Cammino coronato di Gloria
Capitolo XI
San Gerardo muore il 16 ottobre 1755.
232 anni fa, ti rendi conto!
Si parla ancora di lui! Come ti spieghi questo fatto? Il segreto è nel testamento che ha lasciato, e questo lo accomuna ad altre persone speciali e sante che vengono ricordate oggi a distanza di tanto tempo. D'altronde, in questo, Gesù fa da Maestro: Lui lo aveva detto che sarebbe stato con noi fino alla fine dei giorni! Inoltre, aveva lasciato una grande eredità ai suoi discepoli e quindi a noi: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv 15, 12). Il modo per farsi ricordare per sempre è lasciare un testamento d'amore! Caro amico, non farti perciò distrarre dalle bugie di questa società che ti vuole sempre più ricco, più bello e più magro! Guarda ad altri modelli, scopri che solo l'Amore ti rende mera- viglioso ai nostri occhi, a quelli degli altri, a quelli di Dio. Senza contare che solo attraverso di esso tu puoi rendere più belli gli altri e il mondo.
Ecco il testamento spirituale di San Gerardo, tratto liberamente dai suoi scritti spirituali:
"lo, Gerardo Maiella del SS. mo Redentore,
mi obbligo in vita e dopo la morte
a pregare efficacemente il Signore
perché tutti possano vederci in Paradiso
a godere Dio per tutta l'eternità. Io vi consiglio di eleggere lo Spirito Santo
come unico consolatore
e protettore della vostra vita cristiana.
L'Immacolata Vergine Maria sia l'unica vostra gioia
e la vostra avvocata presso Dio.
Ed ora accogliete nel vostro cuore quanto vi scrivo:
non abbiate paura di farvi santi.
Dio vi offre ogni giorno un'occasione favorevole.
Per farvi santi è necessario avere Dio presente in tutto ciò che dite e fate, ed essere sempre uniti con Lui.
Molti si preoccupano di fare molte cose. Seguite il mio esempio: io ho cercato di fare solo la volontà di Dio. Ho camminato sott'acqua e sotto vento! Grande cosa è la volontà di Dio!
Tesoro nascosto e senza prezzo: essa vale quanto Dio.
Amate assai Dio. Fate tutto per Dio.
Amate tutto e tutti in Dio. Soffrite per amore e per Dio.
L'unico vostro padrone sia Gesù Cristo: servitelo per amore ed obbedite a Lui sempre.
Egli vi premierà abbondantemente.
Fede ci vuole per amare Dio. Chi manca di fede, manca a Dio. Risolvetevi a vivere e a morire impastati di fede.
Solo Dio può darvi la pace. Quando mai il mondo ha saziato il cuore umano?
Vi posso assicurare che Dio vuol bene a tutti voi perché egli sa quanto io vi stimo.
Con tutte le forze io vi invito a correre nell'immensità del nostro caro Dio.
Vi benedico. Arrivederci in Paradiso. "
Questa è un po' la sintesi del suo pensiero, ma voglio farti un altro regalo, in modo che possa scoprire qualcosa in più su di lui ed averlo più a portata di mano. Nel libro "Gerardo Maiella santo del popolo", io stesso presento i "grandi amori" del patrono della Basilicata, e quasi in pillole tratto i diversi aspetti della sua spiritualità e della sua pedagogia.1 Ed ora, richiamando quel contributo, riscrivo un... ...
ALFABETO GERARDINO!
A come AMORE
Tutta la sua vita è una manifestazione d'Amore. È il motore delle sue azioni, delle sue scelte; è il motivo della sua pazienza e della sua mitezza; è la colonna sonora che accompagna la sua preghiera e il suo rapporto con Dio e con i fratelli, compresi quelli che lo maltrattano. Il suo primo Amore è Gesù Eucaristia, segue il Crocifisso, poi la Madonna e tutto è incentrato sulla volontà di Dio.
