di Cashel, arrivando fino a Roma; poi, mentre Alberto proseguì per Gerusalemme, Erardo si recò in Baviera, stabilendosi a Ratisbona, dove sarebbe stato eletto vescovo. Altri invece suppongono che Erardo fosse un vescovo itinerante ordinato da san Bonifacio, il grande apostolo della Germania. Nella Vita di sant'Odilia, patrona dell'Alsazia, si racconta che, cieca dalla nascita, essa riacquistò miracolosamente la vista quando fu battezzata da Erardo vescovo di Ratisbona. Proprio il battesimo di Odilia (festeggiata il 13 dicembre), col conseguente prodigioso recupero della vista, è l'episodio della vita di Erardo che più ha colpito la fantasia, influenzando gli artisti che si sono a esso ispirati. (Avvenire)
Beata Eurosia Fabris Barban
Eurosia Fabris, nata a Quinto Vicentino ma trasferitasi nell’infanzia a Marola (Vicenza), trascorse l’infanzia e l’adolescenza aiutando nelle mansioni di casa e formandosi alla fede tramite la frequentazione della sua parrocchia, presso la quale divenne catechista. Il 5 maggio 1886 sposò Carlo Barban, per poter fare da madre alle sue due bambine. Dal loro matrimonio, felice e fecondo, nacquero nove figli, di cui due morirono in tenera età e tre divennero sacerdoti. Mamma Rosa, come venne soprannominata, aderì al Terz’Ordine Francescano, vivendone lo spirito di povertà e di letizia. Donna di grande fede e carità, aiutò i bisognosi, assistette i malati e irradiò la luce del Vangelo in famiglia e nella parrocchia di Marola. Morì, circondata dai figli e dai nipoti, l’8 gennaio 1932. È stata beatificata nella cattedrale di Vicenza il 6 novembre 2005, sotto il pontificato di Benedetto XVI. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa parrocchiale della Presentazione del Signore a Marola, che nel 2014 è diventata il Santuario Diocesano intitolato alla Beata Mamma Rosa.
9 gennaio Battesimo di Gesù
Il Battesimo per i cristiani può essere considerato come una "porta" che conduce alla santità, perché rende partecipi della vita di Dio. Quell'immersione nell'acqua del Giordano di Gesù è l'immagine dell'ingresso nel cuore di Dio, un Dio che condivide il percorso dell'umanità. Così nel sacramento del Battesimo viene resa evidente la possibilità data all'uomo di vincere il male e di scegliere la via del bene, il cammino che porta alla vita piena. Un cammino che si è realizzato pienamente in ognuno dei santi e dei beati ricordati dalla Chiesa: facendo spazio a Dio essi diventati dei ponti di riconciliazione tra il Signore e il mondo. La festa di oggi, quindi, può essere vista come un'altra delle tante "lezioni" sulla santità che l'anno liturgico offre ai credenti.
Sant' Adriano di Canterbury
Africano di nascita, Adriano era abate di Nerida, nel Napoletano, quando il papa san Vitaliano lo chiamò ad occupare la sede arcivescovile di Canterbury, ma questi rifiutò e consigliò di sostituirlo piuttosto con Teodoro di Tarso, che si rivelò poi infatti uno dei più grandi arcivescovi della sede primaziale inglese. Il Pontefice accettò, a patto che Adriano accettasse di accompagnarlo quale consigliere ed assistente. Teodoro lo nominò allora abate dell'antico monastero dei Santi Pietro e Paolo, poi reintitolato a Sant'Agostino. Sotto la guida di Adriano e l'influenza di Teodoro esso divenne uno dei più importanti centri di formazione per molti futuri vescovi ed esercitò una notevole influenza sulla cristianità del tempo. L'abate Adriano fu insegnante per ben quarant'anni. Morì presso Canterbury il 9 gennaio di un anno imprecisato, forse il 710, venendo sepolto nel monastero. Quando nel 1091 i lavori di ristrutturazione resero necessaria la rimozione di numerose tombe, il suo corpo fu rinvenuto incorrotto e profumato.
Sant' Agata Yi
Nella Chiesa coreana i laici hanno un posto prezioso nell'identità della comunità cristiana nazionale: la fede, infatti, fu portata nella penisola non da missionari religiosi o sacerdoti. Nel 1784 mise piede in Corea il primo battezzato, un laico coreano che era partito quattro anni prima per la Cina per una delle consuete spedizioni culturali di scambio tra i due Paesi. La persecuzione contro i cristiani, però, si scatenò subito e ciò lasciò a lungo la comunità locale senza preti. In un secolo si parla di 10mila martiri, 103 dei quali sono stati canonizzati nel 1984. Tra essi troviamo le laiche Agata Yi, giovane ragazza nata a Seoul nel 1824, e Teresa Kin, vedova nata a Myeoncheon nel 1797. Alla fine del 1839 vennero incarcerate, torturate ed infine sgozzate. Sono state canonizzate da Papa Giovanni Paolo II il 6 maggio 1984.
Beata Alessia Le Clerc (Maria Teresa di Gesù)
Beata Alessia Le Clerc Nacque a Remiremont in Francia il 2 febbraio 1576. A 20 anni decise di consacrarsi a Dio con il voto di castità. Incontrò san Pietro Fourier (1565-1640) allora parroco di Mattaincourt e un anno dopo, la notte di Natale del 1597, insieme a quattro compagne incominciò il suo apostolato: l'insegnamento alle fanciulle povere. Nel 1598 aprì la prima scuola a Poussay, mentre il vescovo di Toul approvava una prima stesura della Regola del nuovo Istituto: le Canonichesse regolari di Nostra Signora sotto la Regola di sant'Agostino, composta da Pietro Fourier. L'Istituzione fu approvata nel 1603 dal cardinale legato di Lorena e poi nel 1615 e 1616 da papa Paolo V; un anno dopo, nel novembre 1617, fu eretto il primo monastero ufficiale della Congregazione con clausura e Alessia Le Clerc, con le compagne, poté iniziare l'anno del noviziato, prendendo il nome di suor Maria Teresa di Gesù. Dopo aver emesso i voti nell'anno successivo, fu eletta superiora generale, carica che tenne fino al dicembre 1621. Morì il 9 gennaio 1622, nella Casa di Nancy. (Avvenire)
Beato Antonio Fatati
Governò con pietà la diocesi di Teramo e in seguito quella di Ancona, mostrandosi severo con se stesso e generoso con i poveri.
Battesimo di Gesù
Il Battesimo per i cristiani può essere considerato come una "porta" che conduce alla santità, perché rende partecipi della vita di Dio. Quell'immersione nell'acqua del Giordano di Gesù è l'immagine dell'ingresso nel cuore di Dio, un Dio che condivide il percorso dell'umanità. Così nel sacramento del Battesimo viene resa evidente la possibilità data all'uomo di vincere il male e di scegliere la via del bene, il cammino che porta alla vita piena. Un cammino che si è realizzato pienamente in ognuno dei santi e dei beati ricordati dalla Chiesa: facendo spazio a Dio essi diventati dei ponti di riconciliazione tra il Signore e il mondo. La festa di oggi, quindi, può essere vista come un'altra delle tante "lezioni" sulla santità che l'anno liturgico offre ai credenti.
10 gennaio Sant' Agatone
(Papa dal 27/06/678 al 10/01/681)
Consacrato pontefice il 26 giugno del 678, quando, secondo la leggenda, avrebbe avuto 103 anni. Il 12 agosto ricevette dall'imperatore Costantino Pagonato una lettera nella quale questi si dichiarava pronto a riprendere il progetto di riunificazione ecclesiastica tra Roma e Bisanzio. Egli pensava di indire una conferenza episcopale in cui fossero discussi i problemi emergenti ed eliminata ogni controversia. A questo scopo chiedeva al papa l'invio a Costantinopoli di alcuni suoi rappresentanti. Per preparare la delegazione Agatone riunì in Laterano il 27 marzo del 680 un Concilio italiano che scelse i rappresentanti episcopali da mandare a Bisanzio insieme ai legati pontifici e approvò il testo sinodale che sarebbe stato presentato alla conferenza. La delegazione occidentale giunse il 10 settembre del 680. Quella che era stata indetta come una conferenza divenne, però, un vero e proprio Concilio ecumenico, il sesto in Oriente. Dopo 18 sedute si arrivò ad un decreto emanato il 16 settembre del 681 e alla richiesta al Papa di confermare le decisioni prese. Ma Agatone era già morto il 10 gennaio del 681 ed era stato sepolto in San Pietro.
Sant' Aldo
Secondo la tradizione, l'eremita Aldo - vissuto in un'epoca imprecisata tra l'VIII e il l'XI secolo -, era un carbonaio che scelse la vita "ritirata" molto probabilmente nella forma portata a Bobbio da san Colombano. Il monachesimo irlandese, infatti, era basato sua una forma mista: ogni monaco costruiva la propria cella vivendoci da solo, ma poi condivideva alcuni momenti comunitari e durante il giorno si dedicava a un'occupazione o un mestiere. Le testimonianze storiche su sant'Aldo riguardano l'antichità del culto e il luogo della sepoltura a Pavia nella cappella di San Colombano, dalla quale venne poi traslato nella basilica di San Michele, a Pavia, che fu un tempo capitale del Regno dei Longobardi. E’ probabile, infatti, che sangue longobardo scorresse nelle vene del Santo eremita, o così almeno fa pensare l’origine del suo nome, che la parola longobarda “ald”, con il significato di vecchio.
Beata Anna degli Angeli Monteagudo
La b. Anna de los Angeles trascorse quasi settant'anni nel monastero domenicano di Arequipa, in Perù. Tutta dedita al servizio divino, fu come un angelo del buon consiglio per il suo popolo. Morì il 10 gennaio 1686 e fu beatificata il 2 febbraio 1985. I suoi resti riposano ad Arequipa, nel monastero di S. Caterina da Siena.
Sant' Arconzio di Viviers
Di questo santo si ha notizia in un martirologio della chiesa di Viviers senza data (che però si fa risalire al sec. XV), in cui al 10 gennaio si legge che fu decapitato dagli abitanti della città per avere difeso la libertà e i beni dellla sua chiesa. I più lo fanno vivere nel sec. VIII. Il Duchesne (Pastes, I, p. 232) afferma che l'assassinio potrebbe essere accaduto nel sec. IX. Il suo corpo, venerato nella chiesa di San Vincenzo fu bruciato nel 1568 dai calvinisti. Nel Propri della diocesi di Viviers Arconzio è festeggiato il 19 gennnaio.
Beato Benincasa
Particolarmente notevole fu il governo dell’abate Benincasa nell’abbazia della SS. Trinità di Cava, il suo mandato coincise con il periodo di maggior splendore per questa già celebre abbazia, fondata nel 1020 da s. Alferio. Il 30 gennaio 1171, succedendo al beato Marino, prese possesso del titolo, fu definito ‘pio, prudente e ottimo pastore’. Nel 1172 assisté il re di Sicilia Guglielmo II il Buono che s’era ammalato a Salerno, questi riconoscente, nel 1176 sottomise alla Congregazione di Cava, un monastero che aveva terminato di costruire a Monreale, l’abate inviò in Sicilia un centinaio di monaci per popolarlo. Due anni dopo s’imbarcò sulla nave del monastero (e questo ci dice dell’importanza dell’abbazia) per andare a fare visita alle Case lì residenti, in tale occasione, re Guglielmo II mise sotto la sua protezione la Congregazione di Cava e in particolare l’abbazia della SS. Trinità, dando nel contempo all’abate la facoltà di creare vassalli. Ancora il re di Gerusalemme Baldovino IV, con diploma datato 8 novembre 1181, diede alla nave di Cava il diritto di approdare nei porti del Levante, concedendo piena libertà di esportazione e importazione esenti da ogni forma di dogana. Nel 1182 re Guglielmo risolse a favore dell’abbazia la controversia con il vescovo di Salerno, Nicola, circa il possesso del porto di Vietri. Ospitò per fare penitenza l’antipapa Innocenzo III; i vescovi desideravano avere nelle loro diocesi, i monaci cavensi per il gran bene che operavano; i papi concessero un autonomia spirituale agli abati di Cava, cosicché la loro giurisdizione si allargava sulle terre e chiese che le venivano donate, dando conto solo al papa; l’abbazia divenne un caposaldo dei papi, di cui potevano fidarsi pienamente. Benincasa morì il 10 gennaio 1194 dopo 23 anni di governo, fu sepolto nella cripta Arsicia vicino a s. Alferio. Il 20 ottobre 1675 le sue reliquie furono traslate insieme a quelle di altri santi e beati Cavensi nella cappella dei ‘Santi Padri’. Il suo culto e il titolo di beato fu confermato dalla Santa Sede il 16 maggio 1928.
San Domiziano di Melitene
Nato verso il 564 ed eletto vescovo di Melitene, nell'Armenia Seconda o Minor, gli furono affidate dall'imperatore Maurizio, a cui era legato da vincoli di parentela, varie missioni diplomatiche. Di particolare importanza quella presso Cosroe, re dei Persiani, che egli si studiò, ma invano, di convertire alla religione cristiana. Di questo insuccesso informò il papa s. Gregorio Magno col quale ebbe uno scambio di lettere. Di ritorno dalla Persia rimase a Costantinopoli con l'incarico di dirigere spiritualmente l'imperatore, senza peraltro omettere di vigilare sulla sua Chiesa. Nel 597 Maurizio, ammalatosi gravemente, lo nominò suo esecutore testamentario, ma Domiziano gli premorì il 10 o l'11 gennaio verso il 602, ricevendo sepoltura nella chiesa dei SS. Apostoli a Costantinopoli, città in cui fu festeggiato come santo al 10 gennaio Le sue reliquie furono in seguito portate a Melitene.
11 gennaio Sant' Alessandro di Fermo
Il Martirologio Romano, l'11 gennaio ricorda: "A Fermo, nel Piceno, s. Alessandro, vescovo e martire"; tuttavia, che tale santo sia stato vescovo di Fermo tra il 246 e il 250 non è suffragato da prova alcuna. Anzi, è ormai assodato che le affermazioni di scrittori recenti intorno all'episcopato e al martirio dei ss. Alessandro e Filippo in Fermo, nel sec. III, sono da considerarsi infondate e arbitrarie. Forse questi santi sono i due famosi martiri romani omonimi, sepolti l'uno sulla via Nomentana, l'altro sulla Salaria, venerati anche in molte località lungo la medesima via, perciò forse anche a Fermo, e commemorati il 3 maggio e il 10 luglio. Nulla si sa del martirio di s. Alessandro; il suo nome fu inserito nel Martirologio Romano dal Baronio.
Beata Anna Maria Janer Anglarill
“Tu, Signore, mi darai la grazia per essere una tua sposa fedele, che ti ami molto e ti serva nella persona dei malati, degli handicappati”, diceva la serva di Dio. Ana María nacque il 18 dicembre 1800 a Cervera, un piccolo paese situato nella Diocesi di Solsona, nella provincia spagnola di Lérida. Studiò nel Real Colegio de Educandas e collaborò nell'assistenza ai malati nell'Hospital Castelltort, rendendosi conto che Dio la chiamava a consacrarsi nell'ospedale di Cervera. Parlando con ZENIT da Córdoba (Argentina), suor Cecilia Gutiérrez, membro della comunità fondata da madre Janer e autrice dell'inno ufficiale della sua beatificazione, ha affermato che la fondatrice scoprì Gesù “nelle necessità umane del suo tempo”. “Nel corso della sua vita maturò e crebbe in lei quell'amore con cui ella stessa si sentì amata da Dio, un amore che non restò mai in lei, ma venne donato e condiviso, in modo sempre più radicale”, ha detto la religiosa. Nel 1833 scoppiò la prima guerra carlista, e l'ospedale di Castelltort divenne ospedale militare. “La situazione in cui si trovò madre Janer sul campo di battaglia non fu facile, e anche se non aveva i mezzi sufficienti seppe organizzare e infondere serenità in quelle persone, dare sollievo, consolare”, ha riferito suor Cecilia. I feriti di guerra la chiamavano “la madre” perché “rischiava tutto per fasciare le loro ferite, e li aiutava a morire pacificati con se stessi e con Dio”, ha indicato la religiosa. Questo amore non dipendeva dalla parte alla quale appartenevano e riconosceva la stessa dignità a ciascun combattente. Nel 1836, però, la giunta dell'ospedale espulse le suore. Dopo la battaglia di Gra, madre Janer si diresse a Solsona, dove si mise a disposizione della Diocesi. L'infante Carlo di Borbone le chiese di coordinare gli ospedali della zona carlista e lei lo fece. Nel 1844 tornò all'ospedale di Cervera. Cinque anni dopo divenne direttrice della Casa di Carità o di Misericordia della stessa città. Ospitava bambini orfani, giovani handicappati e anziani. Si impartivano anche lezioni a bambini e bambine esterni. Nel 1859 accettò la richiesta del Vescovo di Urgell, Josep Caixal Estradé, e stabilì una fraternità caritativa nell'ospedale di poveri malati di La Seu d’Urgell. Le risposte che la futura beata iniziò a dare alle necessità della Chiesa e della società furono il seme per la fondazione dell'Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Urgell il 29 giugno 1859. Il carisma e l'identità di queste suore è oggi la carità che vuole essere il riflesso dell'amore di Dio, soprattutto per i più deboli e vulnerabili. Attualmente l'Istituto è presente in Spagna, Andorra, Italia, Argentina, Paraguay, Uruguay, Cile, Colombia, Messico, Perù e Guinea Equatoriale. Le suore lavorano in scuole, ospedali e ospizi, missioni, parrocchie e altri apostolati conformi al carisma. Ci sono anche dei laici janeriani, giovani o adulti che si identificano con il carisma di madre Janer e si sentono chiamati dal Signore a collaborare da vicino alla missione dell'Istituto. Per questo si formano e fanno proprio il carisma di madre Janer. Nella pratica, si impegnano a portare avanti molte delle opere fondate dalla futura beata. Per questa famiglia spirituale, la beatificazione della fondatrice risulta un invito a “gioire con la Chiesa per la vita di questa nuova beata, una donna che amò e servì la Chiesa sempre e in ogni ambito ecclesiale: nella comunità, nella Chiesa locale, nella fedeltà e collaborazione incondizionata con i pastori”, ha detto suor Cecilia. Allo stesso tempo, comporta una responsabilità: “fare scelte di vita, apportare ciò che siamo e abbiamo perché questa storia iniziata con il 'sì' di Ana María possa continuare e dare frutti di vita per la Congregazione, per la Chiesa”, ha aggiunto. Madre Janer aveva un amore speciale per la croce. Guardare Cristo crocifisso divenne per lei un incentivo che le permetteva di essere “segno e testimonianza chiara di colui che ci ha amati per primo, di colui che ci ama fino a dare la vita”, ha ricordato suor Cecilia. Ana María morì l'11 gennaio 1885 e chiese di morire a terra come penitente per amore di Cristo, che – disse – “per me è morto inchiodato sulla croce”.
