Cenno sul Beato Gerardo Maiella
Capitolo I
Il Beato Gerardo Maiella nacque il 6 aprile 1726, a Muro, piccola città del regno di Napoli. Suo padre era un povero sarto, ma pio ed onesto. Fin dai suoi più teneri anni Gerardo diè pruova di una pietà tutt' angelica.
A poca distanza da Muro si trova la Cappella di Capotignano, ove si venera una statua di Maria Vergine, avente tra le braccia il Bambino Gesù. Verso il suo quinto anno Gerardo si recò ivi, ed appena si fu inginocchiato, il Bambino Gesù, discendendo dalle braccia di sua Madre, venne a scherzare familiarmente con lui, e poi gli donò un panetto bianco. Il fanciullo, tutto giulivo, portò tal regalo a sua madre. Chi te l' ha dato? domandò costei. "Il Figliuolo" rispose, di una bella Signora, col quale ho scherzato "Ogni mattina Gerardo correva alla Cappella", ed ogni volta ilbambino Gesù veniva a scherzare con lui, e gli rinnovava il medesimo dono.
In su i sette anni Gerardo acceso di un amore soprannaturale per il Pane Eucaristico, desiderava ardentemente di comunicarsi. Un giorno, alla messa, egli si presentò coi fedeli per ricevere l'Ostia santa.
Il celebrante, vedendolo sì piccino, passò oltre, ed il fanciullo si ritirò piangendo. Ma la notte seguente, l'Arcangelo S. Michele gli portò il Pane degli Angeli. Un'altra volta, in quello era in ginocchio presso l'altare, un piccolo bambino, il bambino Gesù, uscì dal tabernacolo e gli diè la santa Comunione. A 10 anni Gerardo fu ammesso alla Sacra Mensa, da quel punto cominciò a comunicarsi tutti i giorni, oltre le domeniche e gli altri giorni festivi. Ma egli comprese che per partecipare alla gloria di Gesù dovea prima essere a parte della sua dolorosa passione; come prezzo di ogni comunione egli s'impose dunque una crudele flagellazione. Dopo la morte di suo padre Gerardo entrò come apprendista presso un sarto. Egli si dedicò totalmente al lavoro, ma continuò pure a corrispondere fedelmente alla grazia ed a seguire il suo trasporto per l'orazione, non ostante i maltrattamenti del capo giovine. Costui lo batteva spesso con furore. Un sorriso era sempre la risposta dell'umile vittima. Divenne in seguito il domestico del Vescovo di Lacedonia, ed ivi restò tre anni, formando l' ammirazione di tutta la città. Un giorno che il Vescovo era assente, Gerardo avea chiusa a chiave la porta del palazzo. Egli volle attingere dell'acqua; ma, mentre era inchinato, la chiave cadde nel pozzo. Restò a prima vista sbigottito; poi, fatta orazione, corre a cercare una statuetta del bambino Gesù e la cala nel pozzo dicendo: "Spetta a Voi, Signore, di restituirmi la chiave, affinché Monsignore non sia in pena, O prodigio! Alla presenza d'una folla di astanti, Gerardo trasse il bambino Gesù avente in mano la chiave smarrita.
Dopo la morte del suo padrone Gerardo dovè vivere col suo mestiere di sarto. Lo spirito di mortificazione lo ispirò a castigare il suo corpo in tutti modi. Una panca gli serviva di letto; flagellava la sua carne a sangue, passava notti intere in orazione, digiunava con pane ed acqua nei sabati e nelle vigilie delle festività di Maria. Gli si rimproverava questa condotta: "Perché in luogo di ricercare le delizie del mondo abbracciate questa vita di aspre penitenze"? Il santo giovane rispondeva invariabilmente: "lo voglio ad ogni costo divenire santo se perdo quest'occasione, la perderò per sempre"·
I suoi parenti pensavano ad ammogliarlo;·ma Gerardo non volle punto consentirvi. "Io appartengo alla Madonna, diceva egli con entusiasmo. La Madonna mi ha rapito il cuore, ed io gliel'ho donato Così custodì senza macchia il giglio della castità e la veste dell’innocenza battesimale.
Un fiore cosi delicato non poteva restare in mezzo ad un mondo corrotto e corruttore. Perciò Gerardo chiese per la salute della sua anima il rifugio del chiostro. Egli fermò la sua scelta sulla Congregazione del Santissimo Redentore che il suo fondatore, S. Alfonso Maria de' Liguori illustrava fin d'allora con lo splendore della sua dottrina e la santità della sua vita. Ne domandò l'ammissione in qualità di fratello laico. Ma una nuova pruova l'attendeva: lo si trovò troppo debole, troppo sparuto, e non fu ammesso.
Ciò nonostante egli non si scoraggiò punto. A forza d'istanze finì per trionfare dall’opposizione di sua madre e del rifiuto dei religiosi, e vide alfine attuarsi il più caro dei suoi voti.
Ciò accadeva nel 1749. Il nuovo fratello Redentorista abbraccio la vita religiosa, con un fervore, che dovea condurlo, in poco tempo, alla più sublime: santità. Avendo concepita la nobile ambizione di divenire un santo, egli fece voto di compiere tutto quello, che vi ha di più perfetto. Coltivava tutte le virtù e le praticava in un grado eroico. S. Alfonso stesso diceva di questo suo giovane discepolo:
"Gerardo è un prodigio di regolarità. Io sono grandemente edificato, quando considero a quale perfezione è pervenuto questo fratello".
Difatti bisogna leggere la sua vita tutta piena di prodigi per rendersi conto delle sublimi virtù del B. Gerardo, come pure dei miracoli ch'egli operava come se scherzasse, e delle elette grazie, scienza infusa, estasi e rapimenti, "di cui fu favorito."
Nel 1755 cadde gravemente infermo. Gerardo, che avea sempre avuto una sete ardente di partecipare ai dolori della passione di Gesù Cristo, vedendo appressarsi la sua fine, domandò al Signore di provare nei suoi ultimi istanti le pene interne ch'Egli soffrì nell' agonia sulla croce. E fu esaudito: i suoi ultimi giorni furono un doloroso purgatorio. Egli si lamentava solamente delle cure, secondo lui, troppo affettuose, che la Comunità gli prodigava per provare di alleviare le sue sofferenze.
Le preghiere, che facevano i padri ed i fratelli per ottenere la sua guarigione anche gli"causavano pena-"Io sono un soggetto inutile, diceva, e non merito tutto questo". Intanto il santo infermo s'"indeboliva sempre più. Egli annunziò il 15 ottobre, che sarebbe morto lo stesso giorno. Verso mezzanotte "Ecco la Madonna" esclamò con aria festevole, e si addormentò nel sonno della morte in tale estasi. Il fratello Gerardo non avea che 29 anni e 6 mesi; avea passato cinque anni e cinque mesi nella Congregazione del SS. Redentore.
Nella breve sua vita fece lungo corso, ed acquistò una gloria, che si dilata sempre più, mercé i prodigi di ogni sorta, che i fedeli ottengono per la sua intercessione.
Il Papa Leone XIII ha beatificato il fratello Gerardo il 24 gennaio 1893. I numerosi miracoli operati posteriormente dal Beato, fanno sperare"che la sua canonizzazione sia prossima.