B come BELLA volontà di Dio
La chiamava così, Gerardo, la volontà di Dio: quella che, invece, per molti a volte appare brutta, dura, insopportabile. Lui, al contrario, ne intuisce tutta la bellezza e la descrive come «tesoro nascosto e senza prezzo», come una «gran cosa». Uniformarsi alla Parola divina, per lui, è l'impegno principale che lo fa sentire libero, felice, in sintonia con il Bene.
C come CROCIFISSO
Il suo grande amore per Gesù Crocifisso lo spinge ad immedesimarsi con il suo sacrificio. Per lui le sofferenze di ogni giorno sono un modo per imitare l'umiltà del suo Maestro ed uno strumento per diventare santo. Il suo atteggiamento verso il dolore è sempre stato lo stesso: da ragazzo, di fronte alle percosse del capo garzone, da fratello laico, nonostante la vita durissima del convento, i rigorosi digiuni, le penitenze, le calunnie, e in fin di vita, quando afferma: «Sì, patisco, ma questo è ancora poco per te, o mio Gesù, che sei morto per me».
D come DOMATORE di demoni
Sembrerà un po' strana questa voce, e tanto più inverosimile ti sarà parso l'episodio che racconta di quella sera in cui, sulle rive dell'Ofanto straripato, egli piega la volontà del demonio ordinandogli: «Nel nome della Trinità, ti ordino di prendere le briglie e guidarmi fino a Lacedonia». Eppure, Gerardo ha questo potere che svolge in nome dello Spirito Santo. La fede può tutto: ricordiamolo quando anche noi abbiamo a che fare con i demoni di oggi.
E come EUCARISTIA
Quando si ha fame, il pane diventa il dono più grande; allo stesso modo, quando si sente il bisogno di entrare in stretto contatto con Gesù, l'Eucaristia si rivela l'unico cibo di Vita. Gerardo non può farne a meno, e da piccolo soffre di non poter fare ancora la Comunione. Sua madre gli dice che deve diventare grande, ma lui non capisce perché deve stare lontano da un amore così importante. Tuttavia, arriva al Sacramento preparato e felice. Nel corso degli anni, poi, questo amore cresce ed è una grande sofferenza per lui esserne privato nel periodo della calunnia di Nerea Caggiano.
F come FRATERNITÀ
Chi ama Dio non può non amare i fratelli. Mettere in pratica il comandamento dell'amore è per Gerardo un'ulteriore via per fare la volontà del Padre. Egli rivolge le sue cure e le sue attenzioni a tutti, in particolare ai poveri suoi prediletti; è pronto a rinunciare non solo a qualcosa di materiale, abiti, cibo, coperte per donarlo a chi possiede meno di lui, ma anche a farsi carico delle necessità altrui investendo tempo, energie e salute. Senza contare poi la prodigalità che ha nelle missioni di "questua"! La sua è una carità concreta, semplice, e allo stesso tempo, un vero atto di compartecipazione spirituale fraterna: è chiamato Padre dei poveri.
G come GIOIA
La gioia! E un dono dei giovani unitamente alla capacità di trasmettere entusiasmo... E Gerardo? Com'è? In un libro di Rey- Mermet, egli si guadagna il titolo di "fraticello che giocava con Dio". Lo fa già da piccolo; ricorda l'episodio del panino bianco, e continua per tutta la sua esistenza ad esprimere tutta la sua contentezza di poter fare la volontà di Dio.
H come HABITAT
L'ambiente in cui un ragazzo cresce ha spesso molta importanza. Così è stato anche per il piccolo Gerardo che nasce in una casa di lavoratori onesti e disposti al sacrificio, oltre che di cristiani pii. Il suo nome lo deve, infatti, alla devozione del padre Domenico per il santo vescovo Gerardo Della Porta di Potenza. La sua infanzia a Muro è costellata di altarini fatti in casa, di processioni, di pellegrinaggi a Capodigiano, fino alla manifestazione del desiderio di seguire i Redentoristi; decisione che addolora la madre vedova Benedetta, ma senza che ciò le impedisca di dire: "Signore, se è la tua volontà, l'accetto per quell'anima santa di Domenico".