Sant' Aspasio
Ci risulta un solo santo con questo nome e si tratta di s. Aspasio (in francese Aspais) vescovo della Gallia, che visse probabilmente nel VI secolo. Di lui purtroppo non ci sono sufficienti notizie, come del resto per tanti santi di quel lontano tempo, pervaso ancora dal paganesimo e con il Cristianesimo che si affermava un po’ alla volta, fra le popolazioni ancora barbare e pagane dell’Europa. Non si sa di preciso di quale città fosse stato vescovo, forse di Eauze (l’antica ‘Elusa’ nella Francia Meridionale), come si ritiene da studi del XVII secolo; s. Aspasio comunque già dal sec. XIII gode di un culto nella città di Melun, di cui è patrono (città della Francia Centro-settentrionale, sulla Senna, capoluogo del Dipartimento della Seine-et-Marne). Egli avrebbe evangelizzato questa regione, ma non vi sono certezze; mentre se è stato vescovo di Eauze, si sa che fu presente nel 533 al Concilio di Orléans, convocato per ordine di Chidelberto I, Clotario I e Tierrico I, figli eredi del regno merovingio di Clodoveo I. Partecipò anche ad altri Concili tenutesi sempre ad Orléans nel 541 e 549; riunì i vescovi dipendenti dalla sua sede metropolitana, in un Sinodo Provinciale nel 551, che fu il primo dell’epoca merovingia. Le sue reliquie si conservano a Melun, l’antica ‘Meledunum’, nella chiesa a lui intitolata; è celebrato in questa città l’11 gennaio, mentre a Meaux il 2 gennaio. È invocato contro gli ascessi ed i mal di testa. Il nome Aspasio deriva dal greco ‘aspàzomai’ e significa ‘grazioso, amabile, attraente’. Il nome femminile Aspasia non è portato da nessuna santa; mentre si chiamava così un’etera (cortigiana greca di condizione libera) vissuta nel V secolo a.C. e amata da Pericle, celebre per bellezza e raffinata cultura. Nell’omonima canzone di Giacomo Leopardi è chiamata Aspasia, la sua fiamma amorosa fiorentina Fanny Targione Tozzetti.
Beato Bernardo Scammacca
Di nobile famiglia catanese, trascorse la sua giovinezza nel lusso e nel peccato. In seguito a una grave ferita riportata durante un duello, ispirato dalla grazia, entrò nell'Ordine nel 1452, dove visse una vita di penitenza e di particolare devozione alla Passione di Cristo. Zelante di carità verso il prossimo, curò la costruzione di un ospedale, ancora esistente, e come superiore curò la restaurazione della vita religiosa regolare.
San David I
David nacque nel 1085, figlio minore dei sovrani Malcom III Canmore e Santa Margherita di Scozia. Restò orfano di entrambi all’età di soli otto anni, ma seppe poi comunque dimostrarsi all’altezza dei genitori. Fu allora ospitato presso la corte di sua sorella Santa Matilde, andata in sposa al re Enrico I d’Inghilterra, ove poté ricevere un’adeguata formazione. Quando nel 1107 ascese al trono di Scozia il fratello primogenito Alessandro, Davide assunse il titolo di principe di Cumbria e sposò un’omonima di sua sorella, figlia del patriota anglosassone Waldef, conte di Northampton e Huntingdon. David I divenne re di Scozia nel 1124 e, nonostante non fosse ben fissato il confine tra i due stati, fu considerato un vicino abbastanza amichevole dagli inglesi. Durante il regno di Stefano d’Inghilterra imperversò però la guerra civile e David non poté esentarsi dall’entrare in campo. Conquistò dunque nel 1135 parecchi castelli di frontiera e negli anni successivi rivendicò la contea di Northumbria ed invase l’Inghilterra settentrionale. Nel 1138 fu sconfitto a Northallerton nella cosiddetta “battaglia dello stendardo”, riuscendo però a scambiare un definitivo armistizio in cambio della Northumbria e della Cumbria. Poté poi così tornare a dedicarsi al bene del suo popolo. Per quanto riguarda dunque il governo del suo regno, numerose furono le sue iniziative degne di nota. Organizzò un sistema feudale di proprietà terriera, introducendo anche coloni anglo-normanni e nuovi sistemi giudiziari. Incentivò lo sviluppo delle città di Edimburgo, Berwick e Perth facendovi rifiorire il commercio. Riorganizzò la Chiesa scozzese stringendo maggiori contatti con Roma, istituendo cinque nuove diocesi, fondando numerosi monasteri e conventi di vari ordini. Incrementò inoltre le donazioni nei confronti dei benedettini di Dunfermline, il convento che sua madre aveva fondato e che divenne luogo di sepoltura e centro del culto di suo figlio David I. Il celebre Sant’Aelredo di Rievaulx, che per un certo periodo fu precettore della sua famiglia, redasse un panegirico in cui evidenziò la riluttanza di David ad accettare il trono, la giustizia che lo contraddistingueva come amministratore e la sua apertura verso il prossimo. La purezza del sovrano fu sempre esemplare, era solito recitare l’ufficio delle letture, ricevere con frequenza l’assoluzione dai peccati e l’Eucaristia e fare l’elemosina in prima persona: tutte caratteristiche ereditate da sua madre Santa Margherita. L’unico rimprovero rivolgibile al re David I è l’aver arruolato delle truppe barbare durante l’invasione inglese del 1138, che lasciarono un drammatico ricordo per la loro atrocità. Ormai ammalato, ancora sul letto di morte era solito pregare con i salmi ed ammonire così i presenti: “Permettetemi di pensare alle cose di Dio, cosicché la mia anima venga rafforzata. Quando mi presenterò davanti al trono di Dio, nessuno di voi risponderà per me, nessuno di voi potrà proteggermi, né liberarmi dalla sua mano”. Morì cristianamente il 24 maggio 1183. Il suo corpo fu sepolto nel monastero di Dunfermline e assai presto fu concessa la sua traslazione, evento a quei tempi pressoché equivalente ad un’odierna canonizzazione. Il suo culto perdurò costantemente sino alla Riforma Protestante e l’arcivescovo Laud inserì la sua festa nel libro delle preghiere scozzese. L’influenza che il re scozzese San David I esercitò nel suo paese in campo sia politico che religioso fu profonda e perdurò a lungo, tanto da renderlo uno dei più grandi santi sovrani del Medio Evo.
Beato Francesco (Franciszek) Rogaczewski
Franciszek Rogaczewski nacque a Lipinki, nella Regione Kujawsko-Pomorskie in Polonia, il 23 dicembre 1892. Nel 1918 ricevette l’ordinazione presbiterale divenendo così sacerdote dell’arcidiocesi di Gdansk.Fu parroco in tale città e poi nella parocchia di Cristo Re in Parigi.
Tornato nella patria occupata dal regime nazista, il 1° settembre 1939 fu arrestato accusato di essere cristiano. Imprigionato e torturato, fu infine fucilato l’11 gennaio 1940 nei pressi di Gdansk.
Papa Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999 elevò agli onori degli altari ben 108 vittime della medesima persecuzione nazista, tra le quali il Beato Francesco Rogaczewski, che viene dunque ora festeggiato nell’anniversario del martirio.
12 gennaio Sant' Aelredo (Etelredo) di Rievaulx
Nacque a Hexham (Northumberland, Inghilterra) nel 1109 o 1110 da nobile famiglia. Trascorse la sua giovinezza come paggio alla corte del re David I di Scozia, dove divenne compagno di studi e di giochi di Enrico, figlio del sovrano. Durante una missione (1135) compiuta a Rievaulx (Yorkshire) per incarico del re, entrò in quel monastero cistercense, allora il secondo per importanza in Inghilterra, fondato nel 1131 sotto gli auspici di san Bernardo. Maestro dei novizi nel 1141, l'anno seguente Aelredo fu inviato quale primo abate con dodici compagni a Revesby (Lincolnshire), monastero appena fondato. Nel 1146 fu promosso abate di Rievaulx, che allora contava trecento monaci. Partecipò in Francia al Capitolo generale del suo Ordine e nel 1164 partì in missione per convertire i Pitti del Galloway, dove a Kirkcudbright lo stesso capo di quei barbari, mosso dall'esortazione del santo, entrò in monastero. Affranto dalle malattie (gotta e calcoli), che lo avevano afflitto negli ultimi dieci anni, morì nel 1166 o 1167. (Avvenire)
Beato Antonio Fournier
Antoine Fournier nacque a La Poitevinière, nel dipartimento francese di Maine-et-Loire, il 26 gennaio 1736. Laico coniugato e padre di famiglia, lavora come artigiano ed in particolare quale maestro d’arte. Fu fucilato per la sua fedeltà alla Chiesa il 12 gennaio 1794 presso Avrillé.
Papa Giovanni Paolo II ha beatificato Antoine Fournier il 19 febbraio 1984 insieme con un gruppo complessivo di 99 martiri della diocesi di Angers, capeggiati dal sacerdote Guglielmo Repin, vittime della medesima persecuzione.
Sant' Antonio Maria Pucci
Il gesto di prendersi cura del prossimo è la radice di ogni azione pastorale: così la Chiesa nei secoli ha continuato a svolgere il compito affidatole dal Risorto. Figure come quella di sant'Antonio Maria Pucci, sacerdote dei Servi di Maria, dimostrano che dare una forma concreta a questo mandato non solo è possibile, ma apre le porte della santità. Nato nel 1819 a Poggiole di Vernio e prete nel 1843, per 48 anni Pucci guidò la parrocchia di Sant'Andrea a Viareggio, facendosi carico delle esigenze di tutti attraverso diverse associazioni (per i giovani, per gli uomini, per le donne). Nel 1853 fondò le Suore Mantellate Serve di Maria, affidando loro l'educazione delle ragazze. Creò inoltre il primo ospizio marino per bimbi malati poveri. Morì il 12 gennaio 1892 per una polmonite fulminante, contratta per aver prestato soccorso a un malato in una notte di tempesta.
Sant' Arcadio di Cesarea di Mauritania
Secondo la passio, Arcadio subì il matirio in Acaia, ma tutte le altre testimonianze son concordi a farne un martire di Cesarea di Mauritania (Africa). La più attendibile conferma di questa collocazione topografica è la frase: «De natali Sancti Arcadii, qui habet natale pridie idus ianuarii in Civitate Cesareae Mauritaniae», soprascritta a un sermone di san Zenone vescovo di Verona. Piuttosto difficile è invece determinare l'epoca del martirio di Arcadio, ma si può pensare che egli morì attorno al 304, nel corso dell'ultima persecuzione pagana. La furia dei persecutori era scatenata e bastava il più piccolo sospetto per giustificare perquisizioni e razzie; ogni giorno processioni e sacrifici idolatrici si mescolavano alle esecuzioni dei cristiani, perciò Arcadio, cittadino piuttosto in vista, disgustato, fuggì da Cesarea. Ben presto la sua assenza fu notata e i soldati trassero in arresto un suo parente per servirsene come ostaggio e costringerlo al rientro. Arcadio si presentò al giudice che gli ingiunse di sacrificare agli dei, ma Arcadio rifiutò e fu condannato a morte. Prezioso documento del culto di Arcadio è il sermone di san Zenone che, probabilmente, era di origine africana come il santo odierno.
San Benedetto Biscop
Non ci sono forse parole più efficaci per "lodare" S. Benedetto Biscop di quelle usate nella Vita quinque sanctorum abbatum da S. Beda il Venerabile, che, affidatogli a 7 anni dai genitori perché ne curasse la formazione, ne fu il più illustre discepolo e una delle glorie maggiori. Con un gioco di parole ripreso da S. Gregorio Magno, che lo applicava a S. Benedetto da Norcia, Beda dice che il suo maestro fu "Benedetto per grazia e di nome" e con un altro gioco di parole aggiunge che, nato da una nobile stirpe degli Angli, nutriva l'aspirazione perenne con la nobile sua mente ad acquistare la familiarità con gli Angeli. All'età di 25 anni, rinunciando al favore del re Oswiu, Benedetto si preoccupò di "mettersi al servizio del vero Re, per riceverne non un corruttibile dono terrestre, ma un regno eterno nella città superna; abbandonò la casa, i parenti e la patria per Cristo e per il vangelo, per ricevere il cen-tuplo e possedere la vita eterna". Nel 653 dunque Benedetto Biscop, fatta la sua scelta, compì il primo dei sei viaggi che fece a Roma per manifestare la sua devozione ai SS. Pietro e Paolo e al papa e per raccogliere, a Roma stessa, lungo il viaggio e nell'Italia meridionale, modelli di vita e di istituzioni monastiche. Sul letto di morte, S. Benedetto Biscop poteva dire con ragione: "Figlioli miei, non vogliate considerare come mia invenzione la costituzione che vi ho dato. Dopo aver visitato diciassette monasteri, dei quali mi sono studiato di conoscere perfettamente le leggi e le usanze, io ho fatto una raccolta di tutte le regole che mi sono sembrate migliori; e questa raccolta io vi ho dato". A Lerino, per esempio, nel corso del secondo viaggio a Roma del 665, si trattenne per circa due anni. Nè S. Benedetto si accontentava di prendere dei modelli di vita, ma si procurava pure numerosi libri, documenti iconogràflci, reliquie di santi, paramenti sacri e altri oggetti che favorissero un culto in perfetta sintonia con la Chiesa di Roma. Una volta pregò persino papa Agatone di inviargli l'arcicantore della basilica di S. Pietro, l'abate Giovanni, così che la liturgia e il canto romano potessero essere assimilati dai suoi monaci adunati nei due monasteri di Wearmouth e di Yarrow, dedicati naturalmente l'uno a S. Pietro e l'altro a S. Paolo. Di ritorno dal suo sesto viaggio a Roma, ebbe la sgradita sorpresa di trovar semidistrutte le sue istituzioni da un'epidemia. S. Benedetto Biscop morì il 12 gennaio 690 all'età di 62 anni.
San Bernardo da Corleone
Nato nel 1605 nel centro siciliano da cui prende il nome, era un ragazzo sanguigno, cresciuto però da un padre calzolaio con il cuore generoso. Un giorno la rabbia ebbe il sopravvento e, sfidato a duello, Bernardo ferì gravemente un uomo con la spada. L'episodio segnò l'inizio della conversione: a 19 anni entrò in un convento di Cappuccini e da lì la sua vita divenne piano piano tutta dedita ai servizi e alla preghiera. Solo a 27 anni i frati gli permisero di indossare il saio e continuare così da frate il suo cammino di penitenza. Ormai era un uomo nuovo e l'errore di gioventù era stato ripagato: per la gente divenne esempio di santità. Morì nel 1667. Fu beatificato da Clemente XII il 15 maggio 1768. È stato canonizzato da Papa Giovanni Paolo II, il 10 giugno 2001.
13 gennaio Sant' Ilario di Poitiers
Nato in una famiglia pagana probabilmente nel 315 a Poitiers, subì subito il fascino della filosofia, cercando risposte nel pensiero neoplatonico. Ma la lettura della Bibbia gli fece conoscere il cuore della fede cristiana e lo avviò verso un itinerario di approfondimento destinato a renderlo un "dottore della Chiesa". Subito dopo il Battesimo venne scelto come vescovo di Poitiers e come pastore e studioso s'impegnò a indagare la Verità contro le eresie del tempo, in particolare l'arianesimo. Questo gli costò anche sei anni di esilio, durante i quali continuò i suoi studi, dai quali nacque la sua opera più importante il "De Trinitate". Morì nel 367. Pio IX lo ha proclamato Dottore della Chiesa.
Sant' Agrizio di Treviri
In un ms. del monastero di San Massimino, è una Vita di Agrizio che costituisce la seconda parte della Vita di sant'Elena: essa fu redatta quasi certamente nel sec. XI, e J. Marx ha dimostrato con argomenti sufficientemente validi che ne fu autore, tra il 1030 e il 1045, un membro del clero della cattedrale di Treviri, forse Angibaldo, cancelliere del vescovo Poppone, contrariamente a quanto supposto da H. V. Sauerland, che ne aveva indicato l'autore in un monaco di San Massimino, forse l'abate Berengoz (m.1125), che l'avrebbe scritta tra il 1070 e il 1090. Inoltre Agrizio è ricordato come vescovo da Rabano, pur se non è indicata la sede, in vari Calendari di Treviri al 13 gennaio, e dall'agiografo di San Massimino. Di certo, si sa soltanto che Agrizio partecipò assieme all'esorcista Felice al concilio d'Arles nel 314 e che morì prima del 336, poiché nel Chronicon di san Gerolamo è scritto che nel 336, appunto, Atanasio fu accolto a Treviri da san Massimino, successore di Agrizio. La Vita comunque, benché intessuta di leggenda ha un valore storico-letterario non indifferente, in quanto è uno dei più antichi documenti storiografici di Treviri e testimonia della vita e della mentalità dominanti in quella Chiesa nel sec. X. Secondo questa Vita, dunque, Agrizio, patriarca di Antiochia, su istanza di Elena, madre di Costantino, fu nominato da papa Silvestro vescovo di Treviri quarto pastore di questa diocesi. Treviri, a due secoli dalla prima predicazione di Eucario, Valerio e Materno, era ricaduta in pieno paganesimo ed Agrizio, pur tra molte e gravi difficoltà, intraprese l'opera di riedificazione del Cristianesimo, aiutato da Elena, che gli fece dono di preziose reliquie del Salvatore, un chiodo della Croce e la «Santa Tunica», e delle reliquie di Lazzaro e di Marta. La traslazione di queste ultime, è rappresentata in un avorio di epoca bizantina raffigurante Agrizio e papa Silvestro su un carro mentre portano l'urna a Treviri; ma quest'avorio sembra riferirsi a un'altra traslazione. Silvestro avrebbe anche donato ad Agrizio e ai suoi successori il primato sui vescovi di Gallia e Germania: ma questo privilegio, inserito nella Vita, è senza dubbio apocrifo e riecheggia probabilmente quello concesso da papa Giovanni XIII il 22 gennaio 969 al vescovo Thierry. La data della morte di Agrizio, da alcuni stabilita nel 344, da altri nel 368, è da indicarsi quasi certamente nel 335 per la testimonianza di Gerolamo cui sopra abbiamo accennato. Agrizio è festeggiato il 13 gennaio e, nella diocesi di Treviri, anche il 9 gennaio. La traslazione delle reliquie si celebra il 29 maggio.
Beato Amedeo di Clermont
Amedeo di Clermont il Vecchio era signore di Hauterive, nella regione Drôme, ed apparteneva ad una nobile famiglia imparentata con la casa reale di Franconia.Abbandonò il mondo con altri sedici cavalieri suoi vassalli entrando nell’Ordine dei Cluniacensi a Bonnevaux. Morì nel 1150, dopo essersi prodigato nella fondazione di vari monasteri. Nell’entrare a Bonnevaux portò con se il figlio omonimo, non ancora decenne. Quest’ultimo, che fu abate di Hautecombe e vescovo di Losanna, è venerato come “santo” il 30 agosto. Il padre invece, venerato come “beato”, è commemorato il 13 gennaio.
