Gemme preziose
CAPITOLO XXVI
Probabilmente anche per questa critica condizione, Gerardo sullo scorcio di maggio si ammalò': evidentemente Iddio lo voleva provare anche con le sofferenze fisiche per saggiare il metallo della sua eroica resistenza al dolore.
Il P. Caione, perché prefetto degli infermi, andava a visitarlo per far la meditazione con lui e una volta scelse come argomento la carità verso il prossimo e il diritto di Dio all'amore. Ma mentre egli leggeva la meditazione, notò con sorpresa che il Santo era entrato in estasi.
Queste manifestazioni della divina predilezione a suo riguardo non erano però ancora sufficienti a persuadere S. Alfonso della innocenza di lui. L'insigne Dottore non riusciva a comprendere che il silenzio di Gerardo fosse voluto da Dio, ma propendeva piuttosto a supporre ch'esso confermasse la sua reità. Timoroso perfino che il Majella si fosse addormentato nella falsa illusione di essere innocente, S. Alfonso giudicò opportuno mandarlo a Ciorani affinchè il Tannoia, maestro dei novizi, lo sorvegliasse.
"Ma la sorveglianza, scriveva poi il Tannoia, non servì a scoprire in lui neppure il minimo neo. Sempre sereno, umile e docile a ogni comando, non si lamentava mai con alcuno della sua tribolazione, contento di sfogar la sua sofferenza solo dinanzi al tabernacolo".
Perciò, dopo appena dodici giorni, egli fu richiamato a Pagani e di qui destinato alla casa di Materdomini. Per le buone relazioni avute riguardo al suo contegno, S. Alfonso gli permise, prima di partire, la Comunione settimanale.
Appena lo seppe, Gerardo ne fu assai confortato e al sabato ottenne dal Rettore P. Giovenale il permesso di ritiro fino all'ora della Messa conventuale.
Ma poco prima della Comunione, successe un episodio straordinario. Visto che il Majella non compariva, lo si cercò inutilmente per tutta la Casa, con disappunto del Rettore, che si preoccupava di quella misteriosa scomparsa. Ma poco prima che si distribuisse la Comunione, egli comparve lungo il corridoio di accesso alla chiesa.
Allora chi lo incontrò gli disse che il Superiore lo attendeva per interrogarlo. Il Santo avvicinò quindi il P. Giovenale inquieto e che lo tempestò di domande.
-Dove sei stato finora?!
-Dentro la mia cella ... -rispose il Majella con tutta semplicità.
-Ma che in cella!
-Eppure ...
-Come va quindi che ti si è cercato dappertutto senza trovarti?
-Vi assicuro che mi trovavo in cella!
ripeté il Santo.
-Bada che se tu non dicessi la verità, ti lascierei senza Comunione e a pane e acqua ...
-Ripeto che ho detto la pura verità, Padre mio ... In quanto al digiuno, lo accetto senz'altro per amore di Gesù Cristo.
-Poche parole: dove sei stato dunque?
-Ecco: per star più raccolto in Dio, avevo chiesto a Gesù di rendermi invisibile, anche per evitar distrazioni. Come si è constatato, Gesù mi ha evidentemente esaudito.
Questo fatto così straordinario e l'estasi a Pagani avrebbero potuto influire sulla riabilitazione di Gerardo nella stima del Fon-. datore, perché quasi barlumi di luce durante la tempesta. Ma venne inoltre il giorno in cui l'innocenza del Majella rifulse di vivida luce come il sole dopo una tremenda bufera.
Sullo scorcio di giugno, S. Alfonso ricevette una lettera, dalla quale risultava infatti che"l'accusa era un orrendo tessuto di calunnie fatto per istigazione diabolica". La scrivente era la stessa Nerea Caggiano la quale, seriamente ammalata e timorosa del severo giudizio di Dio, aveva rivelato la calunnia al confessore, che l'aveva obbligata a smentirla con quella lettera.
Questa rivelazione tolse dall'incubo tutti i Redentoristi e specialmente il Fondatore, ma lasciò quasi impassibile il presunto "reo". "Egli, che non era apparso costernato dalla calunnia, -scrive lo stesso Tannoia -non si esaltò neppure dopo la giustificazione".
Alzò invece gli occhi al Cielo, quasi per baciare le mani della Provvidenza, "mani, diceva, che spargono su di me le gemme preziose del divin Volere".
Davanti a un contegno così eroico, vien fatto di pensare a ciò che aveva confidato Gesù benedetto alla grande Teresa di Avila: "Se non avessi creato ancora il Paradiso, lo creerei appositamente per te!".