I come IMPEGNO MISSIONARIO
Ti è mai capitato di avere una bella notizia nel cuore e di volerla comunicare a tutti? A san Gerardo sì, così come a tutti coloro che, avendo incontrato Gesù, ardono dal desiderio di annunciarlo. Egli si è dedicato all'annuncio missionario soprattutto dopo aver pronunciato i voti (17 luglio 1752) e la sua attività si è svolta tra Deliceto, Napoli e Materdomini. La sua eloquenza, la sua vita di preghiera, i suoi miracoli, la sua capacità di penetrare le coscienze... tutto contribuisce a far convertire coloro che incontra, rispondendo al suo proposito: "O mio Dio, potessi convertirti tanti peccatori quante sono le gocce di acqua.
L come LUOGHI GERARDINI
Muro Lucano (PZ). Nasce il 6 aprile 1723, riceve il battesimo il 23 aprile dall'Arciprete Felice Coccicone nella Chiesa della Santissima Trinità (pro-cattedrale) e vive 23 anni con la sua famiglia a Muro Lucano. In casa matura la sua vocazione, lavora nella bottega del Pannuto, conosce la delusione per il rifiuto ricevuto dai Cappuccini e incontra i Redentoristi durante una missione popolare. - Deliceto (FG). Il 17 maggio 1749, nel Santuario di Nostra Signora della Consolazione, viene accolto con scetticismo e in prova, e lì fa il postulandato e il noviziato, fino a professare i voti religiosi il 16 luglio 1752. - Pagani (SA), Ciorani (SA). Il 1754, in seguito alla calunnia di una donna Nerea Caggiano, Gerardo viene allontanato da Deli- ceto e non gli consentono di ricevere l'Eucaristia - Materdomini (AV). Qui muore per tisi il 16 ottobre 1755 al- l'una e mezza, a soli 29 anni, ma con una grande capacità di abbandono alla volontà di Dio.
M come MADONNA
È nota a tutti la predilezione di Gerardo per la Madonna che, spesso, usa chiamare "mamma Maria" e ciò spiega le sue frequenti visite nei suoi santuari dove si ferma a lungo in una preghiera assorta. Inoltre, il suo amore per Lei lo spinge ad essere attento alla condizione spirituale delle suore di clausura di cui è prezioso confidente. In seguito, diventato fratello laico redentorista, Maria la Madre della Chiesa, rappresenta nella sua vita spirituale un fonda- mentale punto di riferimento.
N come NOTO
Nonostante la sua umiltà e il suo nascondimento, san Gerardo è sempre noto a molti. Molta gente accorre al suo passaggio, perché ha ascoltato le sue parole incisive, capaci di convertire e perché ha sentito parlare dei suoi miracoli. La sua condotta di vita e le eccelse virtù gli valsero la beatificazione il 29 gennaio 1893 da Leone XIII, la santificazione l'11 dicembre 1904 da S. Pio X e poi si aggiunge la proclamazione a Patrono della Basilicata avvenuta il 21 aprile 1994 da Giovanni Paolo II e quella di Patrono delle mamme gestanti e dei bambini in Campania nel 2004 e in Basilicata 2006. Il santuario di Materdomini è oggi meta di numerosi pellegrinaggi, ma la devozione per il Santo si diffonde e si sviluppa in tutto il mondo: Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Germania, Irlanda, Inghilterra, Brasile, Messico, Colombia, Usa, Canada, Australia, Giappone, Filippine, Madagascar.
O come OBBEDIENZA
Ecco una virtù che ci pare un po' difficile. Chissà perché, allora, sembrava più praticabile per san Gerardo?! Forse, era una questione di tempi... Più che altro, era una questione di amore. Infatti, egli scrive: "Mio Dio, per l'amor tuo, io obbedirò ai miei superiori come mirassi e obbedissi alla vostra divina persona". E sorprendente la mitezza con cui esegue ciò che gli viene chiesto, impressionante la prontezza con cui risponde agli
P come PREGHIERA
Siamo alla P: la preghiera per Gerardo è tra i primi posti! Del resto, la vita di un santo sarebbe impensabile senza di essa. Per lui, l'intimità con il Signore è lo spazio in cui raccogliere la propria anima e consegnarla a chi sa custodirla. Qualche volta capita anche a noi di provare una sensazione intensa, profonda di raccoglimento, ma dobbiamo imparare la costanza di questo Mistico che, fin da piccolo, avvertì la preghiera come un bisogno fortissimo e un richiamo irresistibile, al punto da lasciare la bottega per correre in chiesa.