San Chentingerno (Kentingern)
Mentre le notizie storiche su di lui sono quasi inesistenti e si perdono nelle nebbie del tempo che avvolgono le terre gallesi e scozzesi, abbondano invece le narrazioni leggendarie sulla vita di San Kentingern, che veniva chiamato anche “Mungo”, cioè “diletto”. Proprio su questo nome è basata una delle tante leggende: sua madre, la principessa Thaney, venne ingravidata da un uomo sconosciuto ed una volta scoperta fu condannata ad essere gettata, a bordo di un carretto, dalla cima di una rupe. Miracolosamente si salvò e, dato alla luce il figlio, lo affidò a San Servano, che gli impose il nome di Mungo. Una volta cresciuto, Kentingern si mostrò desideroso di intraprendere una vita solitaria ed adottò allora lo stile monastico irlandese, stabilendosi infine nella zona dell’odierna Glasgow. Raccolse attorno a sé una nuova comunità e la fama delle sue virtù si diffuse a tal punto che la gente del luogo lo acclamò vescovo. La consacrazione episcopale avvenne per mano di un vescovo irlandese. Intraprese la sua attività pastorale nella regione di Strathclyde, ma la turbolenta situazione politica lo costrinse ben presto all’esilio e secondo la tradizione fondò in Galles un grande monastero e fu vescovo di Sant’Asaph. Ritornato poi al nord, trascorse un periodo nel Dumfriesshire, per ritornare infine a Glasgow. La leggenda dell’anello e del pesce, simboli raffigurati nel City Arms della città scozzese, narra che la moglie del re Rydderch diede quale pegno d’amore ad un cavaliere un anello regalatole dal consorte. Il sovrano sorprese allora il cavaliere nel sonno e senza svegliarlo gli sfilò l’anello e lo gettò in mare. Chiese poi alla regina di mostrargli l’anello che le aveva donato: essa, presa dal panico, chiamò Kentingern in suo soccorso e questi mandò un frate a pescare. Dentro ad un salmone pescato fu miracolosamente ritrovato l’anello. Il santo vescovo incontrò San Colomba ormai in fin di vita e con lui scambio il suo bastone pastorale. Pare che morì verso l’anno 603 o secondo altre versioni nel 612, forse all’età di 85 anni che pare più brobabile di quella di 185 indicata da un biografo. In Scozia ed in altre diocesi vicine San Kentingern è venerato quale protovescovo di Glasgow, forse poichè secondo la tradizione nella cattedrale di tale città sarebbero custodite le sue reliquie.
San Conan o Mochonna di Man
San Conan di Man è stato un vescovo irlandese vissuto nel VII secolo. I bollandisti con le loro ricerche storiche l’hanno annoverato tra i primi vescovi di Man. Su di lui sappiamo ben poco, anche se John Colgan fornice una sintesi biografica circa la sua vita e le sue opere. Ma, purtroppo la storia dell’isola di Man, tra il V e il VI secolo essendo molto oscura, difficilmente si possono avere delle notizie certe anche su questo vescovo. In alcuni testi, san Conan è indicato quale «vescovo di Inis-Patrick» che viene ricordato per la sua opera evangelizzatrice tra gli abitanti di Man. Non siamo nemmeno sicuri della sua data di morte. Alcuni ne indicano il giorno 26 gennaio, mentre il Colgan, basandosi su alcuni antichi martirologi irlandesi, indica, il 13 gennaio 684 quale il giorno della sua morte. San Conan di Mel vescovo non va confuso con altri santi come Conan di Assaroe, che è ricordato nel giorno 8 marzo e Conan di Ballinamore che è ricordato nel giorno 16 aprile e con San Conindrio, discepolo di San Patrizio, morto nel 560. San Conan di Man è ricordato nel giorno della sua festa, che si tiene il 13 gennaio.
San Deoraith
San Deoraith (o Deuraid) era il figlio di Bracan un oriundo irlandese e di Din figlia di un re sassone; era fratello di San Beoc (o Dabeoc). Su di lui sappiamo ben poco. La tradizione ci riporta che insieme ad alcuni suoi fratelli fondò un monastero a Eadardruim, nella diocesi di Elphin, in Irlanda. San Deoraith nel martirologio di Tallagh viene chiamato Deuraid ed è pure citato nel testo “A Biographical Dictionary of the Saints” di F. G. Holweck, stampato a Londra nel 1924. La festa per questo santo irlandese era celebrata nel giorno 13 gennaio.
14 gennaio Beata Alfonsa Clerici
Suor Alfonsa Clerici (1860-1930) era già insegnante quando entrò tra le Suore del Preziosissimo Sangue di Monza. Il suo campo di apostolato fu l’insegnamento e l’educazione dei giovani. Fu anche segretaria e consigliera generale del suo Istituto.
San Dazio
Di San Dazio, ventiseiesimo vescovo di Milano, morto tra febbraio e marzo 552, va ricordata la carità intelligente e operosa. Quando nel 535-536 una terribile carestia colpì la regione, ottenne dal prefetto, Cassiodoro, di distribuire alla popolazione affamata le riserve di grano, custodite a Pavia e Tortona. È il segno di quanto Dazio fosse stimato, e insistente nel bussare sino a che non si apre la porta del cuore. Convinto che fosse dovere del vescovo farsi carico anche delle sofferenze del suo popolo, nel 538 si mise in viaggio per Roma, per convincere Belisario ad inviare truppe contro i Goti, che devastavano la diocesi e l’Alta Italia. Purtroppo, mentre era lontano Milano fu devastata dai Goti e Dazio non poté più tornare tra i suoi. «Troppi muoiono senza battesimo per l’assenza del vescovo», scrissero i presbiteri al vescovo, ma questi era a Costantinopoli, coinvolto nello sforzo di salvare la libertà della Chiesa dall’invadenza di Giustiniano, che si piccava di imporre per legge le sue teologie. Ambrogio, invece, insegnava: «Gesù Cristo, nostro Signore, ha ritenuto che gli uomini possano essere obbligati e stimolati a fare il bene, più con la benevolenza che con la paura».
Sant' Engelmaro
Era un eremita, molto popolare e molto stimato, che visse nell’XI secolo in un bosco nei pressi di Passau, Passavia in italiano, l’incantevole città bavarese protesa come la prua di una nave sulla confluenza a «V» dell’Inn nel Danubio; proprio nel punto in cui si uniscono i due grandi e solenni fiumi che bagnano sui due fianchi il centro abitato, un terzo fiume, l’Ilz, si getta in quelle acque, contribuendo a rendere il luogo veramente suggestivo. Passau - nella cui cattedrale gotica si trova uno dei più grandi organi del mondo, ricco di ben 17.000 canne che ogni domenica mattina fanno sentire in un pubblico concerto la maestosità e l’incanto del loro suono - era sede vescovile fin dal 739, e alla sinistra del Danubio, su uno sperone dominante la città, sorge ancora la fortezza d’Oberhaus (XVIII secolo), residenza dei vescovi. Engelmaro nacque in Baviera in una povera famiglia di contadini. Incline alla pietà e alla vita solitaria, poté avere come maestro dello spirito un pio eremita armeno, di nome Gregorio, ex-vescovo desideroso di solitudine e di perfezione, il quale si era ritirato nella foresta bavarese per prepararsi alla morte. Morto Gregorio nel 1093, Engelmaro rimase solo in quell’eremo, nei pressi del piccolo centro di Windberg, conducendo vita di lavoro, austerità e preghiera. Gli abitanti della regione continuarono ad andare a fargli visita, per chiederne consigli e conforto, come facevano quando il vescovo era ancora vivo. Presto il santo eremita fu circondato dalla stima e dall’affetto di tutti; ma la grande venerazione di cui divenne oggetto e le sue stesse virtù suscitarono l’invidia di un tale che da qualche tempo si era subdolamente associato a lui, facendo credere di voler condurre sotto la sua guida quella dura esistenza, e che nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 1100 lo uccise barbaramente, nascondendone il corpo sotto la neve e abbandonando subito il paese. Secondo un’altra tradizione quel miserabile uccise Engelmaro per impadronirsi dei tesori che supponeva egli avesse: ma non trovò nulla, poiché il buon eremita distribuiva ai poveri tutte le offerte che riceveva. Sta di fatto che quell’azione orribile fu scoperta soltanto alcuni mesi dopo, quando si sciolsero le nevi e le spoglie dell’eremita riaffiorarono e furono notate da un sacerdote, che provvide a seppellirle. La leggenda racconta che dal corpo del morto si irradiò un fascio di luce. Nel 1331 i Premonstratensi di Windberg trasportarono i resti di Engelmaro nella loro chiesa, dove la tomba del santo è ancora oggi meta di pellegrinaggio. Ogni anno gli abitanti del villaggio di Saint-Englmar praticano tuttora un’antica usanza, detta «In cerca di Engelmaro», fingendo appunto di andare alla ricerca del corpo del santo nascosto dall’omicida: si nasconde nel bosco un’immagine del santo che, una volta trovata, è riportata in paese con una solenne processione.
Sant' Eufrasio di Clermont
Sant’Eufrasio (lat. Euphrasius; fr. Eufraise) è considerato il tredicesimo vescovo di Clermont. Nella cronotassi ufficiale della diocesi, figura dopo Sant’Abrunculo e prima di Apollinare II. Sant’Eufrasio, viene menzionato per la prima volta come un vescovo che si fece rappresentare al concilio di Agde del 506. Sappiamo inoltre che fu tra i protagonisti con altri trentun vescovi al concilio di Orleans del 511, dove si gettarono le basi di quel rinnovamento culturale e sociale operato nella Chiesa dai concilii merovingi. Nel racconto tradizionale si dice che accolse san Quinziano, vescovo di Rodez, cacciato dalla sua sede dai Visigoti, il quale gli sarebbe succeduto, nel 515, dopo Apollinare II. Sant’Eufrasio ebbe una corrispondenza con Ruricio e con Avito di Vienne. San Gregorio di Tours, ricordandolo per la sua ospitalità, ci riporta che morì, quattro anni dopo Clodoveo I, nel 515, dopo ben venticinque anni d’episcopato. Sant’Eufrasio è ricordato nel catalogo episcopale riportato da Hugues de Flavigny nella sua Chronaca dell’XI secolo, dove vengono menzionati solo ventisei vescovi di Clermont, da Sant’Austremonio a Procolo. La sua festa, fissata nel martirologio romano, si tiene nel giorno 14 gennaio.
San Felice da Nola
La memoria di san Felice da Nola è arrivata a noi grazie all'opera di san Paolino da Nola, che "valorizzò" il luogo della sua sepoltura. Felice era nato nel III secolo e fu collaboratore del vescovo Massimo: davanti alla persecuzione, però, il presule dovette rifugiarsi lontano dalla città. Felice, invece, fu catturato e torturato; secondo la tradizione venne salvato miracolosamente. Fu solo con la pace costantiniana nel 313 che il sacerdote poté tornare a Nola. Per questa prova egli è venerato come martire, anche se non venne ucciso dai persecutori. La comunità locale lo avrebbe voluto come vescovo ma lui oppose un deciso rifiuto e scelse di vivere in povertà fino alla morte.
San Firmino di Mende
San Firmino (o Firminus, Firmin), vescovo di Mende, nella cronotassi occupa il quarto posto. Secondo Gallia Cristiana figura al terzo posto, dopo San Privato, in altri antichi cataloghi non viene neppure menzionato. Le ultime ricerche invece, lo collocano al quarto posto dopo Geniale e prima di Valerio (menzionato nel 531). Sembra sia stato il pastore della diocesi intono all’anno 402. Di lui non sappiamo nulla. Alcune fonti ci dicono che la sua tomba sia stata scoperta a Banassac, nel 1956. Ma la vicenda di San Firmino è tutta da confermare. La sua festa ricorre nel proprio della diocesi di Mende il 19 gennaio, mentre nel Martyrologium Romanum è collocato al 14 gennaio.
15 gennaio Sant' Ableberto (Emeberto)
Sembra certo che Ableberto (più noto col nome di Emeberto) abbia occupato il quinto o il sesto posto dopo san Vedasto nel seggio vescovile di Cambrai - Arras.Il suo episcopato si colloca tra il 627 e il 645. La nostra certezza si limita a quest'unico dato cronologico, fondato sulla concorde testimonianza di tre liste di vescovi redatte nel secolo IX (Gesta pontificum Cameracensiurn, ms. 92 di Boulogne-sur-Mer). I cataloghi vescovili posteriori (sec. XI) gli danno il titolo di beato e lo confondono comunemente con Ildeberto, fratello di san Gudula, che i mss. del IX sec. citano come nono vescovo di Cambrai. Ableberto morì forse ad Ham, nel Brabante, suo paese natale, donde il suo corpo sarebbe stato trasferito nella chiesa di Sant' Aldegonda a Maubeuge, nella quale, però, nonostante i tentativi fatti nel sec. XVII, non fu mai ritrovato. La sua festa è ancora celebrata nel Proprium della diocesi di Cambrai il 21 febbraio, mentre negli Acta Sanctorum è collocata al 15 gennaio.
Beato Angelo da Gualdo Tadino
Nato da poveri genitori presso Gualdo Tadino (Perugia) verso il 1270, all'età di sedici anni entrò nel monastero camaldolese di San Benedetto di Gualdo, in qualità di converso. Più tardi, verso il 1300, ottenuto il permesso del suo abate, si ritirò a far vita eremitica in una località non lontana dal monastero. Morì il 15 gennaio del 1325. Il corpo, con grande concorso di popolo, fu trasportato in città e collocato nella chiesa di San Benedetto, che ora è concattedrale insieme con quella di Nocera Umbra. Il culto risale al sec. XIV. Nel 1343 il vescovo di Nocera, il beato Alessandro Vincioli, fece collocare le sacre reliquie in una nuova urna di pietra rossa e dedicò al beato una cappella della chiesa abbaziale. Il 16 aprile 1443 il vescovo Bolognini gli dedicò un nuovo altare in San Benedetto, esponendo il corpo, chiuso in un'altra urna di legno, alla pubblica venerazione; i lati dell'altare furono affrescati con dipinti che ricordano alcuni miracoli operati dal beato. A sua volta il vescovo Giovanni Marcolini, nel 1450, consacrò il piccolo oratorio unito alla cella abitata dal santo eremita. Il culto di Angelo fu approvato nel 1633 e di nuovo nel 1825. La sua festa liturgica si celebra il 15 gennaio. Angelo è patrono di Gualdo Tadino.
Sant' Arnoldo Janssen
Arnold Janssen, prete e insegnante tedesco, iniziò nel 1873 un'attività di apostolato missionario dapprima fondando un mensile, il "Piccolo Messaggero del Sacro Cuore di Gesù", poi nel 1875 la Società del Verbo Divino (Verbiti). A causa delle leggi anticattoliche bismarckiane (Kulturkampf) la casa madre sorse a Steyl, in Olanda. La prima missione fu nella Cina meridionale, ma presto i Verbiti si diffusero in tutti i continenti. Nacquero anche un ramo femminile, le Serve dello Spirito Santo e uno contemplativo, le Serve dello Spirito Santo dell'Adorazione perpetua. «Dinanzi alla luce del Verbo e allo Spirito della grazia recedano le tenebre del peccato e la notte del paganesimo. E il Cuore di Gesù viva nel cuore degli uomini», è la preghiera che il fondatore faceva recitare al termine di ogni riunione. Janssen - morto a Steyl nel 1909 a 72 anni - è stato canonizzato il 5 ottobre 2003 insieme a uno dei primi Verbiti, l'altoatesino Josef Freinademetz, morto in Cina 13 giorni dopo di lui, e a Daniele Comboni. (Avvenire)
Sant' Arsenio di Reggio Calabria
Le sue vicende sono conosciute attraverso la Vitadi s. Elia Speleota, anch'egli di Reggio, il qualene fu prima discepolo e poi compagno inseparabilefino alla morte. A. nacque nel primo trentenniodel sec. IX e all'età di quindici anni abbracciò leforme del severo ascetismo calabro-greco, che caratterizza la vita monastica del sec. IX in Calabria:amore della solitudine, durezza di vita improntataagli esercizi della mortificazione più estenuante, di-giuni e astinenze prolungate, preghiera assidua econtemplazione. Contrariamente a quel che si notanei monaci bizantini coevi, che sono quasi sempredei laici anacoreti, Arsenio ricevette gli ordini sacerdotali e nel suo ritiro non si allontanò molto dallapropria città. Nella solitudine alternava la preghiera al lavoro manuale, vivendo con i proventi delleproprie fatiche. Un giovane di nome Elia, sentendosi chiamatoalla vita monastica, fu inviato a lui da un santomonaco romano, Ignazio; Arsenio stesso gli recise lachioma, gli fece indossare l'abito della penitenza ese lo tenne con sé fino alla morte come figliuolocarissimo più che come confratello. Animati da quello spirito d'irrequietezza, checaratterizza l'ascesi calabro-greca del tempo, essi sistabilirono prima presso la chiesa di S. Lucia diPendino, a brevissima distanza da Reggio. Ma qui,per le pretese di un prete del duomo che avevausurpato il campicello da essi coltivato per il proprio sostentamento, dovettero ricorrere al tribunaledello stratega bizantino; la petizione, però, si risolse in un'altra ingiustizia, perché lo stratega,richiamato al suo dovere da Elia, reagì violente-mente fino a percuotere a sangue il santo monaco.A. allora, gli predisse la morte imminente, che locolse dopo tre giorni. I due monaci, allontanatisi da S. Lucia di Pendino, si rifugiarono presso la chiesa di S. Eustraziodi Armo, a sud-est di Reggio. Qui Arsenio fu arricchitodel dono di discernimento degli spiriti per cui talora conosciuta, durante la celebrazione della Messa, l'indegnità di qualche anima, la esortava apurificarsi prima di accostarsi alla Mensa Eucaristica. Tra gli altri, ammonì un ricco mercante dischiavi perché smettesse quel turpe commercio; maquesti, trascurato l'avvertimento, poco dopo morìe la vedova offrì al santo monaco delle elemosine,affinché celebrasse in suffragio dello sposo il Sacrificio. Ma durante la celebrazione, mentre Arseniostava per pronunziare il nome del mercante, unangelo gli tirò due volte la veste e gli impose ilsilenzio. Egli capì allora che nessun suffragio avrebbe potuto giovare a quell'infelice e, scrupolosamente, restituì alla vedova le elemosine ricevute. Viceversa seppe, per rivelazione, della misericordia usatada Dio all'anima di un povero, per il quale egliaveva celebrato la Messa. Usava, quindi, il santoripetere ai fedeli che i peccati leggeri sono comela paglia e il fieno, che si distruggono facilmente,mentre quelli mortali sono come il ferro e il piom-bo, che pesano molto e difficilmente si distruggono. Mentre Arsenio ed Elia dimoravano ad Armo previdero le incursioni dei Saraceni: essi passarono,perciò, prima in Sicilia e poi in Grecia. Qui dimorarono per otto anni in una torre presso Patrasso,edificando il popolo con l'esempio della loro vitasantissima, con la parola ardente e coi frequentimiracoli. Quando si decisero a ritornare in Calabria, il vescovo, il clero e il popolo della città vi siopposero decisamente e il vescovo non si peritòdi accusarli di furto e di farli gettare in prigione,pur di impedire il loro allontanamento: essi, però,riuscirono ugualmente a fuggire e a ritornare adArmo. Lì ricevettero la visita di un altro austeroasceta, s. Elia di Enna, che rivelò al suo omonimodi Reggio i doni straordinari di cui Dio avevaornato l'anima di Arsenio: quest'ultimo, poco tempodopo, sfinito dalle mortificazioni più che dall'età,passò serenamente al Signore e fu sepolto nellachiesa di S. Eustrazio. Il popolo lo ebbe in granvenerazione e lo acclamò santo. La sua morteavvenne probabilmente il 15 gennaio del 904, cioèdopo due anni dalla caduta di Taormina, che resegli Arabi padroni di tutta la Sicilia. Meno probabile sembra la data del 928, attestata dal Rodotà;certamente errata quella del 995, ricordata daDomenico Martire, dato che lo Speleota, il qualesopravvisse di molto ad Arsenio, morì nel 960. Elia stessoraccontò ai suoi discepoli che, dopo diversi annidalla morte di Arsenio, i Saraceni raggiunsero Armo escoperchiarono la sua tomba, sperando di trovarviun tesoro. Delusi, vollero bruciare il corpo delsanto, ma, prodigiosamente, non riuscirono adaccendere il fuoco.
