Cammino per un’ Avventura di Santità
Capitolo XII
Caro amico, ti ho presentato un compagno di viaggio, con un itinerario virtuale e reale insieme, perché nella famiglia di Dio si possono superare tanti limiti e tante difficoltà quando si entra in sintonia con quei testimoni che chiamiamo Santi. Essi sono, infatti, contemporanei di Cristo e nostri. Nella prefazione del libro "Storia meravigliosa di San Gerardo Maiella", Nicola Ferrante afferma: "i Santi, come Santi, non hanno storia. La loro vita si riassume in un colloquio perenne con Dio al di là del tempo e dello spazio: quindi, della storia.. .niente di più forte e temprato della personalità propria dei Santi. Essi sovrastano sui contemporanei come scogli sul mare e rischiarano il cammino... come fari di luce. Ogni Santo ha la sua luce come le stelle del firmamento". E nello stesso tempo i Santi sono una provocazione, un possente appello a cambiare la storia, vivendo peraltro le proprie qualità migliori, eroici e straordinari interpreti di una fede che 'offre un bicchier d'acqua' con la stessa semplicità con cui 'sposta le montagne', puliti nella mente, nel cuore e in ogni gesto del proprio vissuto quotidiano. San Gerardo realizza il suo percorso di santità nella vita ordinaria, nella molteplicità di professioni che vanno dal sarto al guardiano, dal garzone di bottega all'artista modellatore e pittore: un'esistenza precaria, si direbbe oggi, all'insegna del cambiamento e della mobilità, ma ben fondata sulla roccia della fede in Cristo e interpretata con creatività inaudita, specie in situazioni critiche o difficili per le persone che incontra. Lietamente passa dai lavori più umili e nascosti alla naturalezza di gesti straordinari e miracolosi, con l'incoscienza quasi della 'follia', a tal punto da essere chiamato 'pazzerello di Dio', sempre, in ogni caso, fiducioso nella Provvidenza e fedele agli impegni quotidiani.
Il giovane Gerardo oggi dice anche a te: "Caro amico...Ci sono riuscito io, ci puoi riuscire anche tu!"1 Sempre attento alle responsabilità del presente, non si attarda in rimpianti o recriminazioni sul passato, né si gratifica nelle illusioni vane di un futuro appagante e velleitario, ma vive con la concretezza degli uomini forti che si sono messi alla sequela di Gesù con radicalità e incrollabile fiducia. Nel suo regolamento di vita, Gerardo ripete: "Se perdo questa occasione...una volta sola ho l'occasione di farmi Santo, se la perdo, la perdo per sempre! E se una volta ho la fortuna di potermi far santo... dunque che mi manca a farmi santo? Ho tutte le occasioni favorevoli a farmi santo. Via su, dunque, mi voglio far santo! Signore che pazzia la mia! Mi ho da far santo a spese di altri e poi mi lagno? Fratello Gerardo, risolviti con darti tutto a Dio." Per lui la santità è un'azione concreta, oltre ogni astrazione o evasione; lo si capisce già quando, giovanissimo, dice: "Mamma,, vado a farmi Santo". La santità è per Gerardo un itinerario da percorrere, la realizzazione di un progetto da cristiano laico e religioso insieme, quasi imprenditore o 'manager' di un'avventura spirituale che non conosce soste e ripensamenti: una corsa, insomma, verso l'inedita realizzazione di opere che manifestino l'amore di Dio per l'intera umanità. In questo cammino si alimenta di tre grandi passioni: l'Eucaristia, il crocifisso e "Mamma Maria": il terno su cui basa la sua vita è tutto uniformato alla "bella volontà di Dio". I segnavia sono costituiti dallo spirito delle beatitudini, secondo l'insegnamento evangelico: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 548). Obiettivo irraggiungibile? No, se si è disposti ad interiorizzare e sperimentare quanto proposto per la giornata Mondiale della Gioventù 2008: "Avrete forza dallo Spirito Santo, che scenderà su di voi e mi sarete testimoni ...fino agli estremi confini della terra " (At 1,8).
