Il "Crocifisso"
Capitolo XVII
Muro Lucano. Venerdì Santo, 4 aprile 1748. La folla muta e compatta si accalca davanti alla porta chiusa della Cattedrale in attesa che si apra per assistere al mistero della la: morte di nostro Signore Gesù Cristo. Nella settimana santa erano tradizionali i misteri settecenteschi, cioè rappresentazioni viventi, parossistiche delle varie fasi della passione, morte e resurrezione del Signore, alle quali tutto il popolo partecipava interessatissimo e, per la maggior parte, protagonista. Il pomeriggio del venerdì santo poi era sempre il più atteso e importante, perchè sull’altare maggiore della Cattedrale veniva allestito il Calvario vivente, con le croci, e i crocifissi veri.
Finalmente le porte si spalancano: la folla si riversa nell’ampia navata in penombra, con un'agitazione a stento trattenuta. Sull'altare la scena è ancora velata da un immenso tendone violaceo. Quando il rumoreggiare della calca si è spento, ecco che lentamente, sottolineato dalle note lugubri dell'organo, cade il velo, ed appaiono le tre croci, con issati su tre corpi nudi. Ai piedi del calvario le clamidi paonazze dei soldati romani e le gramaglie delle pie donne.
Sulla croce di mezzo, a rappresentare il Cristo morente, vi è inchiodato Gerardo. Tutti gli sguardi corrono sul quel corpo crocifisso, stremato ed emaciato con impressionante verismo.
Il capo, incoronato da un fascio di rami spinosi, è reclinato sulla spalla, le braccia tese in uno spasimo evidente ed il petto – quel petto incavato – che ansima in una vera agonia.
La gente guarda, commossa e ammirata. Tra la folla vi è anche mamma Benedetta, ma non aveva ancora capito che quel Cristo morente era suo figlio, il suo Gerardo. Prima di intravedere il volto, attraverso il viluppo delle spine, l’indovinò il suo cuore di mamma addolorata, che non ressse allo schianto …
Un grido agghiacciante risuonl sopra la folla:
-Figlio, figlio mio!
E si abbattè tramortita sul pavimento.
Quel grido echeggiò nell’anima di Gerardo che dall’alto della sua croce cercò di incontrare con lo sguardo sua madre. Con un supremo palpito di amore angosciato egli offrì in quell’attimo, a Dio il sacrificio completo della sua vita intera insieme al dolore della sua mamma.
Ora sì, era preparato per seguire la sua vocazione!