San Bonito di Clermont
Le notizie pervenute intorno a Bonito (Bonet, Bonnet, Bond, Bont) sono riunite in una Vita compilata da un monaco di Manglieu in base a testimonianze oculari fornite dal suo superiore diretto, l'abate Adelfio, incaricato a suo tempo del trasferimento delle reliquie del santo da Lione a Clermont. Bonito nato in Alvernia nel 623 da Teodato e Siagria, ricevette un'educazione pari al suo rango. Apprese il diritto romano sui decreti di Teodosio, «nec non Theodosii edoctus decretis». Introdotto alla corte di Sigeberto III, re d'Austrasia e di Neustria dal 634 al 656, percorse i vari gradi della carriera amministrativa, divenendo primo coppiere, poi referendario o guardasigilli, con l'incarico di custodire l'anello reale. Durante le guerre civili fra le guarnigioni dei palazzi di Neustria e di Austrasia, succedute alla morte di Sigeberto III, sotto il governo nominale di Tierrico III e la reggenza effettiva di Pipino d'Héristal, Bonito fu nominato patrizio o rettore della prefettura di Marsiglia, la più importante della monarchia franca e retta con particolare regime amministrativo, perpetuato probabilmente dai tempi di Teodorico. Come patrizio Bonito proibì il mercato degli schiavi e riscattò, finché il suo patrimonio e l'appannaggio reale glielo permisero, quelli che erano già stati venduti e introdusse nelle chiese della provincia il culto di san Sidonio Apollinare, vescovo di Clermont. Quando il fratello Avito, vescovo della stessa città, venne a morte nel 690, Bonito gli succedette, perché Avito l'aveva designato sollecitando l'approvazione di Tierrico e di Pipino (il praeceptum regis de episcopatu), approvazione che, peraltro, giunse di buon grado poiché il candidato era stato «persona grata» al predecessore. La cattedra, ottenuta dalle mani del fratello, cioè con una modalità di trasmissione espressamente condannata dal concilio di Parigi del 614, pure se appoggiata dal clero della diocesi, divenne ben presto per Bonito fonte di scrupoli, che la vicinanza di san Teo, monaco di Solignac e discepolo di sant'Eligio, acuì e rese così intollerabili da spingerlo ad abdicare. Al ritorno da una visita ad una nipote badessa a Royat, che lo aveva confermato nell'intenzione di abbandonare il seggio, egli designò vescovo, e fece salutare come tale dalla corte, Nordeberto. L'abdicazione, però, non sembra del tutto volontaria, come vorrebbe far credere il biografo, se al momento di morire Bonito sentì la necessità di riconciliarsi con il suo successore e rivale, «cum sibi successore atque aemulo pacis vincula nectit». Prima di recarsi a Roma, in pellegrinaggio ad limina apostolorum, si ritirò per qualche tempo nell'abbazia di Manglieu e di qui passò a Lione, nel monastero di Isle-Barbe, pacificando il vescovo Goduino e Drogo, figlio maggiore di Pipino d'Héristal. Passato il confine presso il monastero di San Maurizio d'Agaune e giunto in Italia, Bonito liberò Ariperto, figlio di Ragimperto, duca di Torino, asserragliato in Pavia dall'assedio di Liutperto (701). Proseguì il viaggio per Roma dove compì il pellegrinaggio alla tomba degli apostoli e riscattò dalla servitù numerosi schiavi. Sulla via del ritorno, a Chiusi, operò guarigioni e spese tutto il denaro che possedeva in elemosine sì da dover tornare prontamente a Lione, dove morì, nel 706, per un attacco di gotta. La festa di Bonito cade il 12 gennaio, o secondo altri il 15 dello stesso mese. Il suo corpo, sepolto nel monastero di San Pietro a Lione, dopo non molto tempo fu riportato in Alvernia; nel monastero rimase solo il velo che copriva il suo volto. Il vescovo Proculo, nel 712, collocò le reliquie nella chiesa di San Maurizio di Clermont sotto l'altare dedicato agli apostoli, che assunse il nome del santo. Nel XIII sec. esse passarono nella cattedrale di Clermont, dove a Bonito fu dedicata una cappella (oggi di Notre-Dame de la Pitié), ornata di vetrate che illustrano alcuni miracoli operati dal santo. Nel tesoro della cattedrale erano conservati, almeno fino al 1718, un reliquiario in argento dorato, contenente il capo del santo, e una pianeta di seta verde, che, secondo una leggenda, egli avrebbe ricevuto dalla Madonna durante una visione, ma che in realtà era un pallio donato nel 988 a Gerberto, vescovo di Reims, da Adelaide, moglie di Ugo Capeto. Il pallio fu attribuito a Bonito solo dopo il X sec., poiché negli inventari dell'epoca è ancora ricordato come Pallium Adelaidis.
San Botonto
Il 28 dicembre 1841 a Roma nella via Nomentana vennero rinvenuti i resti di un fanciullo e di altri sette martiri con una ampolla di sangue. L'iscrizione sepolcrale indica il suo nome così: “Botonto qui vixit annis III. Mensibus II. in pace.” [Botonto, che visse tre anni e due mesi, (è qui ) nella pace]. Il martirio risale all'epoca della persecuzione di Diocleziano, nel 303 circa. Per concessione di papa Gregorio XVI, le reliquie del martire vennero donate al re Carlo Alberto di Savoia, che ne decise la solenne collocazione nella chiesa del convento torinese del Monte dei Cappuccini il 15 gennaio 1843.
16 gennaio Santi Berardo, Otone, Pietro, Accursio e Adiuto
Berardo, Otone, Pietro, Accursio e Adiuto furono i primi missionari inviati da San Francesco nelle terre dei Saraceni. Giunti nella Spagna, sprezzanti del pericolo, cominciarono a predicare la fede di Cristo nelle Moschee. Condotti dinanzi al Sultano e imprigionati, e poi trasferiti nel Marocco con l’ordine di non predicare più il nome di Cristo, continuarono con estremo coraggio ad annunciare il Vangelo. Per questo furono crudelmente torturati e, infine, decapitati il 16 gennaio 1220 per ordine del principe dei Mori. All’annuncio del glorioso martirio, san Francesco esclamò: “Ora posso dire con sicurezza di avere cinque Frati Minori”. Furono canonizzati dal papa francescano Sisto IV nel 1481.
San Dana (Danatte)
Vissuto nel IX secolo, originario di Valona (Albania) , S.Dana approdò nel Capo di Leuca insieme con alcuni suoi connazionali. Prestò servizio, come diacono, nel Santuario di S. Maria di Leuca. in seguito a una incursione di Mori, nell'approssimarsi delle navi saracene, il giovane diacono prese con sé la pisside con l' Eucaristia e fuggì verso Montesardo, luogo sicuro e difeso. Ma lungo il percorso a 5 miglia da Leuca, in località "La Mora" fu raggiunto e ucciso in odio alla fede cristiana. Ebbe il tempo di consumare le Sacre Particole per non esporle alla profanazione. Sul Luogo del martirio sorge una stele marmorea, che dista circa 200 metri dal paesino che porta il suo nome. La festa si celebra il 16 gennaio.
San Dianoch
San Dianoch è un vescovo irlandese di cui non sappiamo nulla. Il suo nome è riportato in due martirologi. In quello del Donegal si dice che era vescovo di Domhnach-Mor-Muighe-Ene (Donoughmore) nella contea di Donegal; mentre in quello di Tallaght è citato come vescovo di Droma-moir (Dromore) sempre nella contea del Donegal in Irlanda. Entrambi i martirologi riportano la festa per san Dianoch nel giorno 16 gennaio.
San Fursa (Furseo)
Nacque forse sulla costa occidentale irlandese, nei pressi di Lough Corrib, nella contea di Galway, o forse sull'isoletta di Inchiquin. Rispetto ai numerosi altri primi santi irlandesi dei quali ben poco è stato tramandato, possediamo invece parecchi elementi della vita di Fursa, soprattutto grazie alla «Storia Ecclesiastica» scritta da San Beda il Venerabile entro un secolo dalla sua morte, basandosi su racconti di testimoni oculari. Secondo Beda, Fursa fondò un monastero a Rathmat, nome fittizio forse inventato da una leggenda successiva. Trascorso un periodo come predicatore itinerante, con i confratelli san Foillan e sant'Ultan si trasferì in Inghilterra. Qui il re dell'Est Anglia Sigeberto II, venerato come martire, lo ricevette cortesemente e gli affidò l'antica fortezza di Cnobheresburg perché la trasformasse in un monastero. Il santo sovrano morì poi in battaglia il 27 settembre 637 e negli anni successivi Fursa si recò in Gallia, ove fu ricevuto con tutti gli onori dal re Clodoveo II. Fondò poi un monastero a Lagny-sur-Marne, su un terreno donatogli dal governatore della Nesturia Ercinoaldo. Il santo abate morì tra il 648 ed il 650 presso Mezerolles, nella regione della Somme, durante un viaggio. (Avv.)
Beato Giacomo da Luino
Giacomo apparteneva alla nobile famiglia degli Eleuterii (de` Leuteri), figlio di Beltrame, come risulta da alcuni documenti del 31 luglio 1436 e del 1477. Nato probabilmente a Luino verso il 1416, trascorse buona parte della vita tra Luino e Ticinallo, impegnato nella cura degli affari familiari. Alla matura età di quarantadue anni decise di vestire l’abito dei conversi carmelitani, entrando nel convento di Melegnano. Nel 1475 tornò in paese con due frati conversi che l’aiutarono ad edificare, su un terreno di famiglia presso la riva del lago, un convento con a fianco una chiesa dedicata alla Vergine (oggi santuario del Carmine). Il beato si dedicò alla cura spirituale degli abitanti del posto ed alla questua per la comunità che si andava formando. Si diffuse la sua fama di santità, grazie ad alcune favori che ottenne dal Signore, come la guarigione del figlio di una vedova travolto da un muro e il risanamento di un braccio storpio. Era tale la sua carità verso i bisognosi che si disse trasformava pietre e acqua in pane e vino. Fra’ Giacomo pregava in ginocchio molte ore della notte, a scapito della salute. Morì nel 1477, i presenti affermarono che attorno al corpo si accesero miracolosamente molte candele. Altri prodigi si verificarono in seguito, in particolare una sua berretta (o un cappuccio), era richiesta dalle donne che stavano per partorire per porlo sul ventre. Luino fu, per i meriti di questo servo di Dio, preservata dalla peste e da tempeste orribili. Il beato Giacomo fu sepolto nella Chiesa di S. Pietro in Campagna, l`antica parrocchiale che sorgeva appena fuori del borgo. Negli Atti della visita pastorale di S. Carlo Borromeo del 1574 si riporta una scrittura del 21 ottobre 1569, attestante le ricerche fatte sulla sua vita. Il Borromeo vedendo che la chiesa di S. Pietro era in condizioni precarie, ordinò il trasferimento della parrocchia in una nuova chiesa da erigersi in Luino; tali lavori iniziarono nel 1578. Nel 1834, rifacendosi il pavimento della chiesa di S. Pietro, il sepolcro fu ritrovato e il corpo deposto nella cappella della Vergine costruita alla fine del secolo XV, dove un affresco attribuito a Bernardino Luini lo ritrae con l’aureola insieme ai Magi e alla Madonna, con lo sfondo del Lago e della città. Nel 1778 il convento del beato Giacomo fu soppresso e i frati (Carmelitani scalzi) trasferiti dai di Milano. Oggi l’antica chiesa di S. Pietro ha a fianco il cimitero e conserva il campanile romanico. Nel martirologio ambrosiano il b. Giacomo fu annoverato tra i beati.
San Giacomo di Tarantasia
San Giacomo è considerato l’evangelizzatore della Tarantasia, subregione della Savoia, e primo vescovo di Moûtiers, cittadina capoluogo di questa grande vallata. Proveniva dalla Siria ed aveva prestato servizio nell’esercito persiano. Sant’Onorato lo condusse con sé nella Gallie ed infine con lui nacque al Cielo il 16 gennaio 429. Il Martyrologium Romanum li commemora infatti entrambi proprio in tale anniversario.
17 gennaio Sant' Antonio
Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa. Per due volte lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Conciliio di Nicea. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore.
Beato Enrico da Comentina
La famiglia Comentina (o dei Comentini) nei secoli XII-XIV possedeva ad Asti varie case ed un palazzo, di cui esiste ancora la torre, oggi detta di san Bernardino, in stile gotico con merlatura ghibellina a coda di rondine, forse la più alta torre del Piemonte.Enrico dapprima fu presso la corte papale di Avignone – residenza dei papi dal 1309 al 1376 - con l’incarico di “Uditore” pontificio, poi ebbe l’incarico di Legato papale in Asia Minore e Patriarca di Costantinopoli. Fu decapitato a Smirne dai Turchi il 17 gennaio 1345, mentre celebrava la santa messa.Il suo corpo fu traslato ad Asti nel 1392. Oggi riposa nella cattedrale, sotto l’altare del Santissimo Sacramento, dove fu traslato dalla chiesa di San Francesco nel 1801.Viene esposto alla pubblica venerazione nei tempi di calamità atmosferica (siccità o inondazioni), perché secondo la tradizione (che ha recepito elementi leggendari), l’urna con il suo corpo sarebbe stata salvata dalle acque in burrasca nel trasporto dall’Oriente nella città di Asti. Per questo è popolarmente invocato come il “santo dell’acqua”.
Beata Eufemia Domitilla
Figlia del duca Przemislao di Ratibor (Slesia), entrò nel convento domenicano di questa città divenendone priora. Morì il 17 gennaio 1359 in fama di santità. Dal popolo è venerata come beata. Il suo corpo, dal 1821, è nella chiesa parrocchiale di Liebfrauen.
Beato Gamelberto
Gamelberto (ted. Amelbert, Gamulbert), figlio di nobili e ricchi genitori, nato verso il 720 in Michaelsbuch (Baviera Inferiore), si rifiutò di scegliere la carriera militare ed accettò l'incarico di pascolare le greggi. Spinto da un sogno da lui creduto provvidenziale, imparò a leggere e acquistò una grande conoscenza delle Sacre Scritture. Morto suo padre, fu ordinato sacerdote e cominciò ad adoperarsi, sui propri fondi patrimoniali, alla salvezza e santificazione delle anime. Secondo l'uso di quei tempi pellegrinò a Roma alle tombe degli Apostoli. Tornato a casa sua, costruì accanto alla chiesa una piccola cella dove si dedicava agli esercizi di pietà e al servizio dei bisognosi. Sentendo la morte vicina, diede i suoi possedimenti al suo figlioccio Utto per la fondazione del monastero di Metten. La sua festa si celebra nella diocesi di Ratisbona il 17 gennaio, giorno anniversario della sua morte avvenuta verso l'anno 800. Il suo culto venne confermato il 25 agosto 1909.
San Gennaro Sanchez Delgadillo
Nacque a Zapopan, Jalisco (arcidiocesi di Guadalajara) il 19 settembre 1876. Fu vicario di Tamazulita, della parrocchia di Tecolotlán, Jalisco (diocesi di Autlán): il suo parroco elogiava la sua obbedienza e i fedeli ammiravano la sua rettitudine, il suo fervore, la sua eloquenza nella predicazione, ed accettavano con piacere l'imagine del padre Jenaro quando chiedeva una buona preparazione per poter ricevere i sacramenti. I soldati ed alcuni coloni lo individuarono mentre insieme ad alcuni fedeli suoi amici andava per i campi. Vennero tutti lasciati liberi mentre il Padre Jenaro venne condotto su un colle vicino a Tecolotlán e su un albero prepararono la forca. Padre Jenaro posto di fronte del plotone, con eroica serenità proferì le seguenti parole: "Paesani, mi impiccheranno; Io li perdono, che anche mio Padre Iddio li perdoni e che sempre viva Cristo Re!". I carnefici tirarono la corda cosi forte che la testa del martire battè violentemente su un ramo dell'albero. Dopo poco morì in quella stessa notte del 17 gennaio 1927. L'astio dei soldati continuò e tornati all'alba fecero scendere il cadavere, gli spararono sulla spalla e una pugnalata quasi attraversò il corpo ormai inerte. (Avvenire)
San Giuliano Saba
La figura di San Giuliano Saba si colloca nel complesso periodo della disputa ariana sorta in Oriente. Eremita famoso per il suo grande ascetismo, gli ariani di Antiochia sostenettero che Giuliano aveva abbracciato la loro causa e nel 372 venne allora convocato dagli ortodossi per difendersi dall’accusa rivoltagli. La sua difesa si rivelò estremamente efficace, la sua presenza ed il suo prodigioso operato ebbero effetti assai incoraggianti per i fedeli antiocheni. Appena conclusasi la sua missione, non essendo amante del frastuono della città, tornò a ritirarsi nella sua grotta nei pressi dell’Eufrate, in Mesopotamia. Morì nel 377.
