Nascita e primi anni
CAPITOLO I
SOMMARIO 1. Patria e famiglia del Santo. 2. Nascita e Battesimo. 3. L’altarino e dono dei panetti. 4. Lo stesso dono nel giardino De-Cillis e prime prove nell’astinenza. 5. Diligenza in iscuola e fervore in chiesa. 6. Il Pane degli Angeli per mano d’un Arcangelo. 7. L’amore a Gesù Sacramentato e devozione a Maria. 8. La prima Comunione.
1. Nella Basilicata , là dove si toccano i due principati , ultra e citra, sorge su d’ un’erta montana la città di Muro Lucano, che, circondata d’ogni altra parte dai monti, guarda al mezzodì una vasta pianura. Fra gli abitanti di questa città, che non erano più d’otto mila, sul principio del secolo decimottavo, viveva un modesto ed operoso sartore, di nome Domenico Majella, il quale, maritatosi con Benedetta Cristina Galella, ottima donna, n’ebbe cinque figli: prima Gerardo, che morì dopo otto giorni; poi tre femmine, Brigida, Anna ed Elisabetta; finalmente un altro Gerardo, che è quello di cui narriamo la storia.
2. Nacque il 23 aprile 1726, e nello stesso giorno fu battezzato. Non piangeva, né reclamava, come fanno gli altri bambini, il latte materno; anzi, offertogli, alcuni giorni se n’asteneva. Sembrava che la grazia del Battesimo avesse fatto in lui tacere gli istinti della natura; e la madre, che ne restava stupita, guardandolo con tenerezza, gli diceva: Figlio mio, sii benedetto.
3. Aveva appena toccato il quinto anno d’età e la seguiva per andare in chiesa e, quando n’era tornato, cantava le canzoncine e stava tutto intento al suo altarino . Lo forniva di sacre immagini, tra cui nel posto d’onore quella dell’Arcangelo S . Michele, l’adornava di fiori, vi accendeva le candele e poi vi passava e ripassava innanzi, ora battendosi il petto, ora facendo profondi inchini, ora genuflettendo in atto d’adorazione e di preghiera. Per godere del grazioso spettacolo, quei di casa e le vicine si nascondevano dietro la porta e, spiando per la toppa, lo osservavano nel mentre era in funzione e si dicevano: Che sarà di tale fanciullo? Infatti era allora di sei anni quando, menato dal suo buon angelo, andò solo soletto per un angusto ed alpestre sentiero alla Cappella di Capotignano, due miglia fuori di Muro, ove si venera un simulacro della Vergine che regge sul braccio sinistro il santo Bambino e questi, subito che lo vide entrare, mirabile a dirsi! scese a conversare con lui e, facendogli carezze e sorrisi , gli porse un bianco panetto . Egli ne sentì senza dubbio celeste gaudio nel cuore : ma, ignorando l’importanza del fatto e senza ancora conoscere quanto grande fosse Colui che gli offriva quel dono, prese il panetto e corse a mostrarlo alla madre. Chi ti ha dato quel panetto? domandò Benedetta: ed ei rispose : Un bel fanciullo. La cosa per allora non andò più oltre, perchè poteva ben essere che l’avesse veramente ricevuto da qualche nobile fanciullo della città . Ma siccome quel primo celeste favore gli aveva ingenerato nell’animo un sentimento dolcissimo che sempre lo spingeva verso la detta cappella, così egli vi andava e sempre ne ritornava portando in mano il bianco panetto . Questo ripetersi del dono , e molto più la straordinaria bianchezza di quel pane fecero nascere nel cuore della madre la curiosità di scoprire chi fosse il generoso donatore. Lo tenne dunque d’occhio e una mattina, che lo vide uscire di casa, lo seguì da lungi e giunse in tempo ad osservare che lo riceveva da Gesù Bambino. Su di che non è da muoversi dubbio, perchè lo deposero più testimoni giurati nei processi della sua beatificazione, i quali aggiunsero che, quando Brigida, sua sorella maggiore, andò a vederlo, già fatto religioso, nel collegio di Deliceto, ei le disse: Ora conosco chi mi dava quel pane; e poichè quella lo sollecitava a ritornare a Muro per rivedervi quel caro Bambino: Non occorre, rispose, perchè adesso Lo ritrovo dovunque nel Santissimo Sacramento dell’altare.
4. Un altro fatto, di questo più splendido, avvenne poco tempo dopo nel giardino della famiglia De-Cillis, come ce ne assicurano i due processi, ordinario ed apostolico. Imperocchè è da sapersi che Gerardo quantunque alieno’ dai fanciulleschi trastulli, non rifuggiva dai compagni, quando li trovava disposti agli esercizi di pietà: anzi allora li raccoglieva in drappello e poi, schieratili in bell’ordine, li faceva andare a due a due in pro cessione. Un giorno, divertendosi in tal modo nel detto giardino, s’arrestò tutto ad un tratto e, raccolti due stecchi, ne formò una croce, l’ affisse ad un albero ed invitò tutti a venerarla. Mentre si pregava, l’albero circonfulse di vivissima luce ed ei ne vide scendere Gesù Bambino a porgergli, come nella cappella di Capotignano, il bianco panetto. Nè fa meraviglia che di tanto in tanto concorresse il cielo a ristorarlo con un pane “prodigioso, come fece per S. Paolo primo eremita, perchè tanto ei sapeva mortificarsi nel mangiare o nel bere fin da quell’età tenerissima, che sembrava vivesse solo per miracolo. Mio figlio mangia pochissimo, diceva piangendo la madre alle altre donne, e passa quasi intere le giornate senza prender cibo. Però, se la madre voleva che mangiasse, bastava che glielo imponesse. Il che dimostra che tutta la sua astinenza non fosse per naturale ritrosia al cibo, ma per virtù, in un fanciullo come lui, certo precoce.
5. Di sett’ anni fu mandato a scuola ed imparò in breve tempo a leggere e scrivere . La modestia, l’attenzione e tutto il suo contegno fecero di lui uno scolaretto modello, di cui il maestro, certo Donato Spicci, non poteva star senza. Vedendo che non era ancora venuto, mandava subito a chiamarlo. - Dove però chiamava su di sè l’ammirazione comune, era nella Chiesa. Stavasene costantemente ginocchioni con tale raccoglimento che rapiva l’anima degli astanti a Dio: quando si elevava l’Ostia s’inchinava con la fronte a terra e così restava per lungo tempo. Narrano i suoi biografi P. Landi, P. Tannoia e P. Caione, che una volta, spinto da interno impulso, s’accostò cogli altri alla sacra Mensa per essere comunicato; ma, perchè non contava allora che solo ott’ anni d’età, il sacerdote lo respinse, ed egli confuso e mesto si ritrasse in disparte a piangere amaramente. Questo pianto toccò il cuore di Gesù Cristo che volle con solarlo, facendolo comunicare Ja notte appresso per mano dell’Arcangelo S. Michele.
6. S’ arresta qui la mente, e pare che provi difficoltà a prestarvi fede. Ma forse è nuovo questo esempio nella vita dei Santi? Non furono anch’essi in modo mirabile comunicati S. Stanislao Kostka, Santa Barbara, Santa Francesca delle Cinque Piaghe e tanti altri, che sarebbe lungo nominare? Se Gesù Cristo seppe trovare il modo di restar sempre e comunicarsi con noi per mezzo di miracoli continuati e molteplici, perchè non saprebbe trovarlo per unirsi talvolta, a costo ancora di ricorrere al miracolo,
alle anime distinte per innocenza ed amore, di cui grandemente si diletta? Del resto nel caso nostro abbiamo la rivelazione del medesimo Gerardo: la mattina seguente a quella notte, per lui tanto avventurata, parlando con la sig.ra Emmanuella Vetromila e con altri confidenti di casa, disse: Ieri il prete non volle comunicarmi, ma questa notte sono stato comunicato dall’Arcangelo S. Michele; e quando, già religioso, sul fine della vita apri va per obbedienza i segreti dell’anima sua al confessore, gli raccontò la cosa come è stata narrata. Ora quell’ingenua semplicità del fanciullo, di cui è proprio dire schietta, com’è, la verità, unita a questa saggezza dell’uomo maturo in santità, che rifugge persino dall’ombra della menzogna, non dovranno far scomparire ogni difficoltà e renderci il racconto affatto credibile? Inoltre è anche degno di nota che Gerardo desse sempre il posto d’onore all’immagine dell’Arcangelo S. Michele, come abbiamo veduto, e che gli professasse, come ,vedremo, maggior devozione dopo che disse di esserne stato comunicato per mano di lui. Sarebbe dunque fuor di luogo dedurne che la prima devozione sia stato motivo all’Arcangelo di concedergli il celeste favore, e che l’aumento d’essa fosse poi in Gerardo un segno d’averlo ottenuto?.
7. Intanto sotto l’impressione di siffatte grazie si nutriva nel cuore del santo fanciullo un caldo amore verso Gesù sacramentato: donde veniva che sovente uscisse di casa per andare alla vicina Chiesa di S. Marco. Là rimaneva lunghe ore in orazione presso il santo tabernacolo, e faceva forza a se stesso per distaccarsene. Quando poi sentiva suonare la campana che chiamava alla visita vespertina del Santissimo, usciva subito di casa e correndo per la via, diceva a quanti incontrava dei suoi compagni: Andiamo a visitare Gesù Cristo il nostro carcerato.
Dalla devozione a Gesù non andava mai disgiunta quella a Maria. Infatti, dacchè sciolse le labbra alla parola, incominciò a cantarne le lodi: ne recitava ogni giorno la corona; l’amava, come un figlio la madre; e narrarono nei processi, che, essendo stato condotto in pellegrinaggio al santuario di Materdomini di Caposele, non appena vi era entrato, cadde ginocchioni innanzi alla miracolosa immagine, e rimase per lungo tempo immobile, rapito in estasi. Si sarebbe detto che le sembianze di Maria gli fossero state allora svelate, e che la divina Madre gli facesse presentire che un giorno da quello stesso luogo l’avrebbe chiamato ai gaudi eternali, perchè sarà nel Collegio di Materdomini che lo vedremo morire da santo e spiccare il volo al cielo.
8 . Quanta poi non fu la sua consolazione, allorchè raggiunse l’anno decimo di sua vita? Aveva ansiosamente languito in una lunga aspettazione, perchè la comunione miracolosa, ricevuta per mano di S . Michele, avevagli accesa nell’animo una brama ardente del pane degli angeli, che per lo spazio di due anni non aveva potuto mai appagare; ma, subito che era entrato in quella età, si vide dal Parroco ammesso alla prima comunione, che andò a ricevere con tripudio del cuore. Dopo averla ricevuta, restò lungamente tutto assorto io Dio. Avrebbe voluto riceverla giornalmente, ma il confessore non glielo consentì, e gliela permise solo due o tre volte al mese. Alla minore frequenza egli suppliva col maggior fervore. Gesù Cristo n’era contento, e dopo la comunione l’introduceva nei segreti della contemplazione. Però col mistero dell’amore non va sempre unito quello del dolore? Vediamolo.