Domatore di demoni
CAPITOLO XI
Poi, dovette partire. Il tempo piovoso, l'ora tarda, la nebbia fitta... non importa. L'obbedienza obbliga. E giù per la valle fino all'Ofanto, verso Lacedonia. Ma proprio sulle rive dell'Ofanto straripato l'attende l'insidia del nemico. Gerardo prega, trema dal freddo, colpito da scrosci d'acqua. All'improvviso un'ombra; no, qualcuno. Il cavallo sobbalza, uno sghignazzare frenetico e una voce dall'abisso: «Ora non puoi più niente. Sei nelle mie mani». «Ah, sei tu, bestia d'inferno! Nel nome della Trinità ti ordino di prendere le briglie e guidarmi fino a Lacedonia».
Ruggendo e digrignando, il demonio trascina tra selve e impervi sentieri il suo domatore fino all'ingresso del paese, dove sorge una cappella dedicata alla Santissima Trinità, appunto.
Altre volte Gerardo provoca l'apparizione del demonio per strappare le anime al peccato. Siamo a Deliceto. Un gentiluomo, che all'apparenza sembra di tutto rispetto e devozione, ma che nell'intimo nasconde passioni e peccati, viene avvicinato da Gerardo che smaschera il suo perbenismo. Alla difesa strenua della sua condotta, il Santo oppone un elenco interminabile di misfatti, fino a fargli vedere il demonio pronto a trascinarlo all'inferno. A un altro che nascondeva i peccati nella confessione toccò la stessa spaventosa visione. Leggeva nelle coscienze, riusciva a prevedere i pericoli, interveniva con la forza dello Spirito Santo.