18 gennaio Beato Andrea Grego da Peschiera
Fu discepolo di s. Antonino nel convento di s. Marco a Firenze. Terminato il periodo di formazione, venne inviato a predicare nella Valtellina. Qui prodigò a favore della povera popolazione ogni sua energia e 45 anni di durissimo ministero gli valsero l'appellativo di apostolo della Valtellina. Il segreto del suo successo era dovuto all'esercizio eroico della penitenza, dell'umiltà e dell'obbedienza. Ripeteva spesso:
Beata Beatrice II d'Este
Le poche notizie biografiche ci sono pervenute dall'atto di monacazione, dal testamento del padre, dalla breve biografia di un monaco padovano, quasi contemporaneo, da un cenno nella Chronica parva ferrariensis e dalla biografia di una monaca ferrarese (Monastero di S. Antonio Abate, Catasto dei privilegi del sec. XVI ed altra copia del sec. XV in Bibl. Ariostea, fondo Antonelli, n. 503). I Bollandisti si limitano a riportare passi di vari autori (Padovano, Signa, martirologi benedettini) ed un miracolo del 1628. Figlia di Azzo IX (VII), marchese d'Este e signore di Ferrara, e di Giovanna di Puglia, Beatrice nacque in Ferrara intorno al 1230. Educata agli esempi della zia Beatrice, monaca a Gemmola (Padova), e della nonna Leonora di Savoia, fu data in sposa (1249) a Galeazzo, figlio di Manfredi e podestà di Vicenza. Nel raggiungerlo a Milano, ebbe la dolorosa notizia della sua morte in battaglia contro Federico II. Ritornata a Ferrara, si ritirò a vita monastica nell'isoletta di S. Lazzaro, ad ovest della città, con alcune damigelle di corte, ricevendo l'abito di s. Benedetto. Cresciuto il numero delle religiose, ottenne dal papa Innocenzo IV di trasferirsi nel monastero di S. Stefano della Rotta (1257), presso il quale sorse la chiesa di S. Antonio abate, costruita nel 1267. Beatrice emise i voti nelle mani del vescovo Giovanni, abbracciando la regola di s. Benedetto il 25 marzo 1254. Vissuta santamente, morì il 18 gennaio 1262, e non, come ritenne il Muratori, nel 1270. Fu sepolta in un'ala del gran chiostro trasformata in cappella, e il suo sepolcro fu meta di pellegrinaggi. Clemente XIV ne approvò il culto il 23 luglio 1774 e Pio VI concesse la Messa e l'Ufficio proprio nel 1775, fissandone la celebrazione al 19 gennaio, poiché il 18 ricorreva la festa, ora soppressa, della Cattedra di s. Pietro in Roma. Dal suo sepolcro marmoreo, in certi periodi dell'anno, trasuda miracolosamente un liquido e dalle sue ossa si sprigiona un delicato profumo. Le molte grazie ottenute in occasione di calamità pubbliche rendono il luogo oggetto di grande venerazione.
Santi Cosconio, Zenone e Melanippo
Santi COSCONIO, ZENONE e MELANIPPO, martiri Il Bolland (Acta SS. Ianuarii, I, Venezia 1734, p. 997) recensisce al 15 gennaio questi martiri come appartenenti alla Chiesa egiziana. In realtà si tratta di tre martiri di epoca assai antica o almeno anteriore a Diocleziano. Il Martirologio Siriaco del sec. IV ha, infatti, al 19 gennaio in Nicea (memoria) di Cosconio, Zenone, Melanippo (Meliufos) tra i martiri antichi; e al 23 febbraio: in Asia, tra i martiri antichi, Policarpo vescovo e Arato, e Cosconio, Melanippo (Melanuhfôs) e Zenone; e ancora al 2 settembre: in Nicomedia (= Nicea) Afitarqin e Cosconio, Zenone e Melanippo. La memoria è passata nel Martirologio Geronimiano che li recensisce giustamente al 19 gennaio e ne anticipa il ricordo al 18 e al 15 dello stesso mese: «Niceae Cosconi Zenonis Melanippi». Da quest'ultima nota, funestata dai soliti errori di trascrizione e dell'inserzione topografica «in Aegypto» (da riferirsi ad altri nomi), è nata la recensione bollandista.
Beata Cristina (Mattia) Ciccarelli da L'Aquila
Nacque a Colle di Lucoli (L'Aquila) nel 1480 e fino a 25 anni trascorse la vita in famiglia esercitandosi nella preghiera e nella penitenza. Entrata nel monastero agostiniano di Santa Lucia a L’Aquila, mutò il nome di Mattia in Cristina e coltivò fedelmente l'osservanza regolare, l'amore ai poveri e la pazienza nelle sue lunghe infermità. Contro la sua volontà fu eletta per diverse volte Abbadessa del suo monastero. Morì il 18 gennaio 1543.Il suo culto fu confermato da Gregorio XVI nel 1841.
San Deicolo
San Deicolo era originario dell’Irlanda, verde isola che ha donato alla Chiesa non pochi fiori di santità. Insieme con il celebre San Colombano partì per la Gallia, ove fondò la grande abbazia di Luxeuil nei Vosgi. Quando nel 610 Colombano fu esiliato in Italia, Deicolo fondò l’abbazia di Lure, nel territorio della diocesi di Besancon, divenendone il primo abate e trascorrendovi gli ultimi anni di vita, sino alla morte avvenuta verso l’anno 625. Deicolo era noto per essere sempre di buon umore e per i numerosi miracoli compiuti in vita ed in morte, attribuitigli da una biografia risalente al X secolo, scritta da un monaco di Lure. E’ particolarmente invocato contro le convulsioni. In francese il suo nomu è Desle, nome di battesimo assai diffuso ancora oggi nella Franca Contea.
Beato Facio (Fazio) di Cremona
Nato a Verona intorno all'anno 1200, venne presto avviato all'arte orafa e, a 26 anni, era già noto in tutta la città. I dissapori con gli altri orafi, però lo spinsero a lasciare Verona per Cremona. Tornò per un periodo nella sua città natale ma venne incarcerato e liberato solo su intervento dei cremonesi. Decise così che il centro lombardo doveva essere la sua casa, ma lasciando l'arte orafa si dedicò all'apostolato: fondò la Confraternita laicale dello Spirito Santo e aprì un ricovero che diventò poi l'Ospedale Maggiore. È sepolto nella Cattedrale di Cremona.
19 gennaio Sant’ Appiano di Sagona
Sant’Appiano è stato un vescovo dell’antica diocesi di Sagona. La diocesi che si trovava nella parte occidentale della Corsica e comprendeva 27 parrocchie e 18 pievi. La città romana di Sagona era la primitiva sede vescovile, dove ancora oggi sono visibili i resti dell'antica cattedrale intitolata a Sant'Appiano. Il primo e unico vescovo documentato è Montano del VII secolo, poi si conoscono i pastori di questa diocesi a partire, da Andrea collocato nel XII secolo. Quello che conosciamo di Sant’Appiano è solo che fu il titolare della chiesa cattedrale di Sagona, della quale rimangono solo pochi ruderi. Di questo santo considerato vescovo e martire non sappiamo nulla, nemmeno l’epoca in cui visse. La tradizione ci dice che potrebbe essere morto in esilio dopo o durante le deportazioni del Vandali. In suo ricordo permane la celebrazione di un culto locale, quale memoria per Sant’Appiano nel giorno 19 gennaio.
Sante Archelaide, Tecla e Susanna
Secondo la loro passio, mentre imperversava la persecuzione di Diocleziano, per sottrarsi al furore degli empi, abbandonarono Roma o, secondo altri, la Romagna, dove conducevano santa vita in un monastero e si rifugiarono presso Nola, in un luogo umile e povero, dove continuarono la loro vita di preghiera. La loro fama di santità e di virtù, accompagnata anche da miracoli di guarigione, si sparse velocemente in ogni parte e questo fece sì che alcuni pagani le denunziassero a Leonzio, proconsole della Campania, che decise di punirle con la morte. Condotte a Salerno, sede di Leonzio, santa Archelaide o Archelaa, in particolare, subì vari supplizi, ma rimase miracolosamente illesa. Alla fine, tutte e tre le vergini furono uccise di spada ad un miglio da Nola nel 293 d.C.
Sant' Arsenio di Corfù
Nacque a Betania, presso Gerusalemme, al tempo di Basilio I il Macedone (867-886). Eletto vescovo di Corfù . Recatosi a Costantinopoli per difendere presso Costantino VII Porfirogenito le ragioni dei notabili della sua isola, nel viaggio di ritorno si ammalò gravemente e morì presso Corinto.
San Bassiano
Nato a Siracusa verso il 320 da Sergio, prefetto della città, fu mandato a Roma per completarvi gli studi. Qui, convertito alla religione cristiana da un sacerdote di nome Giordano, ricevette il battesimo. Richiamato in patria dal padre che lo voleva far apostatare, si rifugiò a Ravenna, dove fu ordinato sacerdote. Verso il 373, essendo morto il vescovo di Lodi, fu scelto a succedergli. Bassiano fece edificare una chiesa dedicata ai Santi Apostoli, consacrandola nel 380 alla presenza di sant'Ambrogio di Milano e di san Felice di Como, e che piu tardi prese il suo nome. Partecipò nel 381 al concilio di Aquileia e, probabilmente, nel 390 a quello di Milano, nel quale fu condannato Gioviniano. La sua firma si trova insieme con quella di sant'Ambrogio nella lettera sinodica inviata al papa Siricio. Nel 397 assisté alla morte e ai funerali dello stesso sant'Ambrogio, del quale era amico. Morì nel 409, forse il 19 febbraio, e fu sepolto nella sua cattedrale. Nel 1158, quando i milanesi distrussero Lodi, le sue reliquie furono portate a Milano, dove rimasero fino al 1163, anno in cui tornarono a Lodi ricostruita dal Barbarossa. (Avvenire)
San Catello
Della vita di s. Catello sappiamo ben poco raccontata da Anonimo sorrentino verso la fine del IX sec. Era vescovo di Stabia (oggi Castellammare di Stabia) quando i Longobardi devastarono la Campania, distruggendo chiese e monasteri. S. Antonino abate di Sorrento, si rifugiò presso Catello ed insieme si ritirarono sul monte Aureo dove costruirono un Oratorio in onore di San Michele, cercando una vita più eremitica. Accusato presso il papa di allora di aver abbandonato i suoi fedeli e tradotto a Roma, Catello rimase in carcere per un certo tempo, finché il nuovo papa di cui anche di questo non è detto il nome, lo liberò e in più lo rifornì di materiale per ricostruire l’Oratorio che era in legno. Il primo a divulgare la Vita di s. Antonino in cui si parla anche di s. Catello, fu il padre Teatino Antonio Caracciolo che nel 1626 la tradusse dai manoscritti conservati in alcuni monasteri di Napoli e di Vico Equense che a loro volta erano copie di un codice del monastero di s. Renato di Sorrento. Il culto del santo fu approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti il 13 settembre 1729, venerato come patrono di Castellammare di Stabia; i sorrentini sono anch’essi molto devoti. La sua festa è il 19 gennaio.
San Deodato di Saint-Diè
Nato da famiglia nobile, Deodato divenne vescovo di Nevers verso la metà del settimo secolo. Perseguitato, si stabilì con qualche compagno in un’isola presso Strasburgo. Desideroso di vita solitaria, fondò un monastero chiamato Jointures, con l’osservanza della regola di S. Colombano. Alla sua morte, avvenuta verso il 679, sia il monastero di Jointures, sia il borgo che vi sorse accanto presero il suo nome. Fu molto onorato prima della Rivoluzione francese.
L’Ordine Benedettino lo festeggia il 19 giugno.
20 gennaio San Fabiano
Fabiano, pontefice a Roma per quattordici anni (dal 10 gennaio del 236 al 20 gennaio del 250), promosse il consolidamento e lo sviluppo della Chiesa. Divise Roma in sette diaconie per l’assistenza dei poveri. Con lui la figura del vescovo di Roma assunse tale prestigio da destare preoccupazione nell’imperatore Decio, sotto il quale subì il martirio. Fu sepolto nel cimitero di Callisto. (Mess. Rom.)
San Sebastiano
I dati storici circa la figura di san Sebastiano sono limitati alla menzione nel più antico calendario della Chiesa di Roma, la «Depositio Martyrum», confluita nel «Cronografo» risalente al 354, e a una citazione nel «Commento al Salmo 118» di sant’Ambrogio vescovo di Milano. Una “Passio” scritta intorno al V secolo aggiunge che Sebastiano era un membro dei pretoriani, le guardie al diretto servizio dell’imperatore di Roma, ed era cristiano dalla nascita. Grazie al suo servizio, poteva portare conforto ai cristiani che erano destinati al supplizio. A sua volta fu denunciato come cristiano e condannato al supplizio delle frecce, per aver tradito la fiducia dell’imperatore Diocleziano. Ne uscì vivo ma non illeso: dopo le cure, si ripresentò a Diocleziano per rimproverarlo aspramente di quanto aveva commesso contro i cristiani. A quel punto, fu nuovamente condannato: frustato a morte, venne gettato, ormai cadavere, nella Cloaca Massima. Le sue spoglie furono però ritrovate e deposte nelle catacombe della via Appia. Le sue reliquie sono oggi venerate nella basilica di San Sebastiano fuori le Mura a Roma, tranne quella del cranio, custodita nella basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma.
Beato Angelo (Francesco) Paoli
Francesco Paoli nacque ad Argigliano, frazione di Casola in Lunigiana (MS), il 1° settembre 1642. Cresciuto in una famiglia cristiana, scelse di indossare l’abito carmelitano con il nome di fra’ Angelo e pronunciò i voti solenni nel 1667. Fu ordinato sacerdote nel 1671, per poi terminare gli studi filosofici e teologici. Nei conventi della Provincia Toscana in cui visse svolse con dedizione e umiltà vari servizi e più volte fu formatore dei novizi. Ovunque cercò il modo per aiutare i poveri nelle loro necessità. Nel 1687 il Priore Generale lo chiamò a Roma per affidargli anche nella città eterna la formazione dei novizi. Qui trascorse più di trent’anni, restandovi fino alla morte. La contemplazione dell’Eucaristia, del mistero della passione e della croce, unita alla devozione per la Vergine Maria nutrirono la sua spiritualità fondata sull’incontro e sul dialogo con Dio. Animatore e direttore spirituale ricercato, si dedicò senza riserve ai poveri, agli ammalati e ai carcerati, assistiti in ogni modo anche con iniziative originali e nuove. Nei poveri riconosceva il volto di Cristo, li trattava con rispetto e attenzione, li incoraggiava ad aver fiducia nella Provvidenza e riconoscenza per i benefattori. D’altra parte non si stancò di suscitare in tanti laici ed ecclesiastici un amore per i poveri e i malati simile al suo, educandoli al servizio della carità e al rispetto per le persone meno fortunate. Per i convalescenti dimessi dall’Ospedale di San Giovanni, da lui visitato ogni giorno, fondò una casa dove potessero rimettersi in forze e reinserirsi nel contesto sociale e lavorativo. La devozione per la croce lo spinse ad innalzare il segno di Cristo in vari luoghi, dalle montagne natie, alla parrocchia di Corniola presso Empoli, che resse per alcuni mesi tra il 1676 e il 1677, e infine a Roma, sul Monte Testaccio e nel Colosseo, che considerava memoria insigne dei primi martiri cristiani. Morì a Roma il 20 gennaio 1720. È stato beatificato il 25 aprile 2010.
Sant' Ascla
La passio di Ascla, martire ad Antinoe sotto Diocleziano, è giunta in tre redazioni, latina, greca e copta, sostanzialmente identiche. Il testo greco, redatto da Simeone Metafraste, pone il martirio di Ascla nel terzo anno dell'impero di Diocleziano e la sua festa al 14 dicembre. Si può leggere in PG, CXVI, col. 537. Fu collazionato dai Bollandisti con quattro testi latini e pubblicato, nella traduzione latina, in Acta SS. Martii, I, Venezia 1735, pp. 151-157. La passio latina, che pone la festa di Ascla al 23 gennaio, si legge in Acta SS. Ianuarii, II, Anversa 1643, pp. 455-57. A questa passio si ispirò Usuardo per l'elogio che fu inserito poi nel Martyrologio Romano lo stesso giorno. La passio copta, conservata in un ms. del Museo Egizio di Torino e pubblicata da F. Rossi negli Atti dell'Accademia dei Lincei, pone la festa al 21 tobi. Il martirio di Ascla, secondo il testo greco e latino, segue cronologicamente quello di Filemone e Apollonio e precede i tormenti di Tirso, Lucio e Callinico. Ma nel testo copto la morte di Ascla precede il supplizio di Apollonio e Filemone e segue quello di Pantaleone di Nicomedia. Ascla, nativo della Tebaide, fu condotto per la sua fede ad Arriano, governatore della regione. Con Arriano si imbarcò per Antinoe, ma un prodigio arrestò la navigazione sul Nilo e fu permesso l'approdo solo quando Arriano scrisse e firmò su un foglio: «Uno è il Dio di Ascla e non vi sono altri dei fuori di Lui». Giunto a riva il martire fa tormentato col fuoco e infine gettato nel fiume con una pietra al collo. Ascla è inoltre nominato negli atti copti di Apollonio e Filemone (BHO, p. 20, n. 80), negli atti copti di Arriano (ibid., p. 27, n. 110) e nei loro atti siriaci (ibid., p. 213, n. 973). Nella passio copta il martirio è posto a Smoun, antica Hermopolis e odierna 'El 'asmonen.
Beato Basilio Antonio Maria Moreau
Basile- Antoine-Marie Moreau nacque l‚11 febbraio 1799 a Laigné-en-Belin (Francia) e morì il 27 gennaio 1873 a Le Mans (Francia). Sacerdote diocesano, fondò la Congregazione della Santa Croce. La sua causa di canonizzazione, introdotta il 12 maggio 1955, ha portato al riconoscimento delle sue virtù eroiche il 12 aprile 2003 ed al riconoscimento di un miracolo avvenuto per sua intercessione il 28 aprile 2006. E' stato beatificato il 15 settembre 2007.
Beato Benedetto Ricasoli da Coltibuono
Il beato Benedetto Ricasoli fu monaco ed eremita vallombrosano della Badia di Coltibuono.
21 gennaio Sant' Agnese
Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti furono i fedeli che s'abbandonavano alla defezione. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Fu esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell'attuale piazza Navona. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano.
Sant' Albano Roe
Fu uno dei numerosissimi martiri, ecclesiastici e laici di ogni condizione, dal semplice prete o frate all’alto prelato, come pure dall’umile popolano al facoltoso aristocratico, che patirono per la fede cattolica in Inghilterra nel XVI e XVII secolo, anche se il martirologio inglese non ha certo il suo inizio nella persecuzione scatenata da Enrico VIII nel 1535 con lo scisma d’Inghilterra e conclusasi con la fine del regno di Carlo II nel 1681, ma comincia già al tempo di Diocleziano e si arricchisce durante le invasioni successive degli Anglosassoni e dei Normanni. L’«Atto di supremazia» del 1534 rese definitiva la separazione dell’Inghilterra da Roma; proclamato quindi il re unico capo della Chiesa inglese, venne contemporaneamente sancito che chiunque si fosse rifiutato di riconoscere la sua supremazia spirituale si sarebbe reso colpevole di alto tradimento e come tale sarebbe stato punibile con la morte, cercandosi in tal modo di nascondere il motivo religioso sotto il movente politico. Ebbe così inizio il lungo bagno di sangue dell’Inghilterra cattolica durato quasi un secolo e mezzo, inaugurato con un gruppo di Certosini londinesi il 4 maggio 1535 e nel quale morirono quanti preferirono salire sul patibolo piuttosto che rinnegare la fede dei loro padri e negare obbedienza al pontefice romano. Bartolomeo Albano Roe nacque a Suffolk nel 1585 e fece gli studi a Cambridge. Fu convertito al cattolicesimo dalle risposte di un carcerato cattolico che egli voleva convertire al protestantesimo. Lasciò allora il suolo patrio e si laureò in teologia nel Collegio Inglese di Douai in Francia, che il futuro cardinale Guglielmo Allen aveva fondato nel 1568 appunto per la formazione dei giovani sacerdoti da inviare poi nella loro patria per tentare di convertire nuovamente coloro che avevano abbracciato l’anglicanesimo; per la stessa ragione era stato trasformato in seminario nel 1578 l’antico Collegio Inglese di Roma, auspice sempre l’Allen, e che si meritò il titolo di Seminarium martyrum: tutti sapevano che il ritorno di quei giovani preti in Inghilterra equivaleva a una sentenza di morte. Emessa la professione nel 1612 e ordinato sacerdote, Bartolomeo Roe tornò in patria, ma fu presto arrestato. Dopo cinque anni di carcere venne liberato nel 1623 grazie all’intervento dell’ambasciatore di Spagna, ma fu esiliato. Non si diede per vinto, e dopo appena pochi mesi tornò in Inghilterra. Tradito, fu nuovamente chiuso in carcere, dove esercitò il ministero sacerdotale tra i compagni di sventura. Dopo qualche tempo gli fu concesso il permesso di uscire liberamente dalla prigione, ed egli se ne valse per darsi all’apostolato. Fu scoperto e condannato a morte. Salì sul patibolo il 21 gennaio 1642. Nel monastero di Downside si conserva un panno imbevuto del suo sangue.
