Una gita al monte Gargano
Capitolo Nono
Nella Provincia di Foggia, non molto distante da Deliceto, vi è il celebre Santuario di S. Michele Arcangelo, sito sul monte Gargano. Durante le vacanze autunnali del 1753 gli Studenti Redentoristi del Collegio di Deliceto, in numero di dieci, domandarono al Superiore di permettere che vi facessero un pellegrinaggio. Il Superiore acconsentì ben volentieri e destinò per accompagnarli il Fratello Gerardo, di cui conosceva la prudenza e le virtù religiose. Gerardo accettò l’incarico non solo per spirito di ubbidienza, ma anche con grande gioia perchè questo pellegrinaggio gli dava l’opportunità di venerare il grande Arcangelo S. Michele, dal quale nella sua fanciullezza aveva ricevuto miracolosamente la prima Comunione, e a cui era rimasto teneramente affezionato e devoto. Giunta la mattina della partenza, la pia comitiva si mise lietamente in via, scortata da due asinelli guidati da un certo eremita chiamato Frat’Angelo, e non avendo per tutto il viaggio di oltre 60 chilometri che soli 30 carlini equivalenti a circa 13 lire. Che il Superiore consegnò a Gerardo prima di mettersi in viaggio. Son pochi, dicevano gli Studenti, come faremo per un viaggio così lungo e di parecchi giorni? Iddio provvederà, rispose Gerardo, e li animò a confidare nella divina Provvidenza, assicurandoli che niente sarebbe loro mancato.
La prima tappa fu a Foggia, ove venerarono una prodigiosa immagine di Maria SS. detta la Madonna dei Sette Veli, dinanzi alla quale S. Alfonso pochi anni prima, predicando sulle Glorie di Maria aveva avuta un’estasi prodigiosa alla presenza di numeroso popolo, mentre dal quadro della Madonna partiva un raggio di luce che illuminava il volto del santo Predicatore. A Foggia osservando che gli Studenti apparivano stanchi e sfiniti dal lungo cammino, ne ebbe compassione e pensò di noleggiare un carretto onde continuare il viaggio fino a Manfredonia. Ma prima di partire volle entrare in una Chiesa per fare una visita a Gesù in Sacramento onde raccomandargli la sua comitiva, e osservando innanzi alla Chiesa un uomo che vendeva dei fiori, ne comprò un mazzetto; e salito sui gradini dell’Altare li depose presso la custodia e disse: Signore io ho pensato a voi. e voi pensate a noi.Scendendo dall’Altare, s’incontra con un Sacerdote che lo invita gentilmente a casa sua per desinare e pernottare. Vi ringrazio, rispose umilmente Gerardo, ma i o non sono solo, ho con me dieci giovani Studenti e siamo diretti al Santuario di S. Michele. Se è così, rispose il Sacerdote, potete anche venire tutti, ma vi dovete contentare d i quel poco che posso offrirvi, perchè mia madre è a letto malata gravemente e sono solo io in casa. Se è per questo, rispose Gerardo, no n vi preoccupate. f atele una croce sulla fronte e starà bene. Il Sacerdote fece come egli gli disse, e subito l’inferma s1 alzò e preparò 1 1 pranzo e i letti agli ospiti. La mattina seguente, rifocillati e ristorati col riposo della notte, ripresero il viaggio. Gerardo fece attaccare i due asinelli di Frate Angelo al carretto noleggiato, fece prendere posto su d1 quello ai dieci Studenti e allo stesso eremita, vi montò egli medesimo, e poi dando una frustata alle bestie intimò : in nome della SS. Trinità vi comando di correre. G l i asinelli galopparono come fossero stati cavalli e in poco tempo giunsero a Manfredonia. Quivi giunti, licenziarono e pagarono il padrone del carretto, e tutti insieme, Gerardo e Studenti intrapresero a salire di buona lena l’erta pendice del Gargano. Gerardo, li precedeva e li animava col suo esempio e li infervorava con parole di santo entusiasmo, vedendosi