O come QUALE VITA?
Qual è la vita che vogliamo? Quella fatta di agi, di false certezze, di decisioni mai prese? Oppure una vita vissuta in nome di alti ideali, di valori, di sogni, di progetti, di speranze? Quale vita ha scelto san Gerardo? Certamente, quella che lo rende più felice e lo fa sentire realmente se stesso, ma anche quella più faticosa, più esposta a rinunce e sacrifici. Non è infatti la strada più semplice che ci porta alla vera gioia, e la vita è un regalo talmente splendido che vale la pena rischiare.
R come REDENTORISTA
Gerardo va via da casa nel 1749, dopo che nel suo paese c'è stata una missione dei Redentoristi, e accolto per una prova a Deliceto, prende i voti religiosi nel 1752 nella Congregazione del SS. Redentore fondata nel 1732 da sant'Alfonso de' Liguori per portare l'annuncio della redenzione di Cristo nelle zone più povere.
S come SANTITÀ
"Vado a farmi santo". Ma come gli è venuta in mente una trovata del genere? Di biglietti se ne sono visti recapitare tanti, dalle madri di ragazzi scappati da casa, ma uno così... Il bello è che è la verità, è il sano proposito di un giovane in-namorato di Cristo e desideroso di camminare sulla via della perfezione e della santità. Determinato, sicuro, illuminato dalla luce della fede, Gerardo indica una via: sicuramente in salita, ma percorribile. La sua non è una santità straordinaria; essa si realizza nell'ordinario, nel quotidiano, perciò.. .che aspetti tu a farti santo!
T come TESTIMONIANZA
Viviamo in una società di parole, di rumori, di immagini troppo esibite e i giovani ne sono frequentemente attratti e sedotti. Eppure, di fronte alla morte di uomini e donne come Giovanni Paolo II o Madre Teresa di Calcutta, centinaia e centinaia di giovani hanno pianto. Di fronte alle azioni di grandi modelli di pace, di giustizia, tanti giovani hanno manifestato consensi. Di fronte ad alcune proposte di fede forti e radicali, sono nate delle vocazioni. Perché? Perché il mondo, soprattutto quello dei giovani, ha bisogno di testimonianze autentiche, coraggiose. San Gerardo, ci aiuti a essere testimoni!
U come UMILTÀ
Gracile e debole nel fisico, umile nell’animo: era questa la forza di Gerardo. Oggi, si parla di orgoglio, di amor proprio, di aspirazioni, ma che cosa sono di fronte alla grande forza di volontà di un ragazzo che con umiltà accetta i suoi limiti, continua a bussare alla porta di un convento per essere ammesso a fare ciò che più desidera? A Muro, i ragazzi lo scherniscono e il capo garzone lo insulta e lo picchia; in convento, fa i lavori più umili e faticosi, sceglie sempre l'ultimo posto e la camera più angusta, ma certamente dopo la sua morte egli, il più umile di tutti, l'ultimo, ha avuto uno dei primi posti.
V come VOCAZIONE
"Che cosa farò da grande?" è la nostra domanda più frequente. E un'altra è: "Come fare a capire?". Ma anche quando non si palesa o non si ammette, ciascuno di noi è consapevole di ciò che ha nel cuore, sa cosa lo fa fremere di gioia, e anche che cosa lo spaventa. La vocazione è una chiamata, perciò è indipendente dalla nostra volontà. È come quando squilla il telefono: non siamo mica noi che abbiamo detto al telefono di mettersi a suonare! Chi ci sta chiamando sa se quella telefonata potrà farci piacere oppure no, ma siamo comunque noi a decidere se rispondere o far finta di non sentire. Quel sì o quel no decideranno poi della nostra felicità. Gerardo ha deciso per il sì, sin da quando ha riconosciuto i segnali della sua vocazione.