Sant' Aptato di Metz
San Aptato (Aptado, Aptadio, Aptat o Aptatus) è il trentaquattresimo vescovo di Metz. Di lui non sappiamo nulla. Non c’è stata tramandata alcuna notizia nei cataloghi antichi né nell’opera di Poalo Diacono sui vescovi di Metz. Nella tradizione si tramanda che è stato vescovo della diocesi per sette anni verso il 707 al 715, succedendo Sant’Abbo, menzionato tra gli anni 667 e 694. Ma anche sulla sua collocazione storica non c’è unanimità di vedute. Infatti “Gallia Cristiana” lo colloca dal 700 al 707, mentre per Martin Meurisse, nella sua storia dei vescovi della città, lo inserisce tra il 710 e 717. Infine, in un diploma del 691 figura un funzionario di Clodoveo, che potrebbe essere il nostro vescovo, collocato al ventiquattresimo posto nella cronotassi della diocesi. Sappiamo che dopo di lui diventa vescovo San Felice II. Le sue reliquie erano conservate in San Sinforiano. Nel proprio di Metz non c’è assegnata alcuna festa in suo onore. Secondo alcuni manoscritti antichi, la sua festa è stata fissata al 21 gennaio.
Beata Cristiana di Assisi
Nel Martirologio Francescano la persona di Cristiana è confusa con quella di un'altra damianita, Cristiana di Cristiano di Paride a lei contemporanea, ma forse più giovane. Il testo del processo di canonizzazione di s. Chiara permette di distinguerle.
Beata Cristiana di Assisi
Da non confondere con l'omonima figlia di Bernardo, a lei contemporanea, Cristiana discendeva da una famiglia di cavalieri, che abitavano presso S. Giacomo di Murorotto; il padre, Cristiano di Paride, fu console di Assisi nel 1210.
Beate Cristina, Maria Maddalena e Maria di Gesù
Nel monastero mercedario di Vera Cruz in Berriz (Spagna), le Beate Cristina, Maria Maddalena e Maria di Gesù, come le vergini sagge anch’esse con le loro virtù e vita esemplare riempirono le loro lampade e all’arrivo dello Sposo entrarono con lui alle nozze.
L’Ordine le festeggia il 21 gennaio.
22 gennaio San Vincenzo di Saragozza
Uno dei santi più radicati nella memoria religiosa della Spagna, san Vincenzo di Saragozza, oggi ci ricorda come non servano "qualifiche" per diventare maestri e guide nella comunità cristiana, basta la volontà di testimoniare senza mediazioni il Vangelo. Era un diacono vissuto a cavallo tra il III e IV secolo e lavorava al fianco del vescovo Valerio, che sapeva di avere nel suo collaboratore un grande sostegno grazie al coraggio e alle capacità dimostrate. Vescovo e diacono venne arrestati, probabilmente nell'anno 304, durante la violenta persecuzione anticristiana scatenata da Diocleziano. Fu subito chiaro che tra i due il più "pericoloso" era Vincenzo, il cui eloquio era accompagnato dalla solida volontà di non cedere al persecutore. Atroci furono le torture che fu costretto a subire e che lo portarono alla morte.
Sant' Anastasio (Magundat)
Magundat che da suo padre Han era stato istruito nella magia, faceva parte dell'esercito persiano, incuriosito dalla fede cristiana ne volle conoscere il credo. Per questo si recò a Gerapoli. Si spostò poi a Gerusalemme ove ricevette il Battesimo assumendo il nome di Anastasio («il risorto») per indicare l'avvenuta conversione. Fu monaco per sette anni poi andò a Cesarea di Palestina allora soggetta ai persiani e là catturato e torturato. Avendo fatto parte dell'esercito si chiese al re Cosroe una decisione nei suoi riguardi. Il re rispose che se abiurava anche davanti ad una sola persona potevano lasciarlo libero, ma Anastasio rifiutò. Allora fu preso insieme a due altri compagni di cella e portato a Bethsaloen in Assiria e là fu sottoposto ad altre torture. Fu costretto ad assistere all'uccisione dei due compagni e di altri sessantasei cristiani, alla fine fu strangolato e decapitato. Era il 628.
Sant’ Anastasio di Asti
La diocesi piemontese di Asti commemora in data odierna Sant’Anastasio, personaggio alquanto incerto dal punto di vista storico. La chiesa astigiana a lui dedicata si trova in una posizione centrale dell’antica città, come viene determinata dal tracciato della città difensiva medievale. Non è stata sicuramente casuale la scelta di questa posizione, non lontana dalla porta occidentale – l’antico ingresso monumentale di epoca romana riplasmato dalla Porta Turris medievale - e sulla principale via di attraversamento della città, ma neppure che sia collocata quasi a metà strada tra la cattedrale e la collegiata di San Secondo, le due principali fondazioni religiose cittadine. L’ “ecclesia sancti Anastasii”, come veniva denominata nei documenti medievali, faceva infatti parte di un famoso monastero benedettino femminile, che da essa prendeva nome. Il calendario liturgico della Regione Pastorale Piemontese ricorda Sant’Anastasio quale martire, riporta al 22 gennaio il suo “culto locale” riservato alla Cattedrale di Asti e Città San Silvestro, ma non specifica l’epoca in cui sarebbe vissuto il santo. La scelta di tale data per la festa del santo è dovuta alla coincidenza con un santo omonimo, riportato dal Martyrologium Romanum quale monaco e martire in Persia con settanta compagni. In passato, però, tale calendario liturgico commemorava Sant’Anastasio di Asti al 16 novembre, come vescovo e non come martire, insieme al santo vescovo Aniano ed alla santa martire Eulalia, indicandoli quali vissuti tutti e tre nel V secolo.
Sant' Antioco Sabaita
Originario di Medosaga, presso Ancira (oggi Ankara), Galazia. Si fece monaco nella laura di San Saba, presso Betlemme. Morì nel 630. Festa il 22 gennaio.
Beato Antonio Della Chiesa
Nato a San Germano vercellese, entrò nell'Ordine a Vercelli nel 1417. Fu priore a Como, Savona, Firenze, Bologna e Genova; si adoperò attivamente per ristabilire ovunque l'osservanza della regola. Morì nel convento di Como, mentre ne era priore. Il suo culto fu confermato da Pio VII nel 1819.
San Bernardo di Vienne
Nato da nobile famiglia del territorio di Lione verso il 778, Bernardo prestò servizio dapprima nell'esercito di Carlomagno e si ammogliò, o piuttosto si lasciò ammogliare dai suoi parenti, poiché aveva già a vocazione religiosa. Dopo sette anni di matrimonio, alla morte del padre, e senza dubbio con il consenso della sua sposa, Bernardo fondò nel Bugey il monastero di Ambronay (Ambronianum), dove vestì l'abito benedettino. Quattro anni più tardi fu eletto abate e nell'810, alla morte di Vulferio, divenne arcivescovo di Vienne nel Delfinato. L'alta nomina, però, segnò per lui l'inizio di una serie di traversie, che misero a dura prova la sua virtù. Fu, infatti, accusato da alcuni vescovi francesi di aver consacrato arcivescovo di Lione il suo amico Agobardo mentre era ancora in vita il suo predecessore Laidrado che si era ritirato nel monastero di San Medardo di Soissons: dovette perciò andare a giustificarsi dinanzi al concilio tenuto ad Arles nell'816. Fu pure coinvolto nelle controversie politiche del suo tempo. Nell'815 l'imperatore Ludovico il Pio aveva diviso l'impero tra i suoi tre figli: Pipino ebbe l'Aquitania, Ludovico la Baviera e Lotario l'Italia. Ma l'imperatore si risposò ed ebbe un quarto figlio, Carlo il Calvo e per conseguenza nell'823, volle modificare la divisione fatta, provocando la rivolta dei figli di primo letto. Bernardo era sempre stato in buoni rapporti con Ludovico il Pio, ma quando Gregorio IV, recatosi in Francia per tentare di riconciliare l'imperatore e i figli, fu trattenuto nel campo di Lotario, Bernardo e il suo amico Agobardo di Lione, raggiunsero il papa e presero le parti di Lotario. A Compiègne, insieme con altri prelati francesi, essi proclamarono il decadimento di Ludovico il Pio. Lotario però fu sconfitto e suo padre ristabilito sul trono; Bernardo e Agobardo furono quindi deposti nel concilio di Tramoye. Bernardo, che seguì Lotario in Italia, fu convocato dall'imperatore a un'assemblea a Crémieux, ma non vi si recò. Nell'837, tuttavia, Bernardo e Agobardo erano nuovamente sui loro seggi episcopali e nell'838 presero parte al sinodo di Quierzy. In questo tempo Bernardo fondò il monastero dei SS. Severino, Esuperio e Feliciano a Romans e vi finì i suoi giorni il 22 gennaio 842. Una traslazione del suo corpo ebbe luogo il 23 aprile 944. La sua festa si celebra il 23 gennaio nei Propri di Grenoble, Valenza, Lione e Belley. Le sue reliquie furono profanate dagli Ugonotti nel sec. XVI. Gli operai lo onorano come loro patrono.
23 gennaio Sant' Amasio
Teano, città della Campania, celebra il 23 gennaio la festa di sant'Amasio, suo secondo vescovo. Di lui si conoscono due Vite (BHL, I, pp. 58-9, nn. 354-55). Cacciato dall'Oriente sotto l'imperatore Costanzo (337-361), Amasio, allora sacerdote, venne a Roma e si presentò al papa Giulio I (337-352), il quale lo inviò a predicare in Campania. Si era nel periodo delle lotte ariane, quando le città erano spesso divise in due fazioni. Espulso da Sora dal partito ariano, si portò a Teano, dove fu eletto vescovo e dove morì pacificamente ca. l'anno 356. I Sorani, per riparare l'offesa fattagli, eressero in suo onore una chiesa.
Sant' Andrea Chong (Tyong) Hwa-Gyong
Andrea Chong (o Tsieng) Hwa-gyŏng, partito dalla sua città natale in Corea per essere più libero di praticare la fede cattolica, si occupò di trovare un rifugio a monsignor Laurent-Joseph-Marius Imbert, Vicario apostolico di Corea. A causa della sua semplicità d’animo, credette alle parole di un delatore e gli rivelò il nascondiglio del vescovo. A sua volta scoperto e arrestato più volte, morì per strangolamento a Seul il 23 gennaio 1840. È stato beatificato il 5 maggio 1925 e canonizzato il 6 maggio 1984, incluso nei 102 Martiri Coreani.
Beata Benedetta Bianchi Porro
Benedetta Bianchi Porro nasce a Dovadola, in provincia di Forlì e diocesi di Forlì-Bertinoro, l’8 agosto 1936. A tre mesi si ammala di poliomielite: guarisce, ma rimane con una gamba più corta dell’altra. A dispetto delle condizioni di salute, s’iscrive alla facoltà di Fisica dell’Università degli Studi di Milano, ma dopo un mese passa a quella di Medicina. Proprio questi suoi studi le permettono, nel 1957, di riconoscere da sola la natura della malattia che l’aveva intanto resa cieca e progressivamente sorda: neurofibromatosi diffusa o morbo di Recklinghausen. La vicinanza degli amici le permette di uscire a poco a poco dal dolore. Due volte pellegrina a Lourdes, scopre in quel luogo quale sia la propria autentica vocazione: lottare e vivere in maniera serena la malattia. Attorno a lei si radunano amici e sconosciuti, mentre con le sue lettere raggiunge molti cuori. Muore nella sua casa di Sirmione alle 10.40 del 23 gennaio 1964, a ventisette anni, con un «Grazie» come ultima parola. Dal 22 marzo 1969 le sue spoglie mortali riposano nella chiesa della badia di Sant’Andrea a Dovadola. È stata beatificata il 14 settembre 2019 nella cattedrale di Santa Croce a Forlì, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica cade il 23 gennaio, giorno della sua nascita al Cielo.
Santi Clemente ed Agatangelo
I santi Clemente, vescovo, ed Agatangelo subirono il martirio presso l’attuale capitale turca, Ankara, al tempo della persecuzione dei cristiani perpetrata dall’imperatore Diocleziano.
Domenica della Parola di Dio
Viene celebrata la III Domenica del Tempo ordinario.
Un giorno da vivere in modo solenne per riscoprire il senso pasquale e salvifico della Parola di Dio che spinge in modo sempre rinnovato ad uscire dall’individualismo per rinascere nella carità.
Sant' Emerenziana
Secondo un racconto della passione di sant'Agnese, Emerenziana era tra i fedeli che parteciparono ai funerali della giovane martire. Un'improvvisa aggressione da parte di pagani fanatici disperse i cristiani accorsi per accompagnare Agnese alla sepoltura. Emerenziana, invece di fuggire, apostrofò coraggiosamente gli assalitori, finendo però lapidata. I genitori di sant'Agnese ne seppellirono il corpo nei pressi sui limiti della loro proprietà. Purtroppo il racconto non è attendibile. Gli unici elementi del racconto relativi a Emerenziana sono il nome della santa, il suo martirio, quale che ne sia stata la forma, la sua sepoltura nei pressi del sepolcro di sant'Agnese.
24 gennaio San Francesco di Sales
Nato in Savoia nel 1567 da famiglia nobile fu avviato alla carriera di avvocato ma scoprì la vocazione al sacerdozio e venne ordinato nel 1593. Si dedicò alla predicazione ma, per essere più efficace, decise di diffondere tra le case alcuni fogli informativi sui temi che gli stavano a cuore. Volle poi di affrontare la sfida più impegnativa per quei tempi e chiese, quindi, di essere inviato a Ginevra, culla del calvinismo. Qui si spese nella pastorale e nel dibattito teologico con gli esponenti della Riforma. Divenne vescovo della città nel 1602. Morì a Lione il 28 dicembre 1622. Prima che predicatore e comunicatore, il patrono dei giornalisti fu una guida spirituale che seppe condurre con umiltà e comprensione verso la verità.
Sant' Artemio di Clermont
Sant’Artemio (Arthème, Artème, Artemius, Arthemio o Parthem) si ritiene che fosse un vescovo di Clermont, morto nel 394. Nelle liste dei vescovi della città è stato inserito al sesto posto, dopo Nepoziano e prima di Venerando. San Felice è ricordato nel catalogo episcopale riportato da Hugues de Flavigny nella sua Cronaca dell’XI secolo, dove sono menzionati solo ventisei vescovi di Clermont, da Sant’Austremonio a Procolo. Si racconta che Sant’Artemio fosse un ambasciatore (legato imperiale) dell'imperatore, inviato in missione in Spagna, che durante il viaggio si ammalò e venne assalito dalla febbre alta nei pressi di Clermont. In quella località, Sant’Artemio si sarebbe converte e poi sarebbe diventato vescovo. Le sue reliquie sono nella chiesa parrocchiale di Saint-Parthem nell'Aveyron. I propri locali lo festeggiamo nel giorno 24 gennaio.
Santi Babila, Urbano, Prilidano ed Epolono
Sino al concilio Vaticano II il 24 gennaio a Milano si commemoravano San Babila e i tre fanciulli. Oggi è al 23, per ricordare il giorno dopo San Francesco di Sales. La memoria «milanese» di San Babila è antichissima: la si trova già in codici nel IX secolo. Segno sia del legame tra la nostra Chiesa e le antiche chiese orientali sia della fama di San Babila, vescovo di Antiochia, sulla cui morte esistono due narrazioni. Secondo Eusebio di Cesarea, sarebbe morto di stenti in prigione al tempo dell’imperatore Decio (249-251), che scatenò una persecuzione definita dagli storici «scientifica» per la sua organizzazione capillare e severa, che spaventò molti anche perché giunse improvvisa. Secondo Giovanni Crisostomo, invece, egli sarebbe stato decapitato per essersi opposto all’imperatore, che voleva partecipare alla celebrazione eucaristica con le mani grondanti sangue innocente. Per questo, forse, la tradizione ricorda con lui il martirio di tre ragazzi: Barbado, di 12 anni d’età; Apollonio, di 9 anni, e Urbano di 7. Babila morì per difendere coloro che il Signore predilige: i deboli, i piccoli. Anche Ambrogio diceva: «Ogni giorno sei chiamato ad essere testimone di Cristo. Lo testimoni confermando con i fatti l’adesione agli insegnamenti del Signore Gesù».
Sant' Essuperanzio
Essuperanzio, patrono di Cingoli, nacque, stando alla tradizione tramandataci, in Africa nel V secolo e fin dall'infanzia manifestò il desiderio di convertirsi; finché a dodici anni, dopo vive insistenze, riuscì a convincere il padre, ariano o manicheo, a dargli il permesso di ricevere il battesimo secondo il rito cattolico. Una volta cresciuto, non volle sposarsi e lasciò la famiglia per andare a predicare il Vangelo. Percorse così buona parte dell'Africa del Nord, conducendo vita monastica. Imbarcatosi per l'Italia, durante la traversata convertì l'equipaggio della nave e sedò con la preghiera una violenta tempesta. Toccata terra a Numana, nei pressi di Ancona, si incamminò alla volta di Roma, dove riprese la sua predicazione e fu imprigionato. Il papa lo fece rimettere il libertà, lo consacrò vescovo e lo mandò a reggere la diocesi di Cingoli, la cui sede era rimasta vacante. Fu ricevuto in trionfo e ricambiò quell'accoglienza con le sue virtù e il suo zelo pastorale. Dopo quindici anni di episcopato, nei quali compì numerosi miracoli, sentendosi vicino a morire indicò egli stesso il luogo dove voleva essere sepolto, fuori della città. (Avv.)
Beata Eustochia Mercadelli
Lucia Mercardelli è stata una monaca vissuta tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Figlia di Cristoforo entrò nel monastero delle Terziarie Domenicane di Santa Caterina da Siena, che era stato fondato a Ferrara dal duca Ercole I d’Este per la beata Lucia da Nardi. Il monastero era stato eretto canonicamente con bolla papale del 29 maggio 1501. Quale monaca con il pronunciare della sua professione religiosa assunse il nome di Eustochia. Si tramanda che “visse in grande semplicità ed umiltà la vita monastica dando fulgido esempio alle numerose consorelle”. Si racconta che morì poco dopo essere entrata, nel monastero il giorno 24 gennaio 1508. Le monache da sempre hanno venerato e considerato la beata Eustochia morta in concetto di santità. Tutti gli agiografi domenicani e gli storici ferraresi hanno confermato che questa monaca era venerata insieme ad altre consorelle decedute in odore di santità, quali Beatrice Ventref, Dorotea Perinati, Cecilia Beccari e Giovanna. La commemorazione della beata Eustochia Mercadelli, nei martirologi domenicani ricorreva il giorno 24 gennaio.
