Meraviglie
CAPITOLO XXXIII
Quando, al principio di giugno, il Santo ritornò da Napoli a Materdomini, fu incaricato di sovraintendere alle nuove costruzioni. Invece però di fare il'"sovraintendente", divenne il più laborioso degli operai. La sua attività era quindi vantaggiosa, ma assai più utile la sua filiale confidenza in Dio, perché con essa attirò straordinari e inattesi soccorsi al collegio.
-Quando il P. Caione gli confidò di non aver più denari per continuar la fabbrica, Gerardo lo consigliò di scrivere una supplica a Gesù sacramentato.
Stese la supplica, il Rettore la consegnò al Majella, che andò dinanzi a] Santissimo. Posto il foglio sulla mensa dell'altare Gerardo picchiò alla porticina del tabernacolo e poi disse:
-Signore! Ecco qui una supplica, alla quale Vi tocca rispondere.
La risposta non venne subito, anche se essa urgeva, ma la :fiducia del Santo era così ferma e la sua insistenza così assidua, che la supplica fu esaudita.
All'alba del sabato, in cui si dovevano pagar gli operai, il Majella ritornò a bussare; al tabernacolo e poi a supplicare il divin Prigioniero di esaudire i suoi figli bisognosi del suo aiuto. Mentre Gerardo discendeva i gradini dell'altare, udì suonare il campanello della portineria. Accorse sollecitamente e trovò quei sacchetti di monete, che portò subito al P. Caione.
Perchè il Santo ammirava in tutte le creature la sapienza pel Creatore, esse erano per lui quasi scala per arrivare fino a Dio. Succedeva quindi che le creature, anche irragionevoli, ubbidivano ai suoi comandi come quando, invitato a sè un gallinaccio, questo gli volò ai piedi, mentre egli entrava in estasi.
Mandato, in un giorno piovoso, a Caposele per una incombenza, il Majella si mise in viaggio senza preoccuparsi del cattivo tempo. Memore della sua cieca ubbidienza, il P. Caione mandò un incaricato per farlo ritornare, ma il messo vide, con sorpresa, che egli camminava tranquillo tra la scrosciante pioggia, perché questa non lo toccava neppure : tanto è vero che i suoi vestiti erano asciutti.
Nello scorgere, da una finestra del collegio, un giovane cavaliere in procinto di precipitare giù per un burrone, il Majella pregò la Madonna di aiutarlo; poi, rivolto agli astanti, disse loro che il giovane sarebbe precipitato, ma senza farsi del male. Infatti avvenne proprio così.
Gerardo scongiurò la rovina morale di un altro sciagurato: del segretario di Monsignor Nicolai ospite dei Redentoristi a Materdomini. Benchè il segretario fosse faceto e sembrasse buono, pure il Santo gli lesse nella coscienza che era tenebrosa. Chiamatolo quindi a sè, gli disse:
-Non posso comprendere come possiate stare allegro, mentre vi trovate in disgrazia di Dio.
Colpito da queste parole, lo sventurato ammise di essere colpevole e chiese al Majella il modo migliore per convertirsi.
Allora Gerardo gli parlò della misericordia di Dio e poi lo consigliò di andar a confessarsi dal P. Fiocchi. Quel signore si confessò, ma mentre il mattino seguente si avviava verso l'altare per la Comunione, fu fermato dal Santo che, chiamatolo in disparte, lo rimandò a confessarsi, perché aveva dimenticato l'accusa di una colpa grave. Il penitente seguì quel buon consiglio e poi fece la Comunione in pace con Dio.
Dopo la conversione, egli divenne serio e devoto a edificazione di chi lo vedeva prima spavaldo e leggero.
Oltre a ciò, il Majella continuava a operare prodigi a tutto spiano. Guarì infatti, con un segno di Croce, un ospite del collegio, che era stato colpito da forti dolori di sciatica. Quando poi gli fu presentato un fanciullo scrofoloso, egli applicò, con l'indice, un po' di saliva sul collo di lui e poi lo mandò al santuario di monte Vergine, dicendogli:
-Va' subito a presentarti alla Madonna, chè ella ti guarirà.
Così infatti avvenne.
Perché un morente era in pericolo di soccombere in disgrazia di Dio, colpito da improvviso e grave malore, Gerardo accostò la faccia al viso di lui divenuto febbricitante e lo fece rinvenire. Così il moribondo, che era irreligioso, potè ricevere i Sacramenti e concludere cristianamente una vita di peccato.
Pregato inoltre di dare una preghiera da applicare agli occhi di una cieca, il Santo la diede non senza riluttanza, perché diceva che la verità sarebbe stata assai più utile a quell'anima. Comunque, appena applicata quella immaginetta agli occhi spenti della sventurata, essi divennero così normali, che ella potè perfino cucire con meraviglia di quanti conoscevano la sua completa cecità.
Anche a Materdomini continuò a scrutar le coscienze.
Incontrata una giovane di ritorno dalla chiesa, le domandò cosa fosse andata a fare. -Mi sono confessata ... -rispose la giovane.
-D'accordo! -ammise Gerardo con voce di rimprovero. -Ma non vi siete confessata bene, perché avete taciuto questi peccati ... -E glieli precisò.
Allora la giovane arrossì e ritornò subito a confessarsi per riparare al sacrilegio. Nell'incontrare in giardino un certo Francesco Mugnone, che faceva gli Esercizi spirituali, gli domandò se avesse fatto una buona Confessione. Alla risposta affermativa dell'interrogato, il Santo soggiunse:
-Non può essere come voi dite, perché vedo sulle vostre spalle un demonio. Osservatelo voi stesso!
Impressionato da queste veritiere parole,
il sacrilego si volse e, visto veramente il demonio, corse subito a riconfessarsi.
Straordinaria inoltre la bilocazione di Gerardo, che fino allora non era mai avvenuta.
A Lacedonia, un malato in gravi condizioni invocava il Majella, che subito comparve dinanzi a lui e gli disse: -Eccomi! Abbi fede in Dio e sarai guarito. E così avvenne.
Da notarsi che un testimonio degno di · fede confermò di aver veduto il Santo a Muro, mentre egli si trovava anche a Materdomini. Il medico Santorelli attestava inoltre che, nel visitare i malati, vedeva talvolta presso di sè Gerardo.
Perché poi addetto alla cucina, un mattino, dopo la Comunione, Gerardo si ritirò presso un Crocifisso e fu rapito in estasi fino a mezzogiorno. Nel vederselo uscir di chiesa, mentre la Comunità si avviava verso il refettorio per il pranzo e la cucina era chiusa, tutti si lamentavano di lui, il quale disse: -Gente di poca fede ... E gli Angeli cosa devono fare?
Quando infatti i Redentoristi entrarono in refettorio, egli portò a tavola vivande così deliziose, che nessuno ne aveva mai assaggiate di uguali.