Il re delle tenebre
CAPITOLO XVIII
Mentre il Majella torturava così aspramente se stesso, Iddio lo rendeva vittorioso spiritualmente contro il "re delle tenebre". Benché laico e illetterato, in premio delle sue umiliazioni volontarie, Gerardo riceveva dal Signore anche il dono di scrutar le coscienze.
Mentre il Servo di Dio P. Rizzi predicava le meditazioni, un esercitando, reo di tanti e gravi peccati, ma disposto a cambiar vita, si sentiva addentar dalla disperazione. Allora Gerardo, che gli leggeva nella coscienza, lo visitò per esortarlo alla confidenza nel perdono di Dio.
-Cacciate dalla vostra mente questa diffidenza infernale! -gli disse. -Il Signore e la Madonna vi aiuteranno.
A queste parole, la diffidenza cessò e quel signore si sentì rasserenato nello spirito, prima così turbato. Anche altre persone,che avevano taciuto peccati gravi in confessione e stavano per comunicarsi sacrilegamente, furono provvidenzialmente avvicinate dal Santo, che le distolse dal nuovo sacrilegio e le indusse a riconfessarsi con sincerità, dolore e fermo proposito di emendarsi.
Ma per tante vittorie, che privavano delle sue vittime il demonio, costui cominciò a perseguitare Gerardo per farlo desistere dal suo fecondo apostolato.
"Spesse volte, scriveva il Tannoia, Satana gli appariva di notte per minacciarlo con aspetto terribile e grida assordanti. Talvolta era una torma di demoni che lo circondavano furibondi per obbligarlo a desistere dal "rubar loro le anime".
-Tu non la vuoi finire! gli urlò all'orecchio un demone! -sbucato dalle voragini infernali.
-Io perciò ti levo dal mondo. -Ma non si trattava soltanto di vane minacce, perché effettivamente il Santo si sentì afferrare e stringere da braccia robuste, benché invisibili. Erano strette così formidabili e opprimenti, che il paziente si sentiva soffocare e temeva veramente di soccombere.
Un giorno, mentre il Majella si trovava solo in cucina, vide alcuni mostri afferrarlo brutalmente per la vita allo scopo di scagliarlo tra le fiamme del focolare. Ma Gerardo non si sgomentò, perché fiducioso in Dio. Con l'invocare Gesù e la Vergine, egli mise in fuga quegli spettri, che atterriti all'udire i nomi del Redentore e della Madonna, scomparvero come meteore.
Talvolta il Majella sentiva la presenza del maligno anche se costui si nascondeva. Una domenica Gerardo vide due diavoli palliati sotto l'aspetto di giovinastri spavaldi e ironici, che stavano fuori di chiesa. Egli quindi disse loro:
-Cosa fate voi qui? Questo non è il vostro posto. In nome di Dio, ritornate quindi all'inferno!
"Di questo episodio -assicurava il Tannoia -furono testimoni anche altri Redentoristi".
Gerardo aveva inoltre tanto ascendente sugli spiriti dell'abisso, da obbligarli perfino a far quanto egli voleva.
Raccontano infatti i biografi del Santo che, una volta, per vincere l'ostinazione di un esercitando risoluto di comunicarsi sacrilegamente, gli fece comparir dinanzi due orsi infernali e in procinto di sbranarlo. A un altro, che non voleva lasciar certe occasioni peccaminose, fece vedere il fuoco dell'inferno, che atterrì il peccatore e lo indusse a penitenza. Ma, molto più strepitosa e memoranda fu la laboriosa conversione di un altro peccatore che, obbligato dal Vescovo di Lacedonia a far gli Esercizi spirituali, li faceva male e stava perfino per accedere alla sacra Mensa in peccato grave. perché il Santo gli leggeva nella coscienza, lo fermò risolutamente; poi, chiamatolo in disparte, gli disse:
-Come mai ardivi comunicarti dopo aver commesso e taciuto in confessione questi gravi peccati? (E glieli precisò). Va' quindi subito a confessarti nuovamente, se non vuoi che t'inghiotta la terra.
Atterrito da queste parole, il peccatore si mise in regola; ma poi, ritornato a casa, continuò a vivere malamente come prima. Ritornato quindi agli Esercizi e richiesto dal Majella come stesse di coscienza, egli rispose evasivamente. Allora Gerardo, con il permesso del Rettore, prese un Crocifisso e po,i entrò nella stanza del colpevole, al quale parlò così:
-Come mai offendesti nuovamente Iddio con peccati gravi? Ingrato e bugiardo!Eppure osavi affermare, di non aver commesso peccati, mentre sei reo di questi che ora ti preciso. (E glieli enumerò nella loro varia gravità).
Immaginarsi quindi lo stupore del peccatore, che credeva di sognare e rimase perciò senza parola!
-Ebbene: -soggiunse il Santo assumendo un contegno grave: -Osserva ora questa innocente Vittima dei tuoi peccati -E gli presentò il Crocifisso sollevandolo in aria con gesto dignitoso. -Chi fece queste piaghe a Gesù? (E intanto le ferite cominciarono a grondar sangue) -Che male ti ha fatto dunque questo Dio? Gesù nacque povero in una spelonca e giacque sulla paglia per nostro amore... (E apparve Gesù bambino tra le, braccia del Santo) -Così dunque tu ardisci burlarti di Dio? Sappi che con l'Altissimo non si scherza mai impunemente. Egli è paziente, ma poi castiga. Se tu non desisti dai tuoi gravi peccati, ecco chi ti aspetta ... -E comparve un mostro diabolico che stava per avventarsi contro l'infelice, reso spettrale per lo spavento. Turbato e atterrito dal mostro, il colpevole cadde in ginocchio dinanzi al Crocifisso.
-Ebbene: vattene, brutta bestia! concluse Gerardo, con sollievo del colpevole pentito e disposto a convertirsi. Così anche l'inferno aveva contribuito alla radicale conversione di quel peccatore, che corse subito a riconfessarsi dal P. Petrella e poi perseverò nel bene fino alla morte.
Si racconta inoltre che Gerardo, di ritorno da Melfi a Deliceto, durante la notte, smarrì la via e si trovò tra l'intrico di una oscura boscaglia, presso l'Ofanto. Straripato dall'alveo per l'abbondante pioggia caduta in quel giorno, il fiume dilagava per le adiacenze, così che ormai non si poteva più distinguer la pianura dai burroni. Incerto perciò sul da farsi, il Santo vide comparir di fronte a sé un figuro, che, dopo una ironica sghignazzata, gli disse':
-Ora ci sei e posso far perciò finalmente di te ciò che voglio.
Ma riconosciuto il demonio, Gerardo non si sgomentò e ribatté':
-Nel nome della SS. Trinità, t'intimo di tenere per la briglia il cavallo e poi di accompagnarmi fino a Lacedonia.
A tale intimazione fatta dal Santo, il demonio dovette ubbidire e, arrivato alla meta prefissa, scomparve.