San Feliciano di Foligno
Nato intorno al 160 presso «Forum Flaminii», oggi San Giovanni Profiamma, frazione di Foligno, il patrono Feliciano fu l'evangelizzatore di vaste zone dell'attuale Umbria: da Foligno a Spello, Bevagna, Assisi, Perugia, Norcia, Plestia, Trevi, Spoleto. Dopo un periodo a Roma era tornato in patria, dove era stato acclamato vescovo. Ricevuto dal Papa il privilegio del pallio, poté ordinare il diacono Valentino vescovo di Terni. L'episcopato di Feliciano durò 56 anni. Morì 94enne martire, sotto Decio (249-251). A lui è dedicata la cattedrale di Foligno. (Avvenire)
25 gennaio Conversione di San Paolo Apostolo
Convertirsi, ovvero, secondo l'etimologia, invertire la direzione. Eppure san Paolo, in cammino tra Gerusalemme e Damasco alla caccia dei cristiani, che considerava eretici, non è tornato indietro. Una luce, una voce, l'umiliazione della caduta - gli Atti degli Apostoli narrano l'evento al capitolo 9 - e poi la cecità: Saulo divenne così un uomo nuovo. Eppure continuò sulla strada e raggiunse la sua meta, Damasco. Ma non come aveva immaginato e sperato, perché vi fu condotto come un infermo. La strada rimase quella ma gli occhi di Paolo ne vedevano una diversa, una nuova: quella vecchia lo portava verso l'odio, quella nuova verso la luce. Allora forse, convertirsi significa non tanto cambiare strada, ma "trasformare" la propria strada.
Sant' Agileo
Il calendario di Cartagine ed il Martirologio Geronimiano ne commemorano il dies natalis il 25 gennaio, il Martirologio Romano il 15 ottobre. Sappiamo dall'indice curato da Possidio per le opere di Agostino che questi pronunziò un sermone in suo onore nella basilica a lui dedicata (le cui rovine non sono ancora state identificate). Qui si radunò un sinodo di sessanta vescovi nel 525 (Mansi, VIII, col. 636). Al tempo di san Gregorio Magno il culto di Agileo si era ancora conservato se il pontefice poteva ringraziare l'arcivescovo di Cartagine per avergli inviato alcune reliquie del beato martire Agilegius.
Sant' Anania di Damasco
Sant'Anania è “l'uomo pio” che secondo gli Atti degli Apostoli si presentò a Paolo a Damasco dopo la conversione, gli restituì la vista e lo battezzò. Dal Martirologio viene ricordato nel giorno della Conversione di san Paolo, proprio perché egli fu colui che “portò a compimento” la svolta della vita del futuro Apostolo delle genti. Probabilmente Anania fu un discepolo della prima ora che aveva un qualche ruolo autorevole nella comunità di Damasco. Secondo la tradizione morì martire. Egli è l'icona dell'agire di Dio nella storia di ogni essere umano.
Beato Antonio Migliorati da Amandola
Nacque il 17 gennaio 1355 da Simpliciano Migliorati, contadino. La fama di santità di san Nicola da Tolentino (1254-1305) lo spinse ad entrare tra gli agostiniani del paese nativo, dove fu ordinato sacerdote. Visse circa dodici anni nel convento di Tolentino, quindi fu per qualche tempo a Bari, da dove ai primi del secolo XV fece ritorno ad Amandola (Ascoli Piceno). Qui fu nominato superiore del convento. La morte, sopravvenne il 25 gennaio 1450. Nel 1453 il suo corpo, tolto dal sepolcro comune dei frati, fu sistemato in un'arca di legno sopra un altare che si intitolò al suo nome. Nel 1641 fu posto in un sarcofago di legno, lavorato da Domenico Malpiedi, che nel 1897 fu sostituito da quello di marmo. Nel 1798 il suo corpo subì il vilipendio dei rivoluzionari francesi. Fin dalla morte il popolo di Amandola lo ha venerato e ne ha celebrato il "dies natalis". L'11 luglio 1759 Clemente XIII ascrisse Antonio nel numero dei beati, riconoscendone il culto "ab immemorabili". La sua memoria liturgica ricorre il 29 gennaio. (Avvenire)
Beato Antonio Swiadek
Antoni Swiadek nacque a Pobiedziska, nei pressi di Wielkopolskie in Polonia, il 27 marzo 1909. Divenne sacerdote dell’arcidiocesi di Gniezno e cappellano dei giovani a Bydgoszcz. Nel luglio del 1942 fu arrestato dai nazisti, che negavano la dignità sia umana che cristiana. In seguito alle torture subite, morì infine il 25 gennaio 1945 nel campo di concentramento di Dachau, in Baviera.
Papa Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999 elevò agli onori degli altari ben 108 vittime della medesima persecuzione nazista, tra le quali il Beato Antonio Swiadek, che viene dunque ora festeggiato nell’anniversario del martirio.
Beata Arcangela Girlani
Eleonora Girlani, nativa di Trino di Monferrato, si chiamò Arcangela quando, con le sorelle Maria e Francesca, prese nel 1477 l'abito carmelitano nel monastero di Parma, di cui fu poi priora. Più tardi esercitò il medesimo ufficio nel nuovo monastero di Mantova dal 1492 e ivi morì nel 1495. In un manoscritto leggiamo che la beata si adoperava sommamente perchè essendo denominato il monastero "S. Maria del Paradiso", essa e le consorelle pur vivendo in terra, fossero come assorte in cielo. Si distinse per la sua speciale devozione alla SS.ma Trinità. Il suo culto liturgico fu approvato da Pio IX nel 1864.
26 gennaio San Timoteo
Timoteo, di padre pagano e di madre ebreo-cristiana, Eunice, fu discepolo e collaboratore di san Paolo e da lui preposto alla comunità ecclesiale di Efeso. I due discepoli (Timoteo e Tito) sono destinatari di tre lettere ‘pastorali’ dell’apostolo, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri nella Chiesa. Ad oggi festeggiati insieme il 26 gennaio, giorno seguente alla festa della Conversione di San Paolo, sino al Messale del 1962 erano ricordati separatamente, San Timoteo al 24 gennaio come vescovo e martire, San Tito al 6 febbraio come vescovo e confessore.
Santi Timoteo e Tito
I due santi di oggi sono i collaboratori più strettii dell’apostolo Paolo. Timoteo era nato a Listra da madre giudea e padre pagano. Si era avvicinato alla comunità cristiana e, poiché aveva una buona conoscenza delle Scritture, godeva di grande stima presso i fratelli. Quando, verso l’anno 50, passò da Listra, Paolo lo fece circoncidere per rispetto verso i giudei e lo scelse come compagno di viaggio. Con Paolo, Timoteo attraversò l’Asia Minore e raggiunse la Macedonia. Accompagnò poi l’apostolo ad Atene e di lì venne inviato a Tessalonica. Quindi proseguì a sua volta per Corinto e collaborò all’evangelizzazione della città sull’istmo. Tito era di famiglia greca, ancora pagana, e venne convertito dall’apostolo in uno dei suoi viaggi.
Egli viene inviato in particolare alla comunità di Corinto con lo scopo di riconciliare i cristiani di quella città con l’apostolo. Quando si reca a Gerusalemme per l’incontro con gli apostoli, Paolo porta con sé Timoteo il circonciso insieme con Tito l’incirconciso. Nei suoi due collaboratori egli riunisce simbolicamente gli uomini della legge e gli uomini dalle genti. Secondo la tradizione Paolo scrisse due lettere a Timoteo e una a Tito quando erano rispettivamente vescovi di Efeso e di Creta. Sono le uniche due lettere del Nuovo Testamento indirizzate non a comunità, ma a persone. L’apostolo, ormai anziano, si lascia finalmente andare ad annotazioni ricche di affetto verso i suoi due discepoli nella fiducia di aver messo nelle giuste mani l’annuncio del Vangelo del Signore. Secondo Benedetto XVI,Timoteo e Tito «ci insegnano a servire il Vangelo con generosità e a essere i primi nelle opere buone». Ad oggi festeggiati insieme il 26 gennaio, giorno seguente alla festa della Conversione di San Paolo, sino al Messale del 1962 erano ricordati separatamente, San Timoteo al 24 gennaio come vescovo e martire, San Tito al 6 febbraio come vescovo e confessore.
San Tito
Tito, anch’egli compagno di san Paolo nell’attività missionaria, fu posto alla guida della Chiesa di Creta. I due discepoli (Timoteo e Tito) sono destinatari di tre lettere ‘pastorali’ dell’apostolo, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri nella Chiesa. Ad oggi festeggiati insieme il 26 gennaio, giorno seguente alla festa della Conversione di San Paolo, sino al Messale del 1962 erano ricordati separatamente, San Timoteo al 24 gennaio come vescovo e martire, San Tito al 6 febbraio come vescovo e confessore.
Sant' Agostino (Eystein) Erlandsson
Agostino (Eystein) Erlandsson, morto nel 1188, si batté per l'indipendenza della Chiesa norvegese dal potere politico e per la riforma del clero. Di origini nobili, studiò in Francia e, al ritorno, fu cappellano della regina. Poi arcivescovo di Nidaros, oggi Trondheim. La diocesi, appena nata, aveva 10 suffraganee (comprese Islanda, Groenlandia, Orcadi e Shetland). Lotte dinastiche lo costrinsero all'esilio in Inghilterra, dove scrisse la Vita di sant'Olaf. Alla fine tornò in patria e vi morì. (Avvenire)
Sant' Alberico di Citeaux
Fu uno dei fondatori dei Cisterciensi. Fu il successore di san Roberto alla guida di Citeaux.
Beato Arnaldo de Prades
Per una divina chiamata, il Beato Arnaldo de Prades, dalla attività di barbiere cambiò la sua vita diventando religioso mercedario. Grande annunciatore del vangelo, con le parole e le opere portò molte pecore perdute nel gregge del Signore e liberò dalle mani dei mori 197 schiavi. Fu presente alla morte di San Pietro Nolasco.
L’Ordine lo festeggia il 26 gennaio.
27 gennaio Sant' Angela Merici
Angela Merici fondò nel 1535 la Compagnia di Sant'Orsola, congregazione le cui suore sono ovunque note come Orsoline. Le sua idea di aprire scuole per le ragazze era rivoluzionaria per un'epoca in cui l'educazione era privilegio quasi solo maschile. Nata nel 1474 a Desenzano del Garda (Brescia) in una povera famiglia contadina, entrò giovanissima tra le Terziarie francescane. Rimasta orfana di entrambi i genitori a 15 anni, partì per la Terra Santa. Qui avvenne un fatto insolito. Giunta per vedere i luoghi di Gesù, rimase colpita da cecità temporanea. Dentro di sé, però, vide una luce e una scala che saliva in cielo, dove la attendevano schiere di fanciulle. Capì allora la sua missione. Tornata in patria, diede vita alla nuova congregazione, le cui prime aderenti vestivano come le altre ragazze di campagna. La regola venne stampata dopo la morte, avvenuta a Brescia il 27 gennaio del 1540. E' santa dal 1807.
Beata Alruna
Sulla Beata Alruna sappiamo ben poco. Le poche notizie su questa beata, ci indicano che è vissuta nel secolo XI in Baviera, nel tempo in cui governava quale imperatore un certo Enrico. Sappiamo che la beata Alruna è stata sepolta nel monastero benedettino bavarese di Niederaltaich fondato sulla riva del Danubio verso la metà del secolo VIII. Su di lei è rimasta una breve vita, scritta da un monaco del monastero nel XIII secolo, che contiene solo delle generiche lodi sulle sue virtù. Due sono le date in cui si celebra la sua festa: 27 gennaio e 27 dicembre.
Sant' Angela Merici
Angela Merici fondò nel 1535 la Compagnia di Sant'Orsola, congregazione le cui suore sono ovunque note come Orsoline. Le sua idea di aprire scuole per le ragazze era rivoluzionaria per un'epoca in cui l'educazione era privilegio quasi solo maschile. Nata nel 1474 a Desenzano del Garda (Brescia) in una povera famiglia contadina, entrò giovanissima tra le Terziarie francescane. Rimasta orfana di entrambi i genitori a 15 anni, partì per la Terra Santa. Qui avvenne un fatto insolito. Giunta per vedere i luoghi di Gesù, rimase colpita da cecità temporanea. Dentro di sé, però, vide una luce e una scala che saliva in cielo, dove la attendevano schiere di fanciulle. Capì allora la sua missione. Tornata in patria, diede vita alla nuova congregazione, le cui prime aderenti vestivano come le altre ragazze di campagna. La regola venne stampata dopo la morte, avvenuta a Brescia il 27 gennaio del 1540. E' santa dal 1807.
Beato Antonio Mascaró Colomina
Studente religioso al terzo anno di teologia. Molto pio, allegro e di buon cuore. Nel 1935-36 stava facendo il servizio militare nel decimo battaglione presso la caserma Pedraldes Bruch. Il 27 gennaio 1937 venne arrestato, incarcerato in S. Elia con lo zio, Fernando Mascaro e ucciso a Montcada lo stesso giorno. Il suo corpo non è stato individuato.
Beata Benvenuta da Perugia
La Beata Benvenuta da Perugia è una monaca che vestì, nel 1213, l’abito del Second’Ordine Francescano detto delle Clarisse, nel monastero di San Damiano ad Assisi. Benvenuta fu tra le prime compagne di Santa Chiara d’Assisi. “Nell’udire – scrive Sigismondo da Venezia nella Biografia serafica degli uomini illustri che fiorirono nel francescano istituto - la vita santissima che conduceva Santa Chiara, in unione alle sue monache in Assisi, si accese nel desiderio di esserle compagna”. Benvenuta venne vestita con l’abito delle clarisse dalla stessa Santa Chiara. Si tramanda che fu una monaca molto cara a Santa Chiara per la perfezione in cui osservava la regola monastica. “Divenne di lei discepola, - continua Sigimondo da Venezia -ed insieme imitatrice perfetta delle virtù della Santa, talché servì di norma e di esempio alle altre monache nella pratica delle religiose virtù”. Fu tra i testimoni al processo di canonizzazione della fondatrice. In quella sede suor Benvenuta da Perugia testimoniò e disse: “Chiara custodì il Privilegium gelosamente, senza timori reverenziali per nessuno: essa tanto amò la povertà - che né papa Gregorio, né lo vescovo Ostiense poddero mai fare che essa fusse contenta de recevere alcuna possessione”. Si crede che sia morta intorno al 1257 e che il suo corpo sia stato sepolto in San Damiano. Nel 1260, i suoi resti furono traslati nel cenobio di San Giorgio, dentro la città di Assisi. La festa della beata Benvenuta da Perugia è stata fissata nel giorno 27 gennaio.
San Bruno
San Bruno è un monaco cistercense vissuto nei sec. XII – XII. Negli annali della congregazione si afferma che San Bruno fu monaco a Parigi e che morì durante un pellegrinaggio in Terra Santa il 27 gennaio 1227. San Bruno era ricordato e festeggiato nell’anniversario della sua morte, nel giorno 27 gennaio.
28 gennaio San Tommaso d'Aquino
San Tommaso d'Aquino rappresenta una delle colonne del pensiero filosofico occidentale e offre l'esempio di un ricercatore che ha saputo vivere intensamente ciò che stava al centro dei suoi studi: il messaggio di Cristo. Per questo egli è ancora oggi un testimone profetico, che ci ricorda come parola e azioni debbano sempre corrispondere. Tommaso è noto per la sua monumentale opera teologica e filosofica, in particolare per quel prezioso lavoro di intessitura tra i classici del pensiero e la tradizione cristiana. La sua eredità di fatto è diventata parte integrante del patrimonio di fede e ha contribuito a modellare il volto della Chiesa. Nato nel 1224 a Roccasecca (Frosinone) e divenuto domenicano nel 1244, studiò a Montecassino, Napoli, Colonia, Parigi dove cominciò anche l'impegno dell'insegnamento. Morì a Fossanova nel 1274.
Sant' Agata Lin Zhao
Nacque nel 1817, mentre il padre era in carcere per la fede cristiana. Si diede durante la giovinezza allo studio della religione cristiana per essere una valente catechista. Fu diretta spiritualmente per un certo tempo da padre AugusteChapdelainedelle Missioni Estere di Parigi. Insegnò il catechismo nel villaggio di Tapatien fino a quando il vicario apostolico Albrand allargò il suo campo di apostolato, conferendole lo stesso incarico per varie altre località. Agata condusse alla conversione molte persone. Subì il martirio per decapitazione insieme ai catechisti Girolamo Lu Tingmei e Lorenzo Wang Bing, il 28 gennaio 1858. È stata beatificata, come i suoi compagni di martirio, il 2 maggio 1909 e, inserita nel gruppo dei 120 Martiri Cinesi (di cui fa parte anche il già menzionato padre Chapdelaine), canonizzata il 1° ottobre 2000.
Beato Angelo da Canosa
Il Beato Angelo da Canosa è un francescano vissuto nella prima metà del quindicesimo secolo. Lo si definisce confessore, ed uomo che visse all’insegna dell’innocenza e della perfezione celeste. Alfonso Germinario in un suo articolo c’informa di aver trovato un manoscritto a Roma dove si parla proprio di questo giovane frate. “Il Beato Angelo di Canosa, laico dell’ordine Francescano, di virtù ricchissimo e dotato di singolar candore e di costumi, riposa nel convento di Capestrano della provincia di San Bernardino e di cui fa menzione il Martirologio Francesano”. Anche nel volume sulle opere spirituali di mons. Paolo Regio, si parla di lui: “Nella chiesa di S. Maria di Capistrano, giace il Fr. Agnolo di Canosa Singolar unico della povertà et opera miracoli”. La tradizione ci tramanda come anno della sua morte il 1452. La sua santità è testimoniata da un primo fatto miracoloso alla sua morte. Infatti, durante il suo funerale un malato toccò la sua bara e immediatamente guarì. Nel martirologio francescano è ricordato con queste parole: “Capistrani in Aprutio, beati Angeli a Canusio laici et confessoris, summae innocentiae et perfetionis viri”. Nello stesso testo si ricorda la celebrazione della sua festa nel giorno 28 gennaio.
Beato Antonio da Burgos
Il Beato Antonio da Burgos è un converso francescano che visse bel XIV secolo. La tradizione ci tramanda che fu un francescano che esercitò gli umili uffici di questuante, portinaio e cuoco. E’ unanime ritenere che morì il 28 gennaio 1342. Nel Martirologio francescano è ricordata la sua festa alla data del 28 gennaio.