È davvero solo la forza autentica dello Spirito, come afferma Benedetto XVI nel suo appello ai giovani del 4 luglio 2007, al termine dell'Udienza generale, che: . trasforma l'incertezza, il timore e la divisione in motivazione, speranza e comunione". Infatti: "La Giornata Mondiale della Gioventù è molto più di un evento. È un tempo di profondo rinnovamento spirituale, i cui frutti saranno di beneficio a tutta la società. I giovani pellegrini sono colmi del desiderio di pregare, di essere nutriti dalla Parola e dal Sacramento, di essere trasformati dallo Spirito Santo, che illumina la meraviglia dell'anima umana e mostra la via per essere 'espressione e strumento dell'amore che da Lui promana...'. E questo amore, l'amore di Cristo, a cui il mondo anela. Per questo siete chiamati.. .a essere 'testimoni' " (Benedetto XVI, Deus Caritas Est, n. 33). Sarà un modo per rendere attuale il messaggio del Concilio, come appare in due importanti costituzioni, quali la 'Lumen Gentium' e la 'Gaudium et Spes': "E dunque evidente per tutti, che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano. Così la santità del popolo di Dio crescerà in frutti abbondanti, come è splendidamente dimostrato nella storia della Chiesa dalla vita di tanti Santi" (Lumen Gentium, n. 41). "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" (Gaudium et Spes, n. 1).
Già Paolo VI ricorda come: "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri...lo fa perché sono dei testimoni. È dunque mediante ...la sua vita che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità" (Evangelii Nun- tiandi, n. 41).
Lo stesso Giovanni Paolo II non cessa di interpellare i giovani: "Non è forse Cristo il segreto della vera libertà e della gioia profonda del cuore? Non è Cristo l'amico supremo e insieme l'educatore di ogni autentica amicizia? Se ai giovani Cristo è presentato col suo vero volto, essi lo sentono come una risposta convincente e sono capaci di accoglierne il messaggio, anche se esigente e segnato dalla Croce " (Novo Millennio Ineunte, n. 9).
E Benedetto XVI ribadisce: ''Guardiamo...ai Santi, a coloro che hanno esercitato in modo esemplare la carità. ..Trai Santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità...Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro biografia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in Dio dopo la morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende ad essi veramente vicino" (Deus Caritas Est, nn. 40-41).
Con la compagnia del piccolo, grande Gerardo, anche tu, caro amico, puoi aprire nuove vie di santità, una santità comune, quotidiana, radicata nel tempo presente, aperta a tutte le necessità del mondo, in particolare dei tuoi coetanei, così alla ricerca consapevole o inconsapevole di un senso per la propria esistenza, una santità attiva e creativa che sappia scrivere, oggi, una nuova pagina di storia, sapendo "prendere il largo" e penetrare anche nelle ferite più impensate della vita delle persone, con un grande messaggio di speranza da comunicare con la vita e con le parole, da veri amici di Dio, "testimoni... fino agli estremi confini della terra". Non resta che augurarti un buon cammino, seguendo i ritmi e le regole dei pellegrini che hanno percorso tante strade della terra e della storia in semplicità e letizia, chiedendo e donando amicizia con quell'arte del mendicare, che fu anche di Gerardo, e che è tanto attuale oggi nella cosiddetta cultura del nomadismo, della sobrietà, dei nuovi stili di vita, sperimentando una precarietà non incosciente, ma radicata sui valori di una esistenza che va oltre la morte, il limite, il peccato, le comuni fragilità, l'effimero di bisogni inutili, il dramma di tante dipendenze e devianze, la fatica, talvolta, di vivere secondo un progetto per cui valga la pena spendersi, senza voltarsi indietro, se non per ringraziare il Signore del cammino percorso.