Ardenti Aspirazioni
CAPITOLO IV
Famelico del “Pane degli Angeli”, Gerardo accedeva alla sacra Mensa il più frequentemente possibile: ossia ogni due giorni, perchè egli viveva ancora al tempo del giansenismo
... Con l'ali monde, volava
a Gesù che il divin Pan gli spezzava.
Ma la sua preparazione era accuratissima, come facevano l'angelo di Castiglione e S. Giovanni Berchmans. Premetteva alla Comunione un'accurata e dolorosa accusa delle sue fragilità e, dopo l'incontro con Gesù, rimaneva lungamente genuflesso sul pavimento della chiesa per ringraziare il divin Visitatore della sua degnazione e bontà.
Ma l'Eucarestia gli parlava della Passione, perchè memoriale di essa : gli parlava di amor crocifisso. Gerardo considerava ogni Comunione come una tappa durante l'ascesa al Calvario. Ma crocifiggeva se stesso non gemendo, bensì con il sorriso sulle labbra, perchè contento di seguir Gesù carico della croce. Per amore di Lui si flagellava con funicelle, si nutriva scarsamente e s'imponeva continui sacrifici, come attestavano le sorelle: eppure era appena dodicenne.
Lasciarsi crocifiggere per soffrire: questo il suo programma di vita. Cercava perciò ovunque la sofferenza come l'avaro cerca l'oro, come l'orgoglioso cerca la lode, come il mondano cerca il piacere. Probabilmente questa sete di sofferenze proveniva dall'ascoltare la descrizione che la mamma gli faceva delle pene sopportate dal Martire del Golgota. “Così -scrive il P. Ferrante -egli portò alle estreme conseguenze, con una logica spietata e terribile, la follia della Croce predicata da S. Paolo e praticata da Cristo. Ma la visione della Croce non gli toglieva la serenità e l'allegria schietta e vivace”. Ciò perchè sentiva l'Addolorata accompagnarlo maternamente su per l'erta del Calvario e, alle carezze di quella impareggiabile Mamma, ogni pena diveniva per lui più dolce di qualunque gioia.
Così passava la sua giornata: tra la preghiera e i sacrifici volontari, per compiacere Gesù e la Vergine. Il resto non lo interessava. Dacchè considerava, a ragione, la vita terrena quale preparazione a quella celeste, non si curava affatto delle cose materiali, perchè sempre proteso verso la patria celeste, come gli uccelli dell'aria e i gigli campestri.
Ciò tanto più perchè aspirava alla vita francescana. Vagheggiava la rozza tonaca del Poverello di Assisi e perciò saliva spesso al convento dei Cappuccini per confidare a quel Guardiano il suo vivo desiderio di entrar quanto prima tra le austere mura di quel cenobio per far penitenza, per cantar le lodi del Signore, per prepararsi così al volo verso la vera Patria. Ma una grave sventura stava per abbattersi sulla povera famiglia, quasi una folgore in procinto di abbattere il muro maestro della casa: la morte di papà Domenico già maturo per il Cielo.