Beato Bartolomeo Aiutamicristo da Pisa
Il beato Bartolomeo Aiutamicristo, monaco camaldolese, proveniva da una antica e nobilissima famiglia pisana. Fu però reso ancor più illustre dalla santità di vita, confermata da strepitosi miracoli verificatisi in vita e dopo la sua morte. Quest’ultima lo colse il 28 gennaio 1224 ed in tale anniversario è commemorato dal Martyrologium Romanum e dal Menologio Camaldolese.
San Carlo Magno
Appartenente alla dinastia dei Carolingi, era figlio di Pipino il Breve e di Bertrada di Laon. Tradizionalemnte si ritiene sia nato il 2 aprile 742. Alla nascita viene chiamato semplicemente Carolus, cioè Carlo. Solo in seguito, per le sue imprese, si guadagnerà il soprannome di “Magno”, in latino “il Grande”.Alla morte di suo padre, gli succedette al trono come Re dei Franchi il 24 settembre 768. Carlo di fatto comincia a regnare insieme a suo fratello, Carlomanno. Tre anni dopo, quando anche Carlomanno muore, Carlo diventa l’unico Re dei Franchi. Inoltre dal 10 luglio 774 divenne anche Re dei Longobardi. La notte di Natale dell'800 fu incoronato primo Sacro Romano Imperatore nella basilica di San Pietro in Roma dal Papa Leone III. Nella medesima basilica campeggia oggi una sua splendida statua equestre. Un poeta rimasto anonimo saluta in lui ‘il padre dell’Europa’. Ebbe cinque mogli. Il 28 gennaio 814 morì ad Aquisgrana, in Germania, e nelal cattedrale di tale città venne sepolto. L'8 gennaio 1166 Carlo Magno venne canonizzato dall'antipapa Pasquale III, culto poi ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, seppur a livello locale. La sua liturgia propria è ancora celebrata dalla diocesi di Aquisgrana nel cui calendario diocesano ricorre al 28 gennaio. Oggi che i popoli del nostro continente sono avviati all’integrazione in un’Europa sovranazionale, la figura di Carlo Magno risulta di sorprendente attualità.
29 gennaio Sant' Afraate
La Chiesa maronita ricorda il 7 aprile Afraat il Sapiente Persiano, prima grande figura delle chiese siriache i cui insegnamenti siano stati tramandati come esempio ai posteri. Afraat nacque sul finire del III secolo, verosimilmente nei dintorni di Ninive-Mossul, nell'odierno Iraq. Se il suo nome sembra tradire un'origine pagana, nondimeno la sua conoscenza delle Scritture e la sua esegesi sono altamente influenzate dai metodi giudaici. Figlio di una chiesa di confine tra cristianesimo e giudaismo, egli visse la separazione e il conflitto tra chiesa e sinagoga con relativa serenità, con toni polemici ma pacati. Afraat fu un «figlio del Patto», cioè un uomo impegnato a rimanere nel celibato per testimoniare la riunificazione escatologica dell'uomo inaugurata in sé dal Cristo, primo solitario, a cui i figli del Patto si ispiravano. Egli dimorò probabilmente presso il monastero di Mar Mattai, e secondo alcuni fu anche superiore di monaci e poi vescovo. Estraneo alle controversie cristologiche che attanagliavano l'occidente, Afraat visse come discepolo delle Scritture, secondo la sua stessa definizione, e si premurò di trasmettere per iscritto i suoi insegnamenti sulla vita spirituale e sul rapporto fra cristianesimo e giudaismo attraverso le Dimostrazioni, unica sua opera giunta fino a noi. Dalle pagine di Afraat, scritte secondo uno stile sapienziale, inizia a emergere quel gusto per la bellezza e per la dolcezza spirituali che caratterizzerà il cristianesimo siriaco.
Sant' Agnese da Bagno di Romagna
Agnese da Bagno di Romagna, camaldolese. Originaria di Sarsina, visse nel XII secolo.
Sant' Aquilino
Nacque a Würzburg, in Germania, da una famiglia nobile. Presto si avvicinò alla fede cattolica compiendo gli studi teologici a Colonia, dove diventò prete. Rifiutò, però, la carica di vescovo che gli fu proposta, perché desiderava dedicarsi interamente al ministero e alla preghiera. Per questo fuggì a Parigi, dove curò gli ammalati di colera, guarendoli miracolosamente e, anche qui, gli fu offerto l'incarico di vescovo, che rifiutò nuovamente scappando a Pavia. La città, però, era in mano a seguaci dell'arianesimo e del catarismo, eresie contro cui Aquilino predicava e che gli costarono la vita nel momento in cui si recò a Milano, dove, in una notte del 1015, venne accoltellato da un gruppo di eretici. Il suo cadavere fu tratto da una fogna, nei pressi di Porta Ticinese da alcuni facchini, che lo portarono nell'oratorio della vicina basilica di San Lorenzo. Il suo corpo fu poi sepolto nella Cappella della Regina, che fu subito intitolata al santo. In questa cappella, a tutt'oggi, si può vedere l'urna che ne conserva le reliquie. (Avvenire)
Sant' Arnolfo (Arnulfo)
La vita Arnulfi scritta in versi, probabilmente da un canonico di Cysoing (Cisonium), nel sec. XII-XIII, ispirata unicamente alla leggenda popolare, non fornisce alcun dato cronologico o topografico sicuro. Ecco tuttavia notizia: Arnulfo (Arnoul, in francese), scudiero di un signore potente, sarebbe vissuto nel sec. VIII. La sua carità lo avrebbe spinto a derubare continuamente il suo padrone per beneficare i poveri. Questa maniera di praticare la virtù gli attirò frequenti castighi, ma i miracoli che operava lo trassero fuori dalle peggiori situazioni. Morì durante un viaggio in compagnia del suo padrone: dei briganti lo appesero ad un albero, ai piedi del quale fu poi seppellito. Sembra che il suo corpo fosse in seguito trasferito a dove stette gran tempo senza culto. Era invocato, però, contro la febbre: i malati si recavano alla sua tomba e passavano il collo nella corda con cui Arnulfo era stato impiccato. La sua festa è celebrata il 29 gennaio.
Beata Boleslava Maria Lament
La beata polacca Boleslava Maria Lament, vergine, cogliendo i segni dei tempi, fondò la Congregazione delle Suore Missionarie della Sacra Famiglia, per favorire l’unità dei cristiani, per aiutare gli ultimi e per formare cristianamente la gioventù femminile. Giovanni Paolo II la beatificò.
San Costanzo di Perugia
Nato a Foligno, è stato il primo vescovo di Perugia. Martirizzato al tempo delle persecuzioni dell'imperatore Marco Aurelio. Secondo la tradizione fu condotto da alcuni soldati davanti al console Lucio e barbaramente flagellato, quindi immerso nell'acqua bollente, da dove uscì miracolosamente illeso. Ricondotto in carcere, convertì i suoi custodi che lo aiutarono a fuggire. Rifugiatosi a casa del cristiano Anastasio, fu con questo di nuovo arrestato e decapitato nella città di Foligno, intorno all'anno 170.
Il corpo del santo, dopo il martirio, fu portato a Perugia e sepolto non lontano dalla città in un luogo detto Areola fuori Porta S.Pietro, dove venne costruita la prima cattedrale di Perugia.
30 gennaio Beata Aberilla
Fu reclusa nel monastero di Mehrerau, sul lago di Costanza, e fiorì probabilmente all'inizio del sec. XII. La leggenda secondo cui Aberilla sarebbe stata nominata badessa di Mehrerau da s. Gallo, e sarebbe quindi vissuta nel sec. VII, sembra che sia nata non prima del sec. XVI a sostegno delle pretese del monastero che vantava di esser una fondazione di s. Colombano o di s. Gallo. Che Aberilla (forma chiaramente latinizzata di un nome tedesco, forse Eberwilla) sia del Bregenzerwald sembra tradizione degna di fede, così come quella secondo cui Aberilla fu monaca o reclusa a Mehrerau: come in tutte le fondazioni della riforma di Hirsau, certamente nelle vicinanze doveva esserci anche un monastero femminile. La tradizione del monastero di S. Giorgio, in San Gallo, indicava Aberilla come reclusa nella Cella di S. Viborada (Wiborada). Forse ha ragione il Landolt (Die hl. Wiborade, S. Gallo 1868, pp. 60 sg.) quando afferma che Aberilla fu chiamata a Bregenz per erigervi un monastero femminile. Il culto di Aberilla, anche se solo locale, incontrò subito i favori dei popolo : immagini della beata furono diffuse tra i fedeli e il suo nome fu inserito nelle litanie, della diocesi di Costanza. Secondo Haller, a Wohlfurt, presso Bregenz, era una statua di Aberilla e, nella chiesa del paese, una delle due statue barocche che ornavano l'altare di Maria, raffigurava Aberilla. Il corpo della beata fu sepolto a Mehrerau nella basilica dei SS. Apostoli Pietro e Paolo dinnanzi all'altare di s. Caterina (di questo sepolcro si trova memoria nel 1650), poi fu traslato dinnanzi all'altare di s. Giovanni, dove rimase fino alla fine del sec. XVIII, mèta di numerosi pellegrinaggi. Nel 1781 le ossa della beata vennero trasportate nella cripta degli abati, secondo Haller per interrompere il culto in attesa di una conferma ufficiale; secondo altri questa traslazione fu dettata dal « Giuseppinismo ». Aberilla è ricordata il 30 gennaio.
Sant' Adelelmo (Elesmo) di Burgos
Fondò e resse il monastero benedettino di San Giovanni Evangelista, a Burgos. E' uno dei patroni di questa città.
Beato Alano Magno di Lilla
Filosofo e teologo, soprannominato “doctor universalis”, nacque a Lilla intorno al 1120. Fu professore di grido a Parigi e Montpellier, tanto che per la sua dottrina eccelsa venne considerato un essere superiore, alla stregua di Alberto Magno. Prese l’abito di converso a Citeaux, dove condusse vita esemplare e dove morì il 6 luglio 1202. Non si hanno tracce di una venerazione del suo sepolcro né di altra manifestazione di culto.
L’Ordine Benedettino lo festeggia il 30 gennaio.
Santa Alda (Aldegonda)
Ricordata il 18 ottobre nel Proprio di Meaux (1854), come vergine e monaca, è chiaramente da identificare con s. Aldegonda di Maubeuge, la cui traslazione si commemora ivi lo stesso giorno
Sant' Armentario di Pavia
Si hanno pochissime notizie sulla sua vita. Succedette al vescovo di Pavia Gregorio e resse quella Chiesa tra il 710 ed il 722 circa. Lottò per difendere dalle pretese della Metropolia di Milano la diretta dipendenza di Pavia dalla Sede Apostolica. È ricordato per aver accolto le spoglie di S. Agostino giunte dalla Sardegna per volontà del re Liutprando, e per aver consacrato al grande santo un altare della basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro. Morì nel 731. La sua tomba fu meta di numerosi pellegrinaggi, grazie alla fama di potente intercessore attribuitagli dal popolo dopo la morte. Le reliquie si venerano attualmente nella Cattedrale di Pavia.
San Barsimeo (Barsamya)
Il Martirologio Romano ha introdotto il 30 gennaio la commemorazione di Barsimeo (Barsamya), vescovo di Edessa, martirizzato sotto l'imperatore Traiano (nel 106 o 112, secondo i dati discordanti dei suoi Atti), per aver manifestato uno zelo troppo ardente nella conversione dei suoi concittadini, in particolare di Sarbil, prete pagano e di Bebaia, sua sorella. Nel Sinassario Costantinopolitano, del resto, si fa menzione di Barsimeo lo stesso giorno, ma si accenna solo alla sua comparsa davanti al governatore Lisia. Grazie a un editto di tolleranza emanato dall'imperatore, Barsimeo, dopo avere già subito diversi supplizi, sarebbe ritornato alla testa della sua Chiesa, che avrebbe continuato a governare fino alla morte. La notizia del Sinassario Costantinopolitano dipende completamente dagli Atti siriaci. Questi Atti, trovandosi in siriaco dopo gli Atti di Sarbil, sono stati pubblicati da Bedjan. Secondo Duval, che ne ha fatto uno studio critico, il redattore di questi Atti ha utilizzato gli Atti di Habib (martirizzato sotto Licinio verso il 309). Allo scopo ben determinato di allacciare l'origine della Chiesa di Edessa agli apostoli, come pretende la dottrina di Addai, egli avrebbe retroceduto di circa un secolo e mezzo il pontificato di Barsimeo che avrebbe in realtà sofferto per la fede durante la persecuzione di Decio (249-51). Inoltre, le espressioni teologiche conformi alle decisioni del concilio di Nicea costringono a ritardare la redazione degli Atti di Barsimeo verso la metà del sec. IV. Testimonianza del culto di Barsimeo nella Chiesa siriaca sono il Menologio del manoscritto siriaco del British Museum add. 14504 (copia del sec. IX-X di un originale del sec. VI) e il Vat. Syr. 69 (datato dal 1547) che ne fanno memoria all'8 ottobre.
31 gennaio San Giovanni Bosco
Giovanni Bosco aveva appena nove anni (era nato il 16 agosto 1815 a Castelnuovo d'Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco) quando ebbe il sogno che gli indicò la sua strada: in un cortile, in mezzo a un gruppo di ragazzi, vide prima Gesù e poi la Madonna, attorniata a bestie feroci poi trasformate in agnelli. Da quel momento Giovanni divenne per i suoi coetanei un apostolo in grado di affascinarli con il gioco e la gioiosa compagnia, ma anche di farli crescere nella fede con la preghiera. Divenne sacerdote nel 1841 e nello stesso anno di fatto iniziò l'opera che poi diventò la Società Salesiana, fondata nel 1854. Nel 1872, con santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), fondò l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Morì nel 1888.
Sant' Abramo
È uno dei più celebri martiri della persecuzione di Sapore II (310-379). Nel quarto anno della persecuzione persiana (343-44) era stato arrestato il vescovo di Arbela, Giovanni, che fu poi tenuto per un anno intero prigioniero della fortezza di Bdigar e finalmente martirizzato il 1° novembre 344. Durante questo lungo periodo i cristiani di Arbela, rimasti senza pastore, si riunirono segretamente e scelsero Abramo come capo della loro Chiesa. Ricercato a sua volta dai Magi persiani, Abramo restò nascosto per qualche tempo, ma poi fu arrestato per ordine del mobed Adhurpareh. Essendogli stata offerta salva la vita se avesse obbedito agli ordini del mobed, Abramo rifiutò e fu decapitato il quinto giorno della luna di febbraio (31 gennaio 345), nel villaggio di Tell-Niãhã. Questi fatti sono raccontati nella Cronaca di Arbela pubblicata dal Mingana, nella passio siriaca, testo giudicato positivamente dal Peeters, nelle passiones greche, pubblicate dal Delehaye e che rispettivamente non sono che la traduzione ed il sunto del testo siriaco, e finalmente negli elogi del Sinassario Costantino politano del 4 e 5 febbraio. Tanto nel martirologio di Edessa quanto nelle tavole dittiche di Arbela (un lezionario nestoriano del British Museum, dove, al terzo venerdì dopo Pasqua, sono ricordati tutti i metropoliti di Arbela) e quanto nella Storia Ecclesiastica di Sozomeno ill, il nome di Abramo è sempre unito con quello di Giovanni. Negli Acta Sanctorum Abramo è ricordato il 4 febbraio, mentre nel Sinassario Costantino politano il 5 dello stesso mese.
Sant' Agata Kwon Chin-I
I sei laici coreani Agostino Pak Chong-Won, Pietro Hong Pyong-Ju, Maddalena Son So-Byok, Agata Yi Kyong-I, Maria Yi In-Dok ed Agata Kwon Chin-I insieme subirono il martirio. San Giovanni Paolo II li canonizzò il 6 maggio 1984.
Sant' Agata Yi Kyong-I
I sei laici coreani Agostino Pak Chong-Won, Pietro Hong Pyong-Ju, Maddalena Son So-Byok, Agata Yi Kyong-I, Maria Yi In-Dok ed Agata Kwon Chin-I insieme subirono il martirio. San Giovanni Paolo II li canonizzò il 6 maggio 1984.
San Agostino Pak Chong-Won
I sei laici coreani Agostino Pak Chong-Won, Pietro Hong Pyong-Ju, Maddalena Son So-Byok, Agata Yi Kyong-I, Maria Yi In-Dok ed Agata Kwon Chin-I insieme subirono il martirio. San Giovanni Paolo II li canonizzò il 6 maggio 1984.
Sant' Aidano (Medhoc) di Ferns
Il nome primitivo Aed sembra che in origine significasse fuoco. Le varie forme del nome derivano dall'aggiunta del suffisso diminutivo an, oppure dall'aggiunta contemporanea del suffisso diminutivo oc e del prefisso possessivo-affettivo mo (Mo-áed-oc). E' molto problematico ricavare gli elementi oggettivi dalla leggenda sorta attorno alla figura di Aidano e parimenti è impossibile giungere a determinare accuratamente la cronologia della sua vita. Sembra sia appartenuto alla gente dei Connaught. La sua nascita va collocata nella seconda metà del sec. VI. Anche per Aidano, l'immaginosa agiografia irlandese ci parla di un fantastico sogno presago dei genitori. Alla madre di Aidano infatti, nella stessa notte della concezione. parve di vedere la luna caderle in bocca. Il padre a sua volta sognò di vedere una stella cadere in bocca alla sposa. Ed una grande luce si sarebbe diffusa nel luogo della nascita di Aidano. La sua Vita, pervenutaci sia nella redazione latina che nella redazione irlandese, si presenta come una narrazione di miracoli spesso fantastici e strani che si dicono compiuti dal santo fin dall'infanzia in ogni occasione. Consacratosi ben presto a Dio, Aidano condusse una vita di preghiere e di austerità nei territori del Leinster. Divulgatasi la fama della sua santità e dei suoi prodigi, Aidano, per fuggire i pericoli della popolarità e per dedicarsi allo studio delle Sacre Scritture, si portò nel Galles e fu accolto da san David di Menevia tra i suoi monaci. Anche nel monastero i prodigi attribuiti al santo sono numerosissimi. Nelle lotte tra Gallesi e Sassoni viene presentato un intervento di Aidano che con la sua benedizione avrebbe posto in fuga questi ultimi. Quindi Aidano riattraversò il mare tornando in Irlanda dove continuò la serie dei prodigi. Nella Vita di san David poi, si narra che un angelo apparve ad Aidano per avvertirlo del rischio che san David correva di essere avvelenato da alcuni suoi monaci. Ed allora Aidano avrebbe inviato nel Galles per sventare la trama un suo díscepolo, il quale avrebbe attraversato il mare portato sul dorso da un mostro marino. Aidano frattanto in un terreno donatogli dal re Brandubh aveva fondato un monastero secondo la regola da lui praticata nel Galles. La sua azione di abate ebbe rilievo anche fuori del monastero, e così Aidano divenne il primo vescovo di Ferns nel Leinster meridionale. Morì nel 626. La sua festa è celebrata il 31 gennaio in tutta l'Irlanda, dove numerose chiese sono a lui dedicate. E' patrono della diocesi di Ferns. Nel Museo Nazionale di Dublino sono esposti un suo reliquiario, la sua campanella e la sua bisaccia.