Prime Luci
CAPITOLO I
Caratteristica la cittadina di Muro, a dodici miglia da Conza, nella Basilicata, perchè da tre lati incorniciata di colline quasi anfiteatro digradante verso una bella e vasta pianura. Essa è resa famosa, attraverso i secoli, specialmente dalla gloria di S. Gerardo Majella, che vi nacque il 6 di aprile del 1726 da Domenico e Benedetta Galella.
Modesta la sua origine, perché i genitori erano poveri di censo, ma ricchi di virtù. Il papà; faceva il sarto e mamma Benedetta, sorella del cappuccino P. Bonaventura, era l'angelo della casa e regina di una fiorita di bimbi, che seppe allevare nel santo timor di Dio alla luce dei suoi esempi.
Il nuovo “Fiorellino”, sbocciato per sostituire il primo reciso precocemente dall' Angelo della morte nel 1716, fu battezzato alla cattedrale dedicata all’ Assunta. Al neonato fu imposto il nome del fratellino salito al Cielo per trastullarsi con i santi Innocenti e anche per porlo sotto la protezione di S. Gerardo Vescovo di Potenza.
Parve che la grazia del Battesimo avesse sopito gli istinti naturali del bimbetto perchè, al venerdì, Gerardiello rifiutava il latte materno per iniziar così quell'astinenza, che poi avrebbe osservata fino all'eroismo. Era un bambino grazioso e vivace, ma mite e docile; la mamma quindi, nell'offrirlo quotidianamente alla Madonnina sorridente sopra la culla, esclamava gioiosa: -Figlio mio, sii benedetto!
Il fantolino però non era nato santo, ma -come osserva il biografo P. Ferrante “ lo divenne con un movimento spontaneo, attivo e cosciente del suo essere con Dio”.
Al suono delle campane, portato alla chiesa tra le amorevoli braccia materne, Gerardiello ammirava i ceri, i paludamenti sacerdotali e ascoltava attonito i canti accompagnati dall'organo. Divenuto più grandicello, volle adattare l'ambiente domestico a quello della cattedrale sistemandovi una specie di altarino-sepolcro, come quello del Giovedì santo e dinanzi al quale genufletteva per poi rimanere immobile e raccolto in preghiera come un serafino. Quando, rivestito di rudimentali paramenti, celebrava, molti coetanei lo circondavano in religioso silenzio per poi pregare insieme con lui. Altre volte, sollevando una croce con le mani, capeggiava una minuscola processione, che sfilava devota fino al giardino de' Cillis, dove poi si parava per la “messa”.
Un mattino di primavera, arrivato il corteo dinanzi a un alberello in fiore e simile a un candelabro di argento, il piccolo “celebrante”, appesa la croce al tronco della pianticella, invitò i presenti a venerarla. Ma mentre egli pregava -affermava un testimonio oculare -si vide improvvisamente l'alberello illuminarsi così da sembrare un candelabro acceso. Cos'era, dunque, avvenuto? Che quel misterioso chiarore irradiava da Gesù bambino il quale comparve sorridente tra i rami fioriti per offrire a Gerardiello un panino dolce e croccante. Così forse il divin Pargoletto ricompensava il Santino della temperanza che s'imponeva nel nutrirsi e nel bere per assomigliare a Lui povero e mortificato dal presepe alla croce.