Gerardo apostolo e missionario
Capitolo Ottavo
La Congregazione del SS. Redentore è eminentemente missionaria. Dietro l’esempio del Redentore che si fece uomo per salvare i peccatori, S. Alfonso istituì la sua Congregazione per l’unico fine di salvare le anime e convertire i peccatori per mezzo delle sante Missioni. Tutti i Redentoristi perciò sono animati da questo zelo e lavorano unicamente per la salvezza delle anime. Anche i Fratelli laici sono imbevuti di tale zelo, e con l’esempio, col lavoro e con le preghiere non hanno altro fine che questo.
Gerardo, copia perfetta di Gesù Crocifisso, non poteva non sentire nel suo cuore un tenero e operante amore verso il prossimo. Era solito dire: Darei mille volte la vita per il mio prossimo. Una volta vide un povero vecchio che portava con fatica un fascio di legna, mosso a pietà prese sulle spalle quel fascio e lo portò fino alla casa del vecchio.
Un’altra volta vide per la via di Sant’Agata di Puglia una vecchia che portava a stento un carico di panni lavati, n’ebbe compassione e postosi in testa quel peso passò per mezzo al paese fino alla casa di quella poveretta.
Recandosi una volta a Melfi vide alcuni operai che non potevano andare ai loro campi per un torrente in piena, li fece montare l’uno dopo l’altro sulla groppa del suo cavallo e così li fece passare all’altra spanta del torrente.
Un’altra volta fu chiamato al letto di un povero giovane moribondo affetto da tisi che gli aveva consumato i polmoni: lo esortò a confidare in Dio assicurandolo che Dio lo avrebbe guarito. Ma come può guarirlo se i polmoni sono troppo consumati? Disse il Medico ivi presente. Ohi Dottore ripigliò Gerardo, chi gli ha dato i polmoni buoni, non può rifarlo ora che sono guasti? Visitatelo di nuovo. Il medico lo rivisitò e con sua meraviglia costatò che i polmoni erano perfettamente sani, e da quell’ora l’infermo fu guarito.
Se tanto grande ero la sua carità verso il prossimo sofferente nel corpo, molto più gronde ero quando trattavasi della salute dell’animo. Quando trovavosi di fronte un peccatore ostinato, lo zelo gli suggeriva parole sì forti e convincenti che finiva per intenerirlo e convertirlo. Nel Collegio di Deliceto si davano diverse volte all’anno gli esercizi spirituali a Sacerdoti e borghesi con sommo profitto delle loro anime. In uno di questi corsi di esercizi vi fu un giovane che si ero deciso di comunicarsi sacrilegamente, non sapendosi risolvere a confessare i suoi peccati. Conosciuta per lume soprannaturale la sua sacrilega decisione, Gerardo lo fece entrare in una stanza e gli espose la gravezza del sacrilegio che voleva fare : e poiché si mostrava ancoro deciso a fare il sacrilegio, gli fece comparire dinanzi due orsi spaventosi in atto di sbranarlo. Spaventato a quella vista, il giovane si arrese, si confessò, si convertì, e mutò vita. In un altro corso di esercizi vi fu un certo signore che aveva uno cattiva pratica e non ero disposto lasciarla, il santo Fratello chiamò anche lui in una stanza e visto che riuscivano inutili le sue esortazioni, chiese a Dio che desse a quell’infelice un saggio dell’inferno: all’istante tutta la stanza divampò di fuoco, e l’ostinato piangendo si gettò ai piedi del Santo e promise di cambiare vita come realmente fece. Più strepitosa fu ancora la conversione di un altro gronde peccatore. Costui era già stato un altro volta a fare gli esercizi, ma non h aveva che fintamente fatti. Gerardo lo vide e, incontrandolo mentre andavo in chiesa 0 comunicarsi con gli altri, gli domandò : Dove andate? A comunicarmi, rispose quegli. A comunicarvi ! e come? se avete taciuti ad arte i vostri peccati ? ( e disse quali) andate subito a confessarvi bene se non volete che la terra vi inghiotti vivo vivo. E quegli finse di andare ma non lo fece. Alloro Gerardo, avutane licenza dal Superiore, prese un grande crocifisso, entrò nella camera di quel peccatore, chiuse porta e finestra, e così incominciò ad apostrofarlo: Come potete avere il coraggio di offendere questo Dio che è morto per voi? Guardate queste piaghe che avete fatte a Gesù coi vostri peccati, ( e le piaghe cominciarono a grondare vivo sangue) Così ardite burlarvi di Dio? Badate che se non mettete fine ai vostri peccati ecco che cosa vi sta riservato, e subito comparisce un orribile mostro d’inferno che si avventa contro quell’infelice, il quale è tutto tremante e agghiacciato per la paura: il peccatore si confessò e mutò subito vita. Ma vi è un altro fatto che viene riportato nei processi apostolici, e non vogliamo ometterlo perché è troppo bello. Un giorno il nostro Santo tornando a Deliceto da un lungo viaggio si incontrò in un giovane avventuriere, che vedendolo tutto sparuto e mal vestito lo prese per un mago, e gli domandò: andate forse in cerca di qualche tesoro? La strana domanda fece impressione a Gerardo, che illuminato dall’alto, comprese di trovarsi innanzi ad un povero giovane la cui anima era lontana da Dio e bisognava salvarla; giocò quindi di astuzia e rispose in modo equivoco. Il giovane allora confermato nel suo pensiero, gli si offrì per aiuto dicendo: se volete trovare un tesoro, eccomi qui, sono pronto ad accompagnarvi e aiutarvi. Ma Gerardo gli rispose: Siete uomo coraggioso ? E quegli: Oh I voi non sapete chi sono io. Ascoltate: e qui prese a narrargli tutte le sue tristi e facinorose avventure. Va bene, va bene, disse allora il finto mago, vi farò trovare un vero tesoro, venite con me, e lo condusse in mezzo a una selva solitaria e folta; quivi giunti il finto mago, Orsù, disse, ci siamo, Ciò detto, si toglie il mantello, lo stende per terra e fa segno al giovane di avvicinarsi. Costui immaginando di veder comparire il demonio cominciò a tremare e sudare. Allora Gerardo gli impose di inginocchiarsi, e congiungere le mani, indi dopo pochi istanti di preghiera, si tolse dal petto il Crocifisso e comincio a dire in tono commosso e solenne: Ti ho promesso di farti trovare il tesoro e voglio mantenere la parola: Ecco il tesoro vero, il tesoro dei tesori, e questo tesoro tu l’hai perduto e barattato per vili creature di fango. E continuò a parlare così per circa mezz’ora. Quando lo vide commosso e contrito lo fece alzare, lo abbracciò e gli disse: Fratello, vieni con me: lo condusse al Collegio, lo fece confessare e se lo tenne diversi giorni per catechizzarlo, e stabilirlo bene nella vita cristiana. Il giovane se ne torno tutto grato e riconoscente al suo benefattore e gli rimase sempre affezionato e devoto.