già prossimo a raggiungere la meta del suo desiderato pellegrinaggio. Entrati i santi pellegrini nel Santuario del glorioso Principe degli Angeli, si inginocchiarono dinanzi al suo altare e vi rimasero pe1 lungo tempo effondendo gli affetti del loro amore e della loro devozione. Dopo terminate le loro preghiere, gli Studenti si alzarono e si avvicinarono a Gerardo perché pensasse a provvedere loro un pò di colazione onde ristorarsi dalla stanchezza del viaggio. Ma Gerardo con gli occhi pieni di lacrime e col volto infiammato di amore, era tutto assorto e rapito in una dolcissima estasi e non dava segno di accorgersi della loro presenza. Lo chiamano, lo scuotono . . . e finalmente si riscuote dall’estasi che lo ha rapito nella contemplazione del suo ce leste Patrono e nella visione di quell’angelico spirito che certo si manifestò a lui in tutto lo splendore della sua bellezza. Che cosa si dissero allora nella fatidica Grotta San Gerardo e l’Arcangelo San Michele? Fu certo uno scambio amoroso di affetti e di promesse reciproche: Gerardo promise a Lui un amore fervido e costante e si mise sotto la sua invincibile protezione, e S. Michele assicurò Gerardo della sua .valida assistenza e gli comunicò parte del suo potere sopra Satana e i suoi infernali satelliti. Riscosso perfettamente dall’estasi, accompagnò gli Studenti ad un vicino albergo e li fece cenare e pernottare. La mattina seguente, ritornarono in Chiesa, ascoltarono la Messa, si comunicarono con grande fervore, e ritornarono all’albergo dove pranzarono. Prima di partire, Gerardo chiese il conto al padrone dell’albergo, ma vedendo che era troppo esagerato gli disse: questo prezzo è troppo caro, se non lo riducete avrete da Dio un castigo, vi moriranno le mule. Difatti in quel momento stesso vide le mule che si rotolavano per terra sorprese da atroci dolori. A quella vista l’ingiusto albergatore impallidì e chiese perdono, anzi voleva condonare tutto il conto. Vi perdono, rispose Gerardo, ma siate giusto con tutti e temete i castighi di Dio. Così dicendo benedisse le mule e all’istante si alzarono. Partiti dal Santuario e posti sulla via del ritorno; dopo di verse ore di cammino, gli Studenti sentivano sete, ma Gerardo li pregò di avere pazienza ancora un poco perchè fra breve avrebbero trovato un pozzo. Ma arrivati al pozzo e chiesto al padrone un pò di acqua da bere, questi la negò. Tu la neghi a noi e il pozzo la negherà a te, gli disse Gerardo e continuarono il viaggio, ma appena fatti pochi passi sentirono quel povero uomo che correva dietro di loro gridando: aspettate aspettate. Che era successo? il pozzo si era asseccato, l’acqua era scomparsa. Gerardo ritornò indietro, e fatta una fraterna ammonizione al duro contadino, fece un segno di croce sul pozzo e l’acqua zampillò di nuovo, e gli assetati Studenti potettero dissetarsi a piacere. La stessa sera giunsero a Manfredonia e il dì seguente raggi unsero Foggia. Qui fecero una devota visita al celebre Santuario della Incoronata, ma prima di entrare in Chiesa, coi pochi soldi che ancora gli rimanevano comprò un altro mazzetto di fiori e lo offrì alla Madonna, come aveva fatto a Gesù Sacramentato. Uscendo poi dalla Chiesa, dopo onorata la SS. Vergine, lui e i compagni trovarono innanzi alla porta due fanciulle che offrirono loro due cestini pieni di cibi per potersi rifocillare. Erano forse due angeli mondati dalla Regina del Cielo ai suoi diletti figli. Dopo nove giorni furono di riforno a Deliceto, lieti e soddisfatti del bel pellegrinaggio compiuto, senza avvertire la minima stanchezza, ben ritemprati nello spirito e piena la mente di dolci ricordi.