"Fioretti" di Settembre
Capitolo V
In questo periodo autunnale, la vita del nostro santo si arricchisce di episodi meravigliosi, i quali sembrano tolti dai Fioretti di S. Francesco, e vengono ad adornare la prima giovinezza di S. Gerardo, come quelli della sua infanzia prodigiosa.
Un giorno mamma Maddalena, nell'inviare a suo marito Martino e agli operai che stavano lavorando alla vendemmia della Boccaporta la merenda del mezzogiorno, si avvide con disappunto di essersi dimenticata di consegnare alla ragazza anche le posate. Che bel guaio!...
Chi lo avrebbe sentito l'irascibile ed affaticato Martino?... Gerardo che si trova lì a sfaccendare, coglie al volo il disagio della povera donna; afferra le posate e via di corsa come il vento. Ma sarebbe arrivato in tempo? Erano parecchi chilometri di distanza e poi la ragazza con le pietanze lo precedeva di circa mezz'ora... Eppure -miracolo dei suoi snelli garretti, o aiuto soprannaturale di Dio? -il fatto fu che egli arrivò giusto in tempo che la ragazza consegnava a padron Martino la mappata con i piatti nel grande tovagliuolo annoccato.
Qualche cosa di simile capitò alcuni giorni dopo, quando Gerardo e padron Martino si apprestavano a passare la notte nel pagliaio della vigna per la guardia. Dai borbottii concitati del padrone, Gerardo si accorse che qualche cosa non andava.
Tra qualche istante -lo sapeva per esperienza! -sarebbe scattato il malumore di Martino, condito di colorite esclamazioni paesane e di mezzi sagrati. L'olio della lucerna del pagliaio era finito, e per Martino non era piacevole passare tutta la notte al buio ... Questa volta Gerardo compie il suo miracolo podistico in senso inverso: dalla vigna al paese; ed in men che non si dica, rieccolo con la provvista d'olio. Immaginarsi la grande meraviglia di mastro Martino, quando se lo vide davanti col peretta, mentre non aveva ancora detto niente a lui. Come aveva fatto a leggergli nel pensiero?
Un'altra volta Gerardo era solo col piccolo Peppino a fare la guardia notturna nella vigna. Dopo avergli narrato i cunti dei santi, il piccolo si era addormentato, e Gerardo lo aveva sistemato nel calduccio del pagliaio, avvolgendolo nella manta. Poi, finalmente solo, affascinato dall'incanto di quella meravigliosa notte, piena di stelle e di pace, il suo spirito si elevò nella preghiera con lo slancio di un'estasi. Immaginava di essere a capo di uno stuolo sterminato di anime da condurre a Dio. Con una fiaccola di rami intrecciati in mano, egli cominciò a girare, saltellando, per tutta la vigna, mentre cantava a voce sommessa, inni sacri e salmi; il frinire cadenzato dei grilli e qualche latrato lontano di cani tenevano bordone alle sue rime ... Oltre tutto, questo era anche un efficace espediente per tenere lontano dalle uve l'incursione di eventuali ladruncoli. Purtroppo però Gerardo, preso dall'esaltazione, non si avvide che con la fiaccola aveva appiccato il fuoco al pagliaio ... Mezzo soffocato dal fumo acre, ed atterrito dalle fiamme, Peppino scappa fuori strillando e gridando: -Gerardo, Gerardo che hai combinato ...
Gerardo un poco impressionato, ma non allarmato, prende in braccio il fanciullo tremante e:
- Non aver paura - gli dice - non è proprio niente. Guarda come si fa ...
E traccia un solenne segno di croce in direzione del rogo crepitante. Proprio come per un incantesimo, all'istante tutto svanisce: fuoco, fiamme, fumo; resta soltanto per l'aria un acre odore di bruciato. Il pagliaio ritorna intatto e stagliato sul bruno profondo dell'orizzonte. Una squillante risata di soddisfazione erompe dal petto rasserenato dei due giovani amici ...
Alle prime ore del mattino di un altro giorno, Gerardo e Peppino, dopo la notte di guardia, se ne tornavano al paese. Faceva freschetto e loro procedevano a saltelli su per i sentieri coperti di brina. In un cespuglio accosto alla siepe, stava appostato un cacciatore, in attesa della preda.
Proprio mentre sta per prendere la mira del suo archibugio su di uno striminzito passerotto, capitatogli a tiro, su di un ramo, ecco arrivare rumorosi i due ragazzi e ... addio: l'uccello se ne vola e il tiro fallisce!
Come una belva, sbuca dalla siepe il cacciatore e si scaglia su Gerardo. Questi si sente arrivare un poderoso schiaffo in faccia, senza capire le parole gridate dall'improvviso assalitore; ma nell'istante appresso alla sorpresa, egli si inginocchia e, angelico, esibisce l'altra guancia. Oltre alla faccia, l'energumeno gli accarezza a suon di pugni e calci anche le spalle ... e Gerardo accetta con gioia quella improvvisa occasione di soffrire.
Il piccolo Peppino, avvilito ed impaurito, cerca di venire in aiuto del suo amico e si dà a tirare i lembi del giaccone del cacciatore, gridando tra le lagrime la sua minaccia più forte:
- Fermati, fermati, cattivo! ... Lo vado a dire a papà! ..
Quelle manine innocenti, quella vocina implorante fanno finalmente sbollire la rabbia del cacciatore. Gerardo, sotto isuoi colpi è caduto carponi nella guazza, senza reagire; anzi, col più umile atteggiamento, ora gli sta dicendo:
- Signore, vi chiedo scusa: sono stato uno sbadato. Oh come me le merito le bastonate! ..
Il cacciatore si sente interdetto e mortificato: anzi un nodo di commozione gli sale alla gola. Riaccatta il fucile per la bandoliera, gira i tacchi e si allontana frettoloso per il sentiero in discesa, mormorando a fior di labbra: "Che ho fatto, che ho fatto!"