La sagra dell'armatura
Capitolo VI
Dal campanile della cattedrale di Muro, in quel mattino domenicale del 5 giugno 1740, si riversavano sulle case sottostanti impetuosi squilli di campane e le vibrazioni festose erano aureolate dai primi raggi del sole che si affacciava sul cielo al di là dei monti. Era il giorno della Cresima; e -la novità -sarebbe stata impartita dal compaesano Monsignor Claudio Albini, vescovo di Lacedonia, in supplenza del vescovo locale assente, Monsignor Manfredi.
All’ora della funzione, nella navata della chiesa, si andava addensando la folla dei paesani vestiti a festa, tra sommessi brusii; gli uomini in fondo, le donne più avanti, la maggior parte accoccolate sul pavimento, in un variopinto groviglio di gonne, tovaglie e vangali. Qualche vagito veniva subito acquietato dalle premure materne. Le mamme, con gesto casto e spontaneo, attraverso le trine vaporose e candide del corpetto, porgevano il turgido seno alle boccucce avide delle loro creature.
Nel presbiterio erano allineati i venti cresimandi: i maschietti a destra, le bambine a sinistra. Gerardo era il primo della fila. Aveva -non soltanto per gli occhi di mamma Benedetta e delle sorelle - il profilo di un angelo. Esse erano lì, inginocchiate alla balaustrata, graziose nei loro vestiti puliti. II candido velo inamidato poggiava sulle onde dei capelli corvini, tra cui luccicava l'oro degli orecchini. Dal busto di velluto nero, allacciato alla vita con una serie di asole e nastri, fuoruscivano sbuffi di merletti, specialmente nelle attaccature delle maniche. La gonna ampia scendeva, con le complicate plissettature fino alle caviglie strette in calzette bianche, su cui si intrecciavano le cinghie sottili delle civettuole zambitte.
Gerardo si era preparato alla sua Cresima con tutto il fervore e la diligenza di cui era stato capace. Aveva cercato di apprendere e di studiare il significato del nuovo sacramento. Aveva moltiplicato le preghiere, le penitenze, gli atti di ubbidienza e di pazienza. Ora era lì, raccolto nel silenzio gioioso del suo animo, ad attendere il Fuoco dello Spirito.
Il canto delle Clarisse dell'Ecce Sacerdos Magnus annunziò alla folla in attesa in Cattedrale che la funzione cominciava. Gerardo si scosse e con meravigliata commozione seguì le cerimonie solenni del Pontificale; tutte rutilanti di colori dorati, profumi di incensieri e canti liturgici.
Finalmente giunse il momento della Cresima. Gerardo si muove verso l'altare con la candela accesa in mano, si inginocchia davanti al Vescovo, chiude gli occhi, sente la sua mano premergli sul capo, poi l'Unzione Crismale sulla fronte ed infine il lieve schiaffetto che lo consacra Soldato di Cristo.
Adesso si sente fiero e felice ...
Quando, finita la funzione sacra, circondato da sua madre e dalle sorelle si avvia all'uscita della chiesa, gli viene spontaneo correre con lo sguardo alla statua del suo S. Michele. L'armatura dell'arcangelo risplende con vivezza alle luci della navata in festa. Gerardo gli sorride con compiacenza: ora è anche lui un piccolo ma autentico Guerriero di Dio!