I due panini
CAPITOLO II
Per le misere condizioni economiche, la famiglia Majella dovette passare alla Raja del Castello per appigionare un povero stabile, di cui era proprietario un parente di Benedetta. In casa si soffriva la fame, perchè il povero sarto aveva poco lavoro e quindi il pane era insufficiente per tutta la numerosa famigliuola. Gerardiello, per non aggravar la critica situazione, si sottrasse un giorno, all'ora del desinare, alla povera mensa e, accompagnato dal suo Angelo custode, sgambettò fino alla cappella della Madonna di Capotignano, distante da Muro circa due chilometri. Il ragazzino, che aveva appena sei primavere di vita, percorse sollecito l'alpestre sentiero per andar a venerare la bella statua della Vergine con il celeste Bambino al cuore.
Appena entrato tra quelle sacre pareti fasciate di religioso silenzio, Gerardiello si pose a pregare con gli occhietti fissi sulla graziosa statua e, a un tratto, vide che il celeste Pargoletto, disceso quasi di volo dalle amorevoli braccia materne, si avvicinava a lui sorridente e festoso con un panino tra le manine delicate come un fiore di pesco.
Dopo avere pargoleggiato con lui, Gesù gli offerse il panino che odorava di giglio e aveva un sapore straordinario. Ringraziato il celeste Donatore e rivolto uno sguardo amorevole alla Madonnina con il viso celestiale, Gerardiello uscì giulivo dalla cappella per ritornar verso casa.
Interrogato dalla mamma da chi avesse ricevuto quel bianco panino, il figliuoletto le rispose di averlo avuto in regalo da un “bel Fanciullino con i capelli d'oro e le manine di fiore”.
Questo secondo incontro riuscì così nostalgico a Gerardiello, da farlo ritornare ancora alla cappella dove si ripeterono le apparizioni del “Fanciullino”. A una di queste, assistette anche una sorella del Santino, che ne rimase entusiasta. Anche mamma Benedetta quindi, informata di ciò, volle vedere come il figliuoletto si procurasse quel pane e constatò che il divin Bambino scendeva dalle braccia della Vergine per offrirgli graziosamente quel regalo.
Altre volte invece, come fu deposto ai Processi, Gerardiello ricevette il pane dalla “bella Signora”, mentre egli ne additava la statua a sua madre.
-Mamma! - le disse allora il figliuoletto. -Ecco la “bella Signora” che mi ha dato il pane e il caro Bambino con cui giocai la prima volta...
Divenuto poi Redentorista, Gerardo precisò alla sorella Brigida andata a visitarlo, che “quel Bambino era Gesù, il divin prigioniero del tabernacolo, divenuto Pane dell'anima”.
Questi graziosi episodi hanno un valore anche perchè segnano la prima tappa nella vita interiore del Santino prediletto da Dio e da Lui chiamato ai fastigi della perfezione. Secondo una “leggenda”, sembra che anche nell'assistere alla S. Messa Gerardo vedesse, alla elevazione, lo stesso Bambino, che poi scompariva tra le labbra del celebrante.
Specialmente in chiesa risaltava la serafica pietà di Gerardo, che aveva il viso trasfigurato così da sembrare più angelo che fanciullo. Mentre assisteva alla Messa, pregava fervorosamente e un mattino, durante la Comunione dei fedeli, si accostò anch'egli alla sacra Mensa, ma il celebrante lo respinse, perchè il ragazzo aveva appena 8 anni di età. Allora Gerardo si ritirò contro un angolo della chiesa per piangere di dolore. Ma poi, durante la notte, mentre i suoi cari dormivano, egli fu destato da una luce abbagliante e vide l'Arcangelo Michele avvicinarsi al suo giaciglio con un radioso ciborio per posar sulla sua lingua “Pane celeste”, com'era avvenuto a S. Stanislao Kostka.
Lo confidò egli stesso a una vicina di casa e lo confermò anche come religioso, prima
di spiccare il volo verso il Cielo. Forse quella non fu la prima volta ch'egli potè ricevere
il “Pane degli angeli” così prodigiosamente. Quando perciò fu ammesso alla prima Comunione, egli aveva già il cuore infiammato del divino amore.
Queste Comunioni: -scrive il P. Ferrante -quella ricevuta dalle mani dell'Arcangelo e l'altra ricevuta da quelle del sacerdote stanno alla base della santità di Gerardo e la sollecitano verso la suprema vetta del sacrificio. Essa si svolge costantemente tra due poli: l'Eucarestia e la Croce.
La prima Comunione lo trova all'imbocco della via ch'egli deve percorrere e l'ultima, ricevuta per viatico, lo troverà all'altro capo, con la convinzione di aver percorso tutta intera la sua strada. Una tappa per ogni Comunione”.