Serafico in ardore
CAPITOLO XXXI
La carità del Santo verso il prossimo era eroica e quella verso Iddio serafica.
Bastava eh' egli udisse parlar di Dio o che si avvicinasse al tabernacolo, per essere rapito in estasi o cadere in deliqui di amore.
Tra i suoi benefica ti e' era un cieco che suonava il flauto. perché Gerardo ne apprezzava la valentia artistica, un giorno lo invitò ad accompagnar con lo strumento la melodia di una canzoncina composta da S. Alfonso e resa ormai popolare. Appena il cieco cominciò a suonare, Gerardo modulò la finale:
Il tuo gusto e non il mio
voglio solo in Te, mio Dio!
Mentre il Santo cantava, si sollevò in alto, perché rapito in estasi con le braccia protese verso il Cielo e gli occhi radiosi di luce celestiale.
Specialmente durante le sue adorazioni eucaristiche, -scriveva il Tannoia -Gerardo faceva impressione ai presenti, che lo vedevano spesso volare verso il tabernacolo. Anche quando non si comportava così, il suo viso si trasfigurava e pareva ch' egli vedesse a faccia svelata Gesù sacramentato. Preferiva, per tali colloqui, le ore notturne e quelle di maggior solitudine, durante le quali, supponendosi solo, parlava al divin Prigioniero con voce spiegata, oppure sospirava come in procinto di cadere in deliquio.
Interrogato in proposito dal P. Caione, il Santo accostò la mano del Rettore al suo petto e allora il Superiore sentì che il cuore del Majella palpitava concitatamente.
-Se fossi sopra una montagna, -confidò Gerardo al medico Santorelli, -vorrei, con i miei sospiri, incendiare tutto il mondo.
Lo stesso sanitario attestò che, in quella circostanza, il cuore del Santo palpitava in modo da poterne vedere il palpito anche esternamente.
"Quando poi assisteva alla Messa, -assicurava un testimonio, -il suo viso diveniva come raggiante, perché egli entrava in una placida e beata estasia".
Dopo la Comunione, diceva:
-Dolcissimo Gesù, non lasciarmi mai più! Io tutto guadagno con Te, mio Redentore.
Nel passar dinanzi al tabernacolo, talvolta però genufletteva appena e poi affrettava il passo, perché diceva che "Gesù gli faceva tante sorprese ". Con queste espressioni alludeva ai rapimenti, alle estasi e ai deliqui amorosi, che Gesù operava in lui a quel tempo.
Così pure succedeva, talvolta, dinanzi alle immagini della Madonna.