Z come ZELO E
ammirevole l'impegno costante che Gerardo mette in ogni cosa: con grande versatilità, passa da una faccenda all'altra, da un lavoro all'altro. Nel convento di Deliceto, infatti, si dedica a più attività e sempre senza risparmiarsi, anche quando al suo gracile fisico costa molta fatica. Questo santo fratello redentorista si impegna a far bene tutto, senza distinzioni, e non si rammarica se si tratta anche di lavori umili. Egli fa il sarto, il portinaio, il questuante, il predicatore, il sagrestano, l'artista: tutto con tanta forza di volontà e tanta disponibilità; modella anche dei crocifissi in cartapesta, ancora oggi oggetto di ammirazione nel Convento dei Cappuccini a Vietri di Potenza, nel Santuario di Deliceto (FG), e di Materdomini (AV).
L'ALFABETO GERARDINO termina, ma c'è qualcosa che non si esaurisce: il messaggio di Amore che continua a sgorgare miracolosamente da una sorgente infinita e che disseta sul serio... Che ne dici, allora, se prosegui in questo cammino di scoperta? Gerardo, questo santo così giovane, avrebbe certamente comunicato con noi in un altro modo se fosse vissuto nel 2007. Certamente, pieno di umanità com'era, avrebbe comunque prima di tutto cercato una vicinanza fisica, reale, avrebbe desiderato penetrare nei nostri occhi e nel nostro sguardo per cercare di cogliere la nostra gioia di vivere o la delusione. Sarebbe corso da ciascuno di voi, per abbracciarci, stringerci la mano, farci sentire, ascoltare e amare. Tuttavia, per quelli più lontani, per quelli che non avrebbe potuto raggiungere con le sue lunghe camminate a piedi, avrebbe fatto due cose:
PREGHIERA e CORRISPONDENZA.
Voglio ricordare che il suo epistolario è ricchissimo e si rivolge soprattutto alle religiose del monastero carmelitano di Ripacandida, al Padre Superiore, ad alcuni fratelli Redentoristi. È straordinario come un laico che ha imparato a leggere e a scrivere, ma non è un dotto, sappia comunicare in profondità con tutti e dare conforto alle anime tribolate e tentate!!!
Padre Sabatino Majorano negli Scritti spirituali, indicando i temi e i contenuti principali delle lettere gerardine scrive: "Dalle lettere emerge subito il senso profondo di comunione che unisce Gerardo ai suoi interlocutori. È un amore sincero, spontaneo, carico di sollecitudine e di fattività"2. Non è forse l'amore di cui anche tu hai bisogno? Non è quel vero "Ti amo" che il tuo cuore vorrebbe leggere accendendo il pc o il cellulare? Ti sarà capitato qualche volta di trovarti nella tristezza, nell'indecisione, nel vuoto... Che cosa ti avrebbe scritto san Gerardo? Vogliamo immaginarlo? Nell'ultimo capitolo, troverai alcune e-mail "inviate" da Lui. Ovviamente, capisci bene che non sono letteralmente sue, ma non sarà neanche tutto frutto della fantasia, visto che operiamo una specie di ritrascrizione delle sue lettere e del suo messaggio, con alcune sue citazioni. Pertanto, al momento leggiti quello che Eugenio Finardi recentemente ha saputo esprimere nel mondo musicale per una riflessione esistenziale: Paura di amare.
Abbiamo tutti paura di amare
Abbiamo tutti paura di lasciarci andare
Di farci vedere per quel che siamo
Con le nostre fragilità
Abbiamo tutti paura di amare
Abbiamo tutti paura di lasciarci andare
Di far vedere quello che siamo
Con i sogni che nascondiamo nell'anima.
Abbiamo tutti paura di amare
Abbiamo tutti paura di lasciarci andare
Di farci vedere per quel che siamo
Con le nostre fragilità
Abbiamo tutti paura di dare
Abbiamo tutti paura di poter soffrire
Di farci toccare infondo al cuore
E di